LE AURORE
Che cosa mi canterai tu questa sera?
Voglio ancora tristezze.
Cantami la canzone più triste amica:
una canzone antica, non importa, una di quelle canzoni che da tanto non fanno più chiudere i balconi;
io voglio piangere questa sera un pianto che mi tremi negli occhi solamente.
E tu, perché non suoni nemmeno ora?
E fai morire di voglia quel tuo piccolo pianoforte?
Sei triste anche tu fino alla fine?
Da quando è deserta la soglia delle tue porte?
La sera fresca: è primavera e non ce ne eravamo accorti.
Non è il mese dei morti dunque è il mese delle rose questo; non vedi le tende come si gonfiano voluttuose!!
C’è vento e stride una banderuola e sembra che parli il silenzio ferocemente.
Quel fanale come trema, come si dispera, come la nostra via muore di malinconia questa sera: canta,dolcezza,c’è l’amore nell’aria.
Suona, non far più languire quel tuo piccolo pianoforte.
BALLATA DEL FIUME e DELLE STELLE
L’antichissimo fiume nella sera estiva si sentì stanco di andare;
era tanto lontano ancora il mare, e quella notte così dolce era!!
Le luminose vennero al notturno appuntamento e, come se uno strano desiderio superbo le temesse, convennero sul fiume taciturno ove come in un ciel novo e lontano tutte si rimirarono riflesse il fiume: << Ben divenni un cielo anch’io!>>
All’alba, come pianse quando il pio lume svanì nella propria sfera.
IVREA 27/08/2020
Sergio Corazzini (1886-1907), ripreso da Carlo M.
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