Carissimi lettori della Fenice oggi vi parleremo della legge exCirielli (nome del deputato che la propose nel 2005 e che poi si ritirò dalla iniziale denominazione essendo la legge stata modificata “in maniera vergognosa”) e saremo un po’ più precisi entrando nei dettagli.
Come ben sapete per ogni reato che si commette esiste una pena, che varia da un minimo ad un massimo, a discrezionalità del Giudice.
A questo però “se non si è incensurati” si aggiunge ogni volta la recidiva, “art.99 c.p.” che fa aumentare la condanna fino a due terzi e tutto ciò è assurdo perché come già detto esiste la discrezionalità del Giudice e aggiungendo la recidiva pagheremo sempre una parte dei nostri errori passati già scontati.
Questa situazione ha creato inoltre un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita all’interno degli istituti penitenziari, sarebbero molto più vuoti senza questa legge. Chi vi scrive ha subito una condanna totale di anni 6 e mesi 8 di reclusione di cui anni 3 e mesi 4 di recidiva. Se non ci fosse avrei già espiato la condanna. C’è da dire con chiarezza che questa legge ha conseguenze drammatiche sulla vita in carcere, rendendolo sempre più contenitore di marginalità sociale da gestire e su cui non investire se non in termini meramente custodiali.
Questa legge tende a consacrare, derivando dal progetto politico da cui scaturisce, di estrema destra, l’esistenza di un diritto minore per la marginalità sociale, che si affronta con un sistema demagogico di tolleranza zero basato sulla assoluta centralità della pena detentiva che non porta nessun vantaggio, né per chi ne è destinatario né per chi dovrebbe trarne qualche vantaggio in termini di maggior protezione.
Il recidivo reiterato, come detto, è destinatario di pene molto più lunghe, oggetto di un automatismo del sistema e di concessione di attenuanti generiche di bilanciamento delle circostanze che preclude al Giudice di valutare la gravità del fatto e la personalità dell’imputato. Imputato destinatario altresì di un trattamento penitenziario che svuota di contenuto la legge Gozzini, rende impraticabile l’uscita dal carcere attraverso misure alternative, svilisce ogni ipotesi trattamentale, propaga la superfluità di una seria politica di prevenzione e di attenzione al disagio, accentua la separatezza tra dentro e fuori proponendola come unico strumento di sicurezza.
Ribadendo: il recidivo reiterato (che può essere anche chi ha commesso un furto e una resistenza a pubblico ufficiale a distanza anche di molti anni dal primo fatto e che commette un nuovo delitto anche di modesto valore) avrà un aumento obbligatorio di pena fino a due terzi a prescindere dalla gravità del fatto, con un aumento della sanzione detentiva inflitta che dovrà necessariamente essere scontata in carcere.
Dunque nel sistema penitenziario si conferma la scelta di un doppio binario che devasta l’art.27 della Costituzione lasciando ai recidivi reiterati solo, ma non sempre, una parte finale minima della pena da scontare in misura alternativa. Un lasso temporale che si fa sempre più sottile e che per assurdo proprio nelle pene di non lunga durata renderà il carcere l’unica modalità di esecuzione della pena.
A decine di migliaia di recidivi, dunque, al fallimento del primo tentativo si precluderà ogni possibilità di recupero e cura all’esterno del carcere e a tutti coloro che rientrano nella categoria dei recidivi reiterati che devono scontare pene anche brevi per fatti lontani e che, magari, si sono reinseriti, e hanno trovato lavoro, non potrà essere sospesa la pena per consentire loro di ottenere misure alternative senza passare prima dal carcere.
Migliaia di persone si vedono preclusa la possibilità di mantenere rapporti con l’esterno attraverso la riduzione drastica di permessi premio.
Dunque, questa legge exCirielli ha portato una svolta repressiva nell’esecuzione penale portando ad un ulteriore incremento della popolazione detenuta, esasperando, con esiti infausti, i ben noti problemi dell’universo carcerario.
In collaborazione: OMAR P. e Uomo ombra ANGELO S.
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