And how many ears must one man have
Before he can hear people cry?
Yes, and how many deaths will it take ’til he knows
That too many people have died?
The answer, my friend, is blowin’ in the wind (Bob Dylan, Blowin’ in the Wind)
Buongiorno a tutti, eccomi nuovamente qui, oggi voglio riprendere quanto ho raccontato in un articolo scritto tempo fa, lo scorso 2 dicembre, sul reparto psichiatrico Sestante della Casa Circondariale di Torino “Lo Russo e Cutugno”.
Come si sa il reparto psichiatrico del carcere le Vallette di Torino finalmente è stato chiuso, dopo tante indagini che hanno portato alla luce i tanti, troppi maltrattamenti che subivano i detenuti lì ristretti, l’abbandono da parte di chi avrebbe dovuto proteggerli e curarsi di loro … persone sofferenti, essere umani con problemi psicologici e psichiatrici.
Come già avevo accennato, i detenuti vivevano, o meglio sopravvivevano in un totale stato di degrado. Trovati a dormire sul pavimento, sporchi, un WC alla turca vicino al materasso, coperte di carta, telecamere in funzione 24 ore al giorno per riprendere tutti movimenti, imbottiti di psicofarmaci …
Dopo anni in questo stato di indecenza, finalmente chi deve ricoprire il ruolo della tutela del detenuto è intervenuto. E’ stato chiuso il reparto degli orrori.
Sono attualmente in corso indagini nei confronti di chi avrebbe dovuto assistere in modo adeguato i detenuti “fragili”, bisognosi di cure e di attenzioni ricoverati, o meglio, segregati in vergognose celle.
Finalmente, forse qualcosa si muove, ricordiamo però che le persone con problemi psichiatrici sono incompatibili con la detenzione, ricordiamo che grazie a Franco Basaglia il 13 maggio 1978 vennero finalmente aboliti i manicomi. Perché continuiamo a voltarci dall’altra parte quando sappiamo che i “repartini” psichiatrici delle carceri (e sono molti!) troppo spesso altro non sono che celati manicomi?
Così recita l’articolo 13 della nostra Costituzione: “È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà.”
Soffermiamoci un istante su questo punto e pensiamo alla continua e reiterata violenza alla quale vengono sottoposti quotidianamente i detenuti in molte carceri italiane. Ricordiamoci “l’ignobile mattanza”, così venne definita dalla magistratura quando almeno trecento agenti della polizia penitenziaria, molti dei quali affluiti da altre carceri della Regione, si accanirono a Santa Maria Capua Vetere su decine di detenuti inermi, colpevoli, nelle ventiquattro ore precedenti, di aver messo in atto una rumorosa protesta.
Poco più tardi emerge il caso del Sestante, dove grazie a un controllo seguito da un articolo di Susanna Marietti, Coordinatrice associazione Antigone, pubblicato il 20 novembre 2021 sul blog del Fatto quotidiano, viene reso pubblico il degrado disumano che si nascondeva nelle celle del “repartino” dove venivano rinchiusi detenuti affetti da patologie psichiatriche e da disagi psicologici.
Nella narrazione si susseguono tristi immagini di esseri umani che dormono sul pavimento, celle sporche con escrementi, detenuti in stato di incoscienza causata da sovradosaggio di psicofarmaci, totale abbandono e mancanza di cure e assistenza psicologica.
Purtroppo anni fa sono stato anch’io in quel girone infernale, anche se per poco tempo ho vissuto sulla mia pelle la sofferenza, la solitudine devastante che si prova ad essere rinchiusi in una “gabbia” , dove gli unici occhi che si vedevano erano quelli degli agenti preposti al controllo.
E il “repartino” come l’ho visto io, tale è rimasto fino alla chiusura.
E’ brutto da dire, ma lì eravamo solo fantasmi, morti camminanti, privi di emozioni, azzerati dagli psicofarmaci e dalla disumanità.
Finalmente ora quell’incubo è finito, il reparto dei “fantasmi” è stato chiuso e chi è rimasto potrà essere collocato in altre strutture … speriamo almeno adeguate dove poter continuare a scontare la propria condanna ed essere davvero aiutato e seguito.
M.O. Carlo
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