Ogni anno nelle carceri Italiane si suicidano molti detenuti. La cosa che forse non tutti sanno è che tra questo alto numero di suicidi ci sono anche numerosi Agenti di Polizia Penitenziaria. Forse perché non reggono il peso di questo lavoro o forse chissà perché non sopportano a lungo andare, lavorando per anni in mezzo a detenuti, di vedere persone ristrette in determinate condizioni di vita. I detenuti che scelgono la morte al sopravvivere giornaliero del carcere sono persone come noi, che avevano sogni, che avevano magari moglie e figli … che insomma lasciano un sacco di dolore dietro di loro.
Noi personalmente facenti parte della redazione “LA FENICE” ristretti presso la Casa Circondariale di Ivrea ci domandiamo come sia possibile preferire la morte alla vita, cosa causi questa scelta, per quanto questa nostra domanda possa essere superficiale.
Perché nelle menti di ciascun detenuto che preferisce togliersi la vita, ci sono molte forme di dolore che molto spesso all’interno delle carceri vengono semplicemente ignorate, quindi molto probabilmente la persona che si toglie la vita lo fa perché non vede più alcuna via d’uscita. Vorremmo aggiungere che in questo elenco di suicidi non ci sono solamente detenuti che avevano da scontare molti anni o che in alcuni casi avevano un ergastolo, ma ci sono anche detenuti che avevano magari da scontare al massimo un paio d’anni, o in alcune occasioni anche solo qualche mese.
L’impatto col carcere non è una cosa che tutti riescono a gestire e quindi trovano rifugio nella loro solitudine preferendo togliersi la vita.
Anzi in determinati casi il suicidio non è direttamente collegato alla condizione carceraria ma avviene dopo un evento magari successo all’esterno del carcere, la perdita di un caro o la moglie che lascia il marito detenuto e/o che non gli fa vedere più i figli, insomma cercare di dare una spiegazione a queste morti sembra quasi impossibile, perché ognuna di loro ha una motivazione diversa, seppur succedono negli stessi luoghi. Se invece il dolore di queste persone si nasconde nelle loro menti, dare una spiegazione è ancor più complicato perché la mente è uno dei luoghi più inviolabili dell’essere umano.
Ci sono stati anche suicidi di persone che entravano in carcere per sbaglio e quindi si suicidavano da persone innocenti. Quante storie abbiamo visto o sentito di ingiusta detenzione dove si arresta la persona sbagliata, poi si cerca di riparare al danno fatto rimborsando con i soldi un trauma che per alcune persone è costato la vita.
Il carcere nella mente della maggior parte degli individui, crea un enorme disagio, poiché limita completamente la libertà dell’individuo…
Nella maggior parte delle menti di persone comuni che si ritrovano scaraventate all’interno di un Penitenziario si crea un dolore insanabile. Per molte persone detenute all’inizio tutto ciò che vivono gli sembra fantascienza, al limite della comprensione umana, poiché il loro cervello a primo impatto non riesce a capacitarsi del luogo in cui si trova. Molte persone, diventate poi persone detenute non riescono a rassegnarsi al fatto che dovranno restare in luoghi brutali, come gli Istituti di pena Italiani, per molto tempo. Non riuscendo a farsene una ragione, la mente comincia a vacillare su pensieri malsani. Noi della redazione cerchiamo di dare una spiegazione logica a quanto avviene nella mente di queste persone, avendo noi esperienza e vissuti carcerari anche di molti anni, ma non ci permettiamo assolutamente di avere la presunzione di sapere effettivamente cosa succede o cosa spinge un detenuto a togliersi la vita. Come dicevamo la mente comincia a creare pensieri malsani per una miriade di motivi, partendo dalla consapevolezza di non essere più liberi di fare ciò che si vuole quando lo si vuole, di non vedere più i propri famigliari facilmente come si poteva fare quando si era liberi.
La depressione è principalmente la causa maggiore che porta al suicidio. Dentro la mente si vengono a creare pensieri negativi, per esempio: “sto meglio solo che male accompagnato”, quindi il detenuto tenderà a isolarsi sempre di più cercando un po’ di sollievo standosene semplicemente per conto suo, ma così facendo non farà altro che alimentare sempre di più inconsapevolmente pensieri negativi e malsani senza una valvola di sfogo, senza parlarne con nessuno, in lui subentreranno pensieri paranoici, che lo spingeranno sempre più a evitare qualsiasi tipo contatto sociale andando inevitabilmente così incontro al suicidio.
Tutto ciò avviene nella maggior parte dei casi semplicemente perché il detenuto non viene correttamente seguito e supportato dai vari enti di aiuto e prevenzione che purtroppo sono molto poco presenti all’interno dei Penitenziari, stiamo parlando degli Psicologi, Psichiatri, Medici, Educatori, Assistenti sociali ecc ecc.
Ad oggi nel 2022 certe situazioni all’interno del carcere non sono film né storie inventate, sono
Invece verità orribili e si va sempre alla ricerca di un responsabile, ma non si trova mai.
