L’inizio dell’estate del 2017 è stato il periodo in cui hanno preso il via gli Stati Generali sul Sistema Penale e l’Ordinamento Penitenziario. L’intenzione dell’ex Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, con questa iniziativa, era quella di solcare le linee guida per quella che sarebbe dovuta diventare la nuova riforma dell’Ordinamento Penitenziario. I lavori sono durati oltre un anno, coinvolgendo, con un sano e articolato confronto sul tema, uomini e donne del mondo della cultura, delle istituzioni, laici e cattolici. Tra questi possono essere annoverati professori universitari, direttori di Istituti penitenziari con alle spalle un notevole bagaglio di esperienze, Commissari dell’amministrazione penitenziaria, educatori, assistenti sociali, psicologi, criminologi, e le migliori risorse del mondo del volontariato.
La sintesi conclusiva da tutti concordata fu quella di costruire nuovi sguardi e nuove visioni sull’esecuzione della pena, mettendo al centro il tema della responsabilità in senso lato. L’intera linea era improntata ad offrire strumenti diversificati , secondo indirizzi e professionalità, da consentire il cambiamento dello stile di vita del reo, non solo in ordine ai reati ma come profonda affermazione della persona, con una valorizzazione della giustizia riparativa come strumento fondante per far sì che le persone riparassero allo strappo e danno causato non solo alle vittime di reato ma all’intera società tutta.
Non è un caso, infatti, che l’Italia (culla del diritto Romano …), ogni anno venga ammonita dalla Corte dei Diritti Umani dell’Uomo per le disastrose condizioni disumane e degradanti nonché per l’inefficienza della valenza rieducativa della pena all’interno delle prigioni. Peraltro, rimanendo in tema di inciviltà all’interno delle carceri, l’Italia è stata declassata, e attualmente si trova tra gli ultimi posti dei paesi membri europei, alla stregua di società ancora in via di sviluppo, purtroppo.
Luigi Guida