Riforma della giustizia in salita

L’ANM (Associazione Nazionale Magistrati ) AGITA I SUOI ANIMI


Ebbene, arrivati ad una prima riforma della giustizia, che tocca in particolare l’ANM, ecco che partono dibattiti, liti, discussioni e come ciliegina sulla torta le varie “correnti” si uniscono in unico sciopero contro la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm e contro la Ministra della giustizia.
Partendo da tempi più arretrati sono episodi già successi, nel 2005 quando il progetto era dettato da Berlusconi -Castelli, e uno più recente nel 2010 guidato dall’ex Pm Palamara allora presidente dell’ANM e poi indagato per corruzione. Proprio dal suo scandalo è nata la necessità nel più breve tempo possibile di riformare le “toghe”.
La sintesi della discussione dal mio parere possiamo dire in breve: le “toghe” dicono alla politica “voi non vi fidate di noi” e la politica volendo questa riforma è come se affermasse un sì. Ma d’altronde come si può dire il contrario? Dopo tutti gli scandali e le vicende giudiziarie che hanno coinvolto le “toghe” come possiamo anche noi cittadini dire il contrario? Noi dobbiamo pensare che proprio chi ci giudica e soprattutto vertici così alti che dovrebbero anche fare da supervisione sulle procure più piccole non fanno nulla, o meglio fanno reati anche loro, tendendo ad insabbiare tutto ma fortunatamente, andandogli male, ed uscendo lo scandalo “Palamara” ora come possono riuscire a tenere ancora la maschera?
Ebbene hanno il coraggio di indossarla di nuovo fregandosene senza dignità di tutto ciò di cui noi siamo a conoscenza e “speronano” la politica a ricatti, a colpi di scioperi così il lavoro non va avanti e si accumula con il già grande arretrato. Tutto ciò solo per arrivare a compromessi, già sono riusciti ad arrivare al non sorteggio dei magistrati e alla non responsabilità civile diretta, ma ciò non gli basta vogliono di più, praticamente vogliono essere “intoccabili” e dirigere tutto a loro piacimento, peccato che c’è chi gli ha ribattuto dicendo che da una loro decisione presa in un grado di giudizio, se nel grado di giudizio successivo ci sarà una smentita ciò peserà sulla valutazione di merito.
Beh, crediamo sia giusto, visto che viviamo e sentiamo tutti i giorni vicende giudiziarie assurde, ed è giusto che se il Magistrato nel primo giudizio erra ad un livello tale che il secondo grado di giudizio rettifichi la sentenza in modo totalmente diverso, giusto che quel Magistrato abbia un giudizio di demerito e non sia che faccia bene o male nessuno lo giudichi.
Pensate a noi che non siamo nel “mondo” di cui stiamo parlando, se un semplice operaio nel suo lavoro sbaglia di certo il datore di lavoro non lo elogia e magari rischia pure il licenziamento, questo parlando dall’operaio ed in quasi tutti i campi di lavoro, tranne loro, le “toghe”. Da anni e anni sbagliano sentenze che addirittura poi portano all’assoluzione della persona in causa oppure come già detto sentenze che vengono vertiginosamente rettificate. Riteniamo giusto che anche loro, se sbagliano, abbiano i demeriti e corrano i nostri stessi rischi.
Per ora ciò che è rimasto di questa riforma è la separazione delle carriere e l’invito ad attenersi alla giurisprudenza e non più alla discrezionalità, così si formerà una gerarchia uniforme, almeno così un imputato sa all’incirca cosa aspettarsi e un condannato in via definitiva sa che se ha fatto un percorso intramurario consono alla riabilitazione nella società non deve sperare nel buon “cuore” del magistrato ma sa che quando arriverà la risposta, sarà positiva.
Il sistema, soprattutto dei condannati in via definitiva, ora come ora è allo sbando, con la discrezionalità del magistrato. Non capisco e non condivido come possono esserci dei rigetti senza fondate motivazioni, ma semplicemente tu puoi fare tutto un percorso positivo, avere una relazione di sintesi perfetta, il parere favorevole del Direttore dell’istituto, i controlli UEPE che sono positivi e il magistrato che ti nega ciò che hai richiesto semplicemente per “tastare” la tua pazienza; purtroppo succede ….
Di fatto il giusto è che se tu hai tutte le relazioni positive non devi aspettare e sperare ma devi avere la sicurezza che ciò che hai richiesto non sia negato, sennò a cosa serve una Equipe di osservazione con esperti: educatori, psicologi, criminologi, che il Direttore metta il parere favorevole ecc… Chi meglio di chi ti vive e ascolta tutti i giorni può conoscerti e sapere se sei riabilitato o no? Ecco così deve funzionare, il magistrato si affida ad un’equipe di esperti che imparano con i mesi a conoscerti e se tutto è positivo deve valutare positivamente le richieste, altrimenti il senso di queste figure viene anche a meno se un magistrato cioè una persona che non ti conosce e non ti ha mai visto nonostante tutte le note positive possa dirti dei no.
Piero Calamandrei affermava: “Le leggi hanno spesso una portata generica. Una voluta elasticità, che è fatta apposta per dare al giudice, servendosi di quelle che sono state chiamate ‘le valvole di sicurezza’ o gli ‘organi respiratori’ del sistema, il modo di ringiovanire ininterrottamente il diritto positivo, e di mantenerlo, attraverso l’interpretazione cosiddetta evolutiva, in comunicazione con le esigenze della società a cui esso deve servire. Chi vi rappresenta, dunque i giuristi come una casta di cerebrali indifferenti, sordi alla politica, dimostra dunque chiaramente di non conoscere in qual modo opera nella realtà la tecnica dei giuristi.”

Omar P.

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Autore dell'articolo: feniceadmin