Il concellino

Da quando sono qua in carcere, ho cambiato cinque celle e quattro “concellini”.
Concellino non è altro che la parola che identifica il compagno di cella…
Ripercorrendo il mio vissuto all’interno di questo posto, volevo parlarvi dei miei ex concellini e del mio attuale concellino, ma anche di ciò che raffigura in carcere questa figura per un detenuto, che non fa il suo percorso di carcerazione da solo.
Inizialmente, appena arrestato, quindi appena depositato in carcere… stetti dieci giorni presso una delle celle del piano terra, le suddette celle “transitorie”, transitorie poiché sono celle che non rispettano aperture o chiusure agli orari stabiliti dal regolamento penitenziario, (apertura alle 09:00, chiusura 11.30, riapertura 12:30, chiusura alle 17:30, riapertura alle 18:00 ed infine chiusura alle 19:30.) ma che semplicemente trattengono il detenuto il tempo necessario per trovargli una locazione all’interno dei quattro “blocchi” o più precisamente i quattro piani del penitenziario.
Entrai in carcere alle 01:35 di notte e fui locato presso la cella transitoria numero 1, da solo.

Mi risvegliai intorno alle 10… e poco dopo, aggiunsero un ragazzo in cella con me, anche lui arrestato da poco.
Caso vuole che siamo della stessa zona e quindi iniziammo subito a parlare di persone e luoghi che conoscevamo in comune e via dicendo.
Quei dieci giorni furono molto duri, poiché lui non aveva soldi ed io solamente 20€ nel portafoglio ma che purtroppo furono inutilizzabili per sei giorni poiché dovevano creare il mio fatidico “libretto”, (libretto che attualmente detengo, dentro il quale vengono virtualmente depositati soldi che vengono spediti dall’esterno per essere poi utilizzati qua in carcere.)
Finiti i dieci giorni infernali, fatti di paure, crisi, angosce e rabbia con senso di solitudine pervadente, veniamo inviati dagli Ispettori, intenti a cercarci una locazione all’interno dei piani.
Io, convinto che sarei andato in cella con il mio, al tempo, concellino… deragliai proprio.
Mi dissero: “Qua sei in carcere, sei appena entrato e quasi certamente non verrai messo in una cella insieme a lui.” io un po’ scosso da questa affermazione, (dato che un minimo mi ero legato, visto che erano i primi dieci giorni in carcere) risposi con un cenno di accettazione e a quel punto chiesi: “Dove mi metterete allora?”, a quel punto l’Ispettore mi disse di seguirlo e mi accompagnò in quella che diventò la mia “sezione”, finii in cella con un uomo di 43 anni, con tredici anni di galera alle spalle e che quindi, detta in breve, la galera se la sapeva fare con tutte le regole che ne susseguono. Mi trovai subito bene con lui, è una persona di sani principi che mi insegnò molto sin dall’inizio, dal come comportarmi con gli altri detenuti, come comportarmi all’interno della cella e le mansioni che bisognava suddividersi per poter far funzionare questa “convivenza forzata”, esempio: se uno cucina, l’altro lava i piatti, chi pulisce la cella e via dicendo…
Iniziai a seguire il suo ritmo anche di dormi-veglia, alle 21:30 andavamo a dormire e alle 06:15 / 06:30 ero in piedi.
Iniziai a partecipare a tutti i corsi scolastici, feci domanda per poter entrare a far parte di questa
redazione dalla quale fui subito attratto, poiché mi piace scrivere e ammiro i temi che vengono trattati all’interno di essa.
Iniziai ad andare anche in palestra seriamente, insieme a lui, che comunque per diciotto anni fece il lottatore ed anche il personal trainer… quindi ebbi le dritte giuste, sia sulla dedizione, sia sul come allenarmi.
Iniziai ad ascoltarlo come se fosse un punto di riferimento all’interno di questo posto per me, ciò che diceva, lo diceva per il mio bene ed i risultati si incominciarono subito a notare… soprattutto in palestra, ci misi molta dedizione e continuai a mettercela fino ad adesso, dove la perseguo tre volte a settimana, ho fatto enormi progressi fisicamente, e gliene sono molto grato.
Anche dal punto di vista “tecnico” mi aiutò molto, (per punto di vista tecnico intendo che appena salito al piano, in cella con lui, non avevo fornelli per il gas, roba da mangiare e via dicendo… ed in questo lui mi aiutò molto.)
Vita da galera rigida, a volte forse troppo.
Avemmo degli scontri su vari frangenti diverse volte, e dato che lui ha scontato già parecchi anni, ed a quanto pare, ne ha ancora molti da fare… in più situazioni mi sentivo come “strozzato”, per far un esempio: Se io ho sei anni da scontare di pena ed il mio concellino ha l’ergastolo, come posso mai sfogarmi con lui?
Come potrei mai pronunciare una frase del tipo: “Che palle questa galera!”
Sarebbe come mancargli di rispetto, visto che lui ci dovrà passare l’intera vita in carcere, e magari alle spalle si porta già vent’anni di “branda” (branda: termine che viene utilizzato nel gergo carcerario per intendere la galera)… non so se mi spiego.
Successivamente decisi di cambiare cella, spiegandogli i motivi e le incomprensioni che incominciavano a nascere.
Lui accettò senza obbiettare e comprese i motivi, come per esempio la differenza d’età tra me e lui, gli anni di pena da scontare ecc ecc.
Andai in cella con un ragazzo appena arrivato da Poggio Reale, tra l’altro firmai un foglio di scarico responsabilità, poiché la cella non era dotata di televisione e nemmeno dei tavoli per mangiare, (erano presenti solo le due scrivanie a muro) accettai lo stesso le condizioni ed entrammo in cella… una settimana più tardi ci arrivò la Tv, per quanto riguarda il tavolo per mangiare mi aggiustai insieme allo scrivano nel suo laboratorio, aggiustandone uno mal ridotto.
Pochi giorni dopo, arrivò in sezione un nuovo ragazzo, due anni più grande di me, sempre campano, ma che arrivava da Verona…
Ci fu subito un gran feeling tra me e lui, lui ha alle spalle già nove anni di galera, (quindi non gli è nuova) ma bene o male i nostri vissuti si somigliavano molto, insomma, avevamo fatto in passato parecchie (scusate il francesismo) cazzate simili, e quindi ci trovammo subito.
Lui non si trovava bene con il suo concellino e io nemmeno con il mio, quindi decidemmo di fare la domandina ministeriale chiedendo di poter esser messi insieme, ne parlammo con i nostri, al tempo concellini e tempo un giorno ci misero in cella insieme.
Andammo d’accordo sin dal principio, abbiamo gusti, pensieri e vissuti simili…ha avuto un vita dura anche lui.
Ma il vantaggio che ci contraddistingue, è che abbiamo dei principi molto simili.
Ci dividiamo i compiti, tutto con calma, armonia ed anche un pelo di allegria, quella che è fondamentale avere qua dentro, per non cadere nell’oblio di pensieri negativi, angoscianti o autodistruttivi, pensieri a cui tendenzialmente ti porta il CARCERE.
In tre mesi di carcere sto assimilando e somatizzando ciò che è realmente questo, già da me definito: MONDO PARALLELO che nient’altro è che il carcere.

Alessandro M.

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Autore dell'articolo: feniceadmin