Mi presento: sono Gianluca, un ragazzo di 40 anni affetto dalla “Sindrome di Brugada di 1° grado”, definita anche “ARITMIA CARDIACA”.
Nel mese di febbraio 2020, durante gli accertamenti di preparazione ad un’operazione a cui stavo per essere sottoposto, i medici casualmente hanno scoperto che soffrivo di tale patologia stabilendo – come risulta dai referti – che ne ero affetto da un paio d’anni, però non me ne ero mai reso conto.
Il primo sintomo è stato notevole e si è manifestato nel mese di febbraio 2022, quando ho fatto rientro a casa dal lavoro. Quella volta mi hanno ricoverato all’ospedale d’urgenza e ci sono rimasto per due giorni.
Il 22 maggio 2022, sono stato arrestato e condotto nel carcere di Novara. Lì dopo avere fatto presente la mia problematica, i medici mi hanno sottoposto a una visita accurata.
Nel mese di giugno 2022, mentre ero nel carcere di Novara, ho avuto un attacco cardiaco; il medico dopo una visita di controllo, dall’ambulatorio del carcere, ha ritenuto necessario farmi ricoverare d’urgenza all’Ospedale, dove sono stato sottoposto a tutti i controlli del caso, comprese le analisi del sangue. L’esito degli accertamenti è stato tale che i medici mi hanno detto che per evitare il probabile rischio di ricadute, sarebbe stato necessario un intervento d’innesto di un pacemaker.
Per questo motivo quando il 5 luglio 2022 è stato disposto ed eseguito il mio trasferimento nel carcere di Ivrea, pensavo che il motivo fosse stato quello di agevolare l’imminente intervento e che avrei anche ricevuto le cure più adeguate.
Invece sono stato visitato dal medico del carcere di Ivrea per la prima volta due giorni dopo il mio ingresso. Soltanto due giorni dopo l’ingresso e solo perché ho accusato dei forti dolori al petto.
Le visite successive, avvenute all’interno dell’Istituto, hanno portato il medico in data 07/07/2022, a prenotarmi una visita cardiologica da eseguirsi con la massima urgenza. Visita che fino al momento in cui scrivo, cioè 04/12/2022 – nonostante a settembre abbia avuto un nuovo attacco – sto ancora aspettando.
Nel carcere d’Ivrea, seppur con altre patologie, non sono il solo ad essere in tale situazione.
Questa è la seconda volta che entro in un carcere (la prima volta accadde tanti anni fa e – grazie al cielo – ci sono rimasto pochi giorni) quindi non sono pratico di regolamenti.
Siccome non sono certo di niente, nel frattempo ho presentato un esposto denuncia alla Procura della Repubblica, esponendo i fatti e chiedendo altresì che se quanto sopