Il carcere come camicia di forza, come immobilità per non far del male è pura follia, è antieducativo. Non appena viene tolto il gesso, c’è subito una voglia di correre e di correre contro la legge. Senza considerare l’assurdo di un luogo dove si accumula la criminalità, che ha un potere endemico maggiore di un virus influenzale.” (Vittorino Andreoli)
Buongiorno a tutti i lettori, oggi voglio condividere con voi pensieri sul significato del titolo dell’articolo.
Iniziamo a dire che il non essere classificati come esseri umani, ma essere classificati solo come numeri come capita in tutte le carceri italiane non è una cosa bella.
Purtroppo per lo Stato non contiamo niente, non mostrano un minimo d’interesse verso noi detenuti rinchiusi in carcere.
Il cattivo funzionamento delle carceri in Italia, il degrado che giace in molti istituti lo dimostra.
Non chiediamo tanto… ma chiediamo il giusto e un po’ della nostra dignità!!
Moltissime volte dobbiamo stare zitti e sottostare a quello che ci viene detto, anche se si ha ragione. Basta un’alzata di tono di voce o controbattere, e si rischia un rapporto che può comportare perdere la possibilità di ottenere la liberazione anticipata che come dispone l’art. 54 O. P.: “Al condannato a pena detentiva che abbia dato prove di partecipazione all’opera di rieducazione è concessa una detrazione di quarantacinque giorni per ogni semestre di pena scontata“.
Per tutti noi 45 giorni in meno sono come l’oro, e si cerca di non perderli.., ma purtroppo alcune volte a forza di tenere tutto dentro: “stress, nervosismo, ingiustizie” si arriva alla fine che uno esplode, e capita di dire o fare un gesto sbagliato che potrebbe compromettere il percorso riabilitativo che si è iniziato, insomma…le conseguenze possono essere tante e non piacevoli !!
Durante la giornata, sembriamo dei fantasmi che camminiamo in corridoio senza una meta, c’è chi dorme, chi gioca a carte, chi guarda la TV, chi frequenta qualche corso proposto a “pochi”, insomma le giornate sono lunghe e infinite.
lo sono dell’idea che ci dovrebbero essere più corsi, più attività utili e creative che potrebbero servire a un detenuto quando torna in libertà.
I giudici credono che stare in carcere a scontare una condanna rinchiuso tra quattro mura sia riabilitativo, ma non è così… perché stare tutto il giorno a non fare nulla non serve a nulla. Al posto della reclusione, perché i giudici e magistrati non mettono i detenuti in strutture dove si lavora, dove si possono seguire percorsi scolastici utili sia per la rieducazione che per ottenere poi la possibilità di un lavoro, dove una persona si può riscattare dagli sbagli fatti, capire lo sbaglio, imparare un nuovo mestiere con la possibilità di trovare un posto di lavoro e rincominciare una vita nuova?
Tutto ciò sarebbe veramente molto bello, ma peccato che siamo solo noi a pensare un progetto simile, invece a chi dovrebbe realizzarlo: “giudici, magistrati” tutto ciò sembra non gli passargli nemmeno nella mente. Per loro abbiamo sbagliato, e dobbiamo stare rinchiusi come cani tra quattro mura a passare le giornate come fantasmi che camminano in un corridoio senza una meta… è una vera e propria tristezza!!
Purtroppo non possiamo fare molto … l’unica cosa che possiamo fare oltre a continuare a soffrire e sperare di uscire al più presto è scrivere, raccontare e rendervi partecipi nella speranza che una consapevolezza diffusa e condivisa sull’assoluta inutilità del sistema carcerario ci porti verso una nuova riforma della Giustizia, con leggi nuove, cambiamenti veri, solo così si potranno aprire nuove prospettive per tutti noi detenuti rinchiusi.
Concludendo, vi ringrazio per la vostra attenzione!!
M.O. Carlo
Per contattare la Redazione La Fenice o commentare l’articolo scrivi a: [email protected]
oppure accedi a Facebook alla pagina La fenice – Il giornale dal carcere di Ivrea (@lafenice.giornaledalcarcere)