Nei giorni scorsi dopo la chiusura, verso le 20 un uomo di nazionalità marocchina diede fuoco nella sua cella al secondo piano a un materasso con i suoi indumenti.
Ma ora voglio essere il più dettagliato possibile! questo soggetto collocato precedentemente al terzo piano dopo episodi di squilibrio mentali, per di più dopo svariati tentativi di tenerlo pacato con medicinali psichiatrici ma senza nessun riscontro positivo, ha aggredito un poliziotto penitenziario per futili motivi e gli diede un pugno al volto.
Ovviamente i dirigenti penitenziari, visto che le celle dell’isolamento come al solito erano piene di soggetti fragili di mente, lo collocarono al secondo piano in una cella comune. Dopo tre giorni che si trovava nella cella ottenne la fiducia degli altri detenuti, anche se i poliziotti penitenziari erano stati ben precisi… non dategli niente, il soggetto deve stare in isolamento, ma le cose andarono in altro modo.
Infatti il detenuto riuscì a procurarsi un accendino e ieri più persone andarono al pronto soccorso per il fumo sviluppatosi.
Tutta questa vicenda non è da sottovalutare.
È una vergogna che questi soggetti con problemi psichici per la noncuranza o negligenza dello Stato vengano messi in una struttura penitenziaria. La convivenza, già pesante per il sovraffollamento, tra detenuti “sani” e malati psichiatrici non può che portare a queste conseguenze, acuite anche dalla carenza di spazi di isolamento
Ovviamente un grande grazie agli agenti che immediatamente ci fecero uscire dalle nostre camere di pernottamento, e fecero tutto il possibile per non farci respirare fumi nocivi.
Ma ovviamente c’è da dire che le celle più vicine non ebbero la meglio infatti chi vi era rinchiuso ebbe degli effetti evidenti all’apparato respiratorio.
Detto ciò mi auguro che le istituzioni non prendano sotto braccio questa vicenda, ci vorrebbero più spazi, più personale ed un aumento degli stipendi per queste persone in divisa portate allo stremo per turni di lavoro ed alloggiamenti inadeguati.
G.P.