Apprendendo dall’esterno alcune notizie, la frase affermata che ci ha molto colpiti e feriti è stata:
“Gli sta bene, buttate via la chiave!” . (Matteo Salvini leader della “Lega “).
Dove ad oggi non per forza il detenuto è uno dei peggiori criminali.
Chiunque può sbagliare!
Nessuno escluso!
I problemi “principali” anche se all’interno del Carcere non ne esistono di secondari, sono veramente troppi.
Il sovraffollamento poi incide tantissimo, visto che causa rallentamenti all’interno degli Istituti di pena impressionanti in aree molto importanti e delicate per il detenuto quali: “L’area sanitaria e Psicologica”, tempi infiniti per ottenere un colloquio con uno psicologo o anche una semplice visita dal Medico, per problemi rilevanti ma anche per quelli meno importanti che vengono puntualmente e sempre presi sottogamba, causando malessere nel malessere essendo privati già della libertà e pur abbandonati da quasi ogni aspetto dietro le sbarre.
Si parla spesso di modelli carcerari dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo ma non si sta facendo nulla, non possiamo più sentire parlare di suicidi e poi di scuse da parte di Magistrati, Direttori di vari Istituti carceri, inutili, perché noi siamo qui dentro per i nostri reati e già condannati a scontare una pena.
Ma chi è il colpevole di tutte queste mancanze e sbagli che portano il detenuto a preferire di togliersi la vita?
Purtroppo nessuno si assume mai la responsabilità della colpa, perché di colpa stiamo parlando, e quindi di un colpevole.., che non si trova MAI!
Cogliamo l’occasione, con profondo dispiacere e vicinanza per fare le condoglianze a tutti i famigliari, amici e compagni di sezione e per tutte le vittime del sistema carcerario che se ne sono andate lasciando vuoti incolmabili.
Si aggiungono maltrattamenti verbali e/o fisici che portano a peggiorare solo la situazione in cui già versa il detenuto, in poche parole è come se non si avessero “diritti” qui dentro, solo dignità (in molti casi calpestata) e parola.
Ma l’umanità dove sta?
Ci sono pregiudizi ed etichette verso di noi, basate su una generalizzazione del detenuto, il nostro pensiero in base a tutto quella che abbiamo appreso è tutt’altro, in quanto certe persone hanno una capacità di Problem Solving e di intelligenza, che non si può neanche immaginare, a tal punto da rimanerne stupiti.
Se per esempio un “Civile” vedesse con i suoi occhi, come noi riusciamo a “trasformare” ciò che si butterebbe, in lavori ammirevoli, potrebbe cambiare così il suo punto di vista sulla personalità e creatività di molti detenuti.
In carcere, tra l’altro, ci si finisce molto facilmente… non c’è nessuno strumento o nessuna persona preposta a capire chi effettivamente debba essere per forza rinchiuso dietro le sbarre e chi invece in molti casi non dovrebbe entrare in carcere, ma avrebbe solamente bisogno di aiuto e supporto psicologico e in tanti casi anche persone che hanno bisogno di stare in altre strutture tipo: “Comunità per tossicodipendenze, R.E.M.S. che è l’acronimo che ha sostituito solamente quello precedente di O.PG. (chiusi per abusi e maltrattamenti proprio come i Manicomi molti anni fa). Luoghi dove una persona dovrebbe andare per essere aiutata e invece si ritrova a fare da cavia o a essere trattata come spazzatura solo perché più fragile mentalmente.
Quindi diventa difficile anche capire chi abbia bisogno veramente di queste “cure” e quali e se ci sono strutture più adeguate.
In carcere invece, molto spesso, la soluzione che prendono gli Agenti di Polizia Penitenziaria e i loro vertici è quella di mettere il “detenuto problematico” in isolamento, non facendo altro che peggiorare la situazione psicofisica del detenuto che ci finisce.
Sorgono quindi una moltitudine di domande, chi deve vigilare su questi avvenimenti? C’è bisogno di un filtro tra libertà-carcere e strutture di aiuto mentale?
Perché troppo spesso in carcere si ricorre all’isolamento?
E perché persone problematiche tipo tossicodipendenti e malati mentali stanno ancora dietro le sbarre anziché occupare i posti in strutture adeguate per risolvere i propri problemi?
Dare una risposta a queste domande sembra quasi impossibile, soprattutto se certe realtà non le si vive in prima persona.
Ma forse una risposta plausibile potrebbe anche semplicemente essere che negli ultimi anni stiamo andando sempre peggio e sempre più verso la perdita di umanità, comprensione, compassione, empatia e disponibilità verso l’altro.
Preferendo semplicemente volgere lo sguardo altrove, semplicemente voltarsi dall’altra parte e far finta che certe realtà e certi temi non esistano, ma purtroppo esistono e non è evitando certi problemi sociali che si risolverà il fatto che in una società civile come la nostra, esistano ancora oggi determinate situazioni e condizioni di vita.
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