Un minuto di silenzio è tutto ciò che è stato proposto per i detenuti che scelgono la morte in carcere piuttosto della detenzione …
Un minuto di silenzio, ecco cosa vale la vita di decine e decine di esseri umani che ormai decidono di farla finita, per tanti sarà anche giusto, ma per molti non lo è, compreso me.
Una vita è una vita, che sia di un detenuto, di un poliziotto o di un comune civile, una vita è una vita e come tale va rispettata come quella di chiunque altro.
Se in un carcere avviene una rivolta, il 90% delle volte c’è un motivo, per molti futile poiché a decidere la gravità o futilità delle motivazioni è sempre e comunque chi controlla il carcere o chi vi lavora al suo interno, ma per chi è detenuto, anche una cosa minima è portata all’esasperazione e quindi diviene importante.
Io non mi permetterei mai di dire che hanno ragione i detenuti o gli organi di controllo, ma esprimo il mio parere dicendovi che ogni avvenimento deve esser pesato e capito al meglio, sia da una parte che dall’altra.
Se un poliziotto viene ferito, fa clamore, se un detenuto si impicca invece no …
Sono entrambe persone, esseri umani, uno fa il suo lavoro, per mantenere la sua famiglia, l’altro è detenuto per la commissione di un reato, ma il peso della notizia è sempre differente.
Dopo decine e decine di suicidi si parla solo di un minuto di silenzio, mentre dopo uno scontro con spray urticante si finisce in prima pagina con addirittura fotografie delle fasciature al busto …..
Ma si sa cosa sia uno spray urticante? Un comune spray al peperoncino che danneggia lievemente le parti sensibili del corpo, come occhi, vie respiratorie ed uditive, non un lanciafiamme o napalm, non siamo in Vietnam …
La notizia fa ovviamente scalpore, ma bisogna restare con i piedi per terra senza fantasticare o esagerare, ciò nonostante si pone più attenzione ad una fasciatura piuttosto che ad un corpo senza vita per semplice pregiudizio.
Un detenuto che prima di morire scrive una lettera alla propria famiglia, alla sua ex moglie o ai propri figli, questo dovrebbe far scalpore e far riflettere tutti sul motivo di questo gesto ed anche sul motivo che ha condotto questo individuo in carcere e poi all’auto inflizione della morte …
Nomi, cognomi, età e luoghi si susseguono sempre più spesso su ogni tipo di testata giornalistica ma nulla cambia, anzi, la situazione si aggrava nel più totale menefreghismo delle istituzioni, basti pensare al supporto psicologico e psichiatrico presente nelle carceri italiane, praticamente INESISTENTE!!!
Se un detenuto fa richiesta di aver un colloquio con uno psicologo, deve aspettare ed aspettare, sopportando i suoi stessi problemi, con l’aggiunta della sua situazione giuridica e della convivenza forzata con elementi molto spesso negativi, che vanno ad incrementare la depressione o l’ansia già presenti nell’individuo. La carcerazione, non sempre è giusta e spesso se non sempre, non è atta alla rieducazione o all’aiuto del carcerato ma solo e sempre al suo incattivimento o desiderio di autolesionismo o morte.
Prima di giudicare un elemento carcerato, si deve sempre pesare e valutare la sua storia ed il suo IO, poi, forse, si potrà parlare di giustizia.
Miei cari lettori, sappiate solo che all’interno delle carceri non ci sono solo cattive persone, ma anche chi non ha avuto scelta e combatte con rimorsi quotidiani che lo logorano fino all’osso, ma questo logoramento sempre più spesso porterà a suicidi se non verrà alleviato in alcun modo …
Avremo sempre più decessi di “signor nessuno” e sempre più guardie ferite, perché il problema verrà nascosto dentro faldoni nascosti in qualche stanza ministeriale buia e dimenticata, ma sappiate che questi “signor nessuno” potrebbero essere un giorno, i vostri mariti, figli, compagni, fratelli o amici ed io vi chiedo …. È giusto tutto questo???
A voi la risposta ….
Davide.O
Per contattare la Redazione La Fenice o commentare l’articolo scrivi a [email protected] oppure accedi a Facebook alla pagina “La Fenice – Il giornale dal carcere di Ivrea”