La fenice

Di tutto quanto è scritto io amo solo ciò che uno scrive col sangue.
(Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra)

L’uccello arcobaleno, l’uccello di fuoco, LA FENICE … citato in molteplici storie e odissee da millenni come animale mitologico, simbolo della RINASCITA, poiché immortale e che qualvolta si trovi in punto di morte, appunto, rinasce dalle sue CENERI.

Simbolo anche di questa REDAZIONE, un giornale creato appositamente all’interno di un carcere, un giornale creato per lasciare un’IMPRONTA forte, proprio come gli ARTIGLI della Fenice stessa, un giornale che parla di detenzione, penitenziari, gialli irrisolti, storie controverse, ingiustizie, storie di vissuti all’interno di questo o di un altro penitenziario, racconti che arrivano da persone che sono qui, ma che sono state coinvolte in situazioni drammatiche al di fuori di queste mura…

Insomma, un fiume  di articoli, racconti, e storie, che si basano su vite di persone “particolari”. Le descrivo “particolari” poiché non sono persone con storie ed appunto vissuti comuni, ma persone che hanno sofferto, che soffrono o che addirittura sono decedute per tenere fede alla loro causa, causa comune, quella delle INGIUSTIZIE.

Persone che anche se non sono nate FORTI, lo sono dovute diventare, non c’era scampo, non c’è scampo riguardo a certe situazioni, non si può evadere da determinate esperienze di vita e nemmeno cercare di evitarle o scappare.

Le si AFFRONTA e basta!

Ora IO scrivo ciò, per mostrare qual è la mia visione soggettiva di questa redazione, una redazione che combatte, che cerca di scavare a fondo, illuminare abissi oscuri di storie irrisolte e ingiustizie che non trovano la loro personale verità, persone che per colpa di sentenze superficiali o per semplici ma LETALI errori di perizie giuridiche nei confronti di ESSERI UMANI, vivono nel dolore.

Non ci  si rende conto, di quanto dei singoli UOMINI, eletti come presidenti al giudizio possano COMPLETAMENTE DISTRUGGERE la vita ed il futuro di altre persone, e voglio sperare  che magari, grazie a queste letture, prendano più COSCIENZA, si  facciano più domande riguardo al loro mestiere… penso qui ai giudici Elvio Fassone e  Gherardo Colombo, al loro ripensamento, i  dubbi sul senso della pena, deve essere rieducazione e non sofferenza,  raccontati nei  libri “ Fine pena: ora”, e “ Il perdono responsabile” libri  compagni  di tante mie notti insonni.

Il loro mestiere, quello del GIUDICE  è  probabilmente il più DELICATO che esista, il  giudice cioè colui che ha il potere d’essere giudicante, che può decidere l’assoluzione o la condanna di vite umane e che molte volte, per via della pigrizia, della fretta, come tutti gli esseri umani SBAGLIA (nel 2021 i casi accertati di ingiusta detenzione sono stati  565) … e così si distrugge  la completa integrità psico-fisica, la vita  di determinate persone.

I0 scrivo da DETENUTO, voglio guardare alla mia detenzione come ad una RINASCITA quando sarò in libertà.

Credo ma soprattutto voglio CREDERE  che grazie alle mie brevi, ma intense parole qualche dubbio possa sorgere, spero di dare il mio personale contributo a questa REDAZIONE… parole, da scrittore “sempre se posso ritenermi un minimo tale”.

Ecco che cos’è per me la Redazione “LA FENICE”.

Scrivo di uomini che possono anche aver errato nella vita, ma che sentono di  avere  la forza e soprattutto la volontà, di prendere coscienza degli sbagli compiuti e incamminarsi verso la loro personale RINASCITA.

Alessandro M.

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Autore dell'articolo: feniceadmin