Per dovere morale la Redazione La Fenice non può non occuparsi di questo caso quindi farne un articolo, visto che qualcuno di noi in particolare questo caso lo ha seguito in tutti questi anni portando nel cuore Stefano, la sua famiglia e soprattutto consapevole che stavano insabbiando la verità.
Stefano, un giovane ragazzo fermato una sera del 15 ottobre del 2009, da una volante dei carabinieri, lui ripeto giovane e forse un po’ spavaldo davanti alla divisa, ma d’altronde chi non lo è, io ne sono il primo.
Fermato e perquisito, gli venne trovata una piccola quantità di sostanza stupefacente e, teoricamente vista la legge, doveva solo essere denunciato a piede libero come consumatore, dato emerso successivamente. E invece viene portato da una caserma all’altra come se fosse un pacco postale dove se ci fosse stato un minimo di umanità o meglio anche solo una persona umana che avesse preso nota degli evidenti lividi che presentava Stefano, e invece no, tutti tacciono perché i superiori disumani impartiscono ordini e tutti i sottoposti a dire “sì padrone”, d’altronde oltre ad essere schiavi dello Stato sono schiavi di ogni proprio superiore. Sì lo so è un termine duro dire “schiavi” ma io solo così li posso definire, non posso usare il termine servi, servitori perché se usassi questo termine vorrebbe dire elogiarli per ciò su cui hanno giurato e che viene fatto in modo giusto, ma visto che non è così il termine più appropriato è il primo.
Stefano, ricordiamocelo sempre, non era un criminale, ma un ragazzo che aveva deviato leggermente la via gettandosi negli stupefacenti chissà per quali problemi, anche se non è una scusante ma non gli si può addossare ciò che è stato fatto e l’aver subito un pestaggio così massacrante solo per la sua spavalderia e diciamo omertà. Stefano aveva frequentato l’istituto superiore per geometri e si era anche diplomato geometra, quindi non uno stupido, se solo avesse avuto aiuto da qualcuno tempo addietro o se quella sera la volante che lo fermò invece di denigrare i valori e i principi in quanto loro in veste ufficiale devono sempre e comunque agire e ispirare al bene, (“c’è da dire che i carabinieri accusati sono soggetti professionalmente preparati che si trovano ad affrontare una reazione prevedibile e nel caso di Stefano nemmeno una delle più eclatanti in quanto lo stesso rifiuta di sottoporsi al fotosegnalamento”), comunque se lo avessero compreso, ripreso, aiutato e consigliato, Stefano ad oggi sarebbe ancora qui con noi sicuramente e forse non più consumatore di sostanze … ma stiamo parlando di un evento più unico che raro.
A distanza di oltre 12 anni tra bugie, mezze verità e infine verità, dopo 10 gradi di giudizio e più di 150 udienze si è arrivati alla fine a una giustizia per una volta giusta. Il 4 aprile 2022 la V Sezione Penale di Cassazione ha condannato a 12 anni per omicidio preterintenzionale i suoi due principali aggressori: due carabinieri, giusta condanna in quanto la pena per il reato a loro contestato va da un minimo di 10 anni ad un massimo di 18 anni, considerata la scelta del rito abbreviato che ti consente di 1/3 la riduzione della pena è come se fossero stati condannati al massimo della pena, pena subito definitiva. Il giorno successivo si sono costituiti alla caserma di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) dove ha sede il carcere militare giudiziario, possiamo dire che si sono scelti pure la struttura penitenziaria dove scontare la pena, non come successo a Stefano che venne portato in un carcere non scelto da lui, ed è quello che succede pure a tutti noi comuni che non vantiamo favoritismi.
In tutta questa vicenda c’è una assurdità dal mio punto di vista, un altro Appello Bis per rideterminare la pena per altri due carabinieri, accusati di falso e soprattutto vicini alla prescrizione (maggio 2022), e risulta molto strano che a loro già applicata una pena minima, il primo a 4 anni e il secondo a 2 anni che la Cassazione gli abbia annullato con rinvio, un nuovo Appello dato che la Suprema Corte su condanne minime nove volte su dieci non si mette a “sindacare” e conferma, però vuoi che la “fortuna”, si fa per dire, li abbia colpiti quindi ci sarà una riduzione della pena per i due di cui stiamo parlando, sempre se non ulteriormente baciati dalla “fortuna” e non interverrà la prescrizione.
Successivamente il 7 aprile 2022 il Tribunale di Roma condanna otto carabinieri a pene tra 1 e 5 anni con accuse di depistaggio, falso favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.
In tutta questa vicenda negli anni ci sono state condanne e poi assoluzioni tra medici, infermieri e corpo di polizia penitenziaria dell’Ospedale Pertini a cui in primis vennero contestai reati a vario titolo per omicidio colposo, falso ecc…. L’ultima sentenza arrivò il 14 novembre 2019 che confermò l’assoluzione di un paio di medici e il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per altri quatto.
Stefano, tu vivi e vivrai sempre nei cuori ti chi ti ha “conosciuto” solo tramite questa tragica vicenda, in primis io che ho seguito in tutti questi anni ogni minimo particolare, tu hai avuto gran coraggio a fare tutto quello che hai fatto, ignorando cure mediche per far sì che tutto ciò col tempo potesse venire a galla, io non ne avrei avuto il coraggio ragion per cui ti STIMO.
Sempre a testa alta, con Stefano, in Stefano, per Stefano.
Un abbraccio a te che ci guardi da lassù e a tutta la tua famiglia, in particolare alla tua straordinaria sorella Ilaria che ha lottato per anni una guerra “stremante” che ha vinto per te.
0mar P.
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