L’ Omicidio Di Colleferro
Partiamo da tempo fa, era il 6 settembre 2020, penso tutti ci ricordiamo che in questa data è successo l’omicidio di Willly Monteiro, un ragazzo giovane Capoverdiano; tutto è scaturito da un litigio che è poi sfociato in questa tragica vicenda.
Dopo quasi 2 anni il 12 maggio 2022 è stata fatta l’udienza di fronte alla Corte D’assise di I Grado,
l’accusa, il P.M. aveva chiesto l’ergastolo per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi in quanto appurato essere i principali assalitori mentre per Francesco Belleggia 24 anni di reclusione e per Mario Pincarelli 21 anni di reclusione. Il capo d’accusa dichiarato dalle fonti è concorso in omicidio volontario aggravato per tutti e la sentenza è stata data 4 luglio 2022.
Arrivando a questa data la Corte D’assise di I Grado ha dato la sua sentenza: accolta la richiesta del P.M., per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi ergastolo, per gli altri 2 imputati con lo stesso capo d’accusa accolte le richieste della difesa concesse attenuanti generiche equivalenti, pena leggermente diversa da quella chiesta dal P.M., per Francesco Belleggia 23 anni di reclusione e per Mario Pincarelli 21 anni di reclusione. Questo è quello che si è svolto al I Grado di Giudizio, i legali hanno già annunciato che al deposito della sentenza leggendo le motivazioni proporranno appello in quanto si tratta di un “processo puramente mediatico”.
I familiari di Willy dichiarano che vivrà sempre nei loro cuori, il padre dice che giustizia è fatta e la sentenza è giusta.
Ora torniamo a tempi indietro, ricordiamoci del caso Ciontoli, uomo che se non erro apparteneva ai servizi segreti, comunque sia era un agente di pubblica sicurezza. Il suo processo fu uno scandalo, uccise il fidanzato della figlia con un colpo d’arma da fuoco mentre il ragazzo era nella vasca da bagno a lavarsi. All’inizio il capo d’accusa fu di omicidio colposo (art. 589 c.p.) poi fortunatamente la Corte di Cassazione annullò il processo e ripartì da capo con l’accusa di omicidio volontario (art. 575. c.p.) e alla fine dei 3 gradi di giudizio fu condannato a 16 anni di reclusione. Quello che è stato dimenticato sono le aggravanti. Perché non sono state applicate? Un uomo che ha giurato per lo Stato aggrava di per sé già la pena poi le circostanze aggravanti parlano chiaro,i l comma 1 dice: “l’aver agito per motivi abbietti o futili”, il comma 9 dice: “chi ha commesso il fatto con l’abuso dei suoi poteri o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio”, mente il comma 11 dice: “ L’aver commesso il fatto con abuso di autorità o di relazioni domestiche ovvero con abuso di relazioni d’ufficio, di prestazione, di coabitazione o di ospitalità”. Ecco ora chiediamoci perché tutto ciò non è stato applicato? La legge non è uguale per tutti, se tutto ciò fosse stato applicato la pena sarebbe stata maggiore se non drastica.
Ora parliamo dell’omicidio di Cucchi, pestato brutalmente da una massa di carabinieri e poi morto a causa di tutte le lesioni e rotture che aveva al suo interno, questo è un esempio palese molto vicino all’omicidio di cui oggi parliamo, sempre uomini dello Stato a cui hanno giurato. Anche a loro sarebbe dovuto essere applicato l’omicidio volontario ( art.575 c.p.) e le circostante aggravanti come specificato sopra o meglio ancora l’aggravante dell’art 577 c.p. Comma 4 “ Per aver adoperato sevizie o per aver agito con crudeltà; per aver approfittato di circostanza di tempo, luogo o di persona tali da ostacolare la privata difesa”. Invece sono stati condannati in via definitiva a pene dal mio punto di vista non congrue se dobbiamo parlare di giustizia retributiva e non riparativa, il capo d’accusa per loro è stato omicidio preterintenzionale ( art. 584 c.p.) che dice: “ chiunque con atti diretti commette uno dei delitti previsti dagli art. 581 c.p. e 582 c.p. e ne cagiona la morte l’imputazione è tale”.
Come ci spieghiamo tutte queste incongruenze o meglio “dimenticanze” per processi su uomini dello Stato? Con ciò io non voglio difendere nessuno e nemmeno sminuire quello che è successo a Colleferro ma semplicemente vorrei fare una riflessione nella speranza che potete farla anche voi che leggete.
Ora ritorniamo all’omicidio di Colleferro, in particolare alla sentenza dell’ergastolo sui fratelli Bianchi. Dal mio punto di vista non è congrua, loro sicuramente sono stati condannati con una serie di articoli e commi, perciò con l’applicazione di tutte queste aggravanti si è arrivati all’ergastolo e qui ci troviamo di fronte a un bivio, nell’omicidio fatto dal Ciontoli o dai Carabinieri nell’omicidio di Cucchi è stata fatta giusta giustizia o è stata fatta una mala giustizia?
Paragoniamo i fatti e gli eventi e potremmo dire che nel caso dei fratelli Bianchi dal mio punto di vista è stata fatta una mala giustizia e spero che nel processo d’Appello ci sia un Presidente di Corte che sia un po’ “ìlluminista” e faccia caso a tutti questi dettagli. Dico questo non perché voglio che i fratelli Bianchi non siano puniti o perché penso non abbiano sbagliato ma semplicemente perché anche per loro nonostante ciò che è stato commesso abbiamo una giustizia giusta.
I giornali, telegiornali amplificano le notizie e le rendono non sempre del tutto corrispondenti al vero oltretutto “ gonfiando ” le situazioni, ve lo posso garantire io o qualsiasi persona reclusa che ha commesso reati. Tutti noi reclusì sulla nostra pelle possiamo dire che le notizie che vengono date non sono mai giuste perciò vi mando un messaggio, non giudicate, non giudichiamo senza sapere il vero, prima appuriamo la verità e poi forse possiamo esprimere un giudizio, è un po’ come, banale esempio, giudicare una persona al primo impatto, dal primo aspetto, quante volte ci è successo di farlo e poi è capitato di doverci ricredere. Ecco, leggere i giornali è la stessa cosa, noi sappiamo attraverso ciò che leggiamo o ascoltiamo ma non possiamo essere di persona ad appurare cosa è vero e cosa no.
Nella speranza che questo articolo sia di aiuto a farvi comprendere meglio il sistema giudiziario e quello delle notizie di modo che sia chiaro che la vostra divulgazione con parenti e amici è importante per noi per non essere sempre etichettati. A tutti può capitare di sbagliare volontariamente o involontariamente e sicuramente quando ci è capitato o ci capiterà l’ultima cosa che vogliamo è il dito puntato, il giudizio o l’emarginazione, ma vorremmo comprensione, vicinanza e inclusione.
Omar P.
Per contattare la Redazione La Fenice o commentare l’articolo scrivi a: [email protected]
oppure accedi a Facebook alla pagina La fenice – Il giornale dal carcere di Ivrea (@lafenice.giornaledalcarcere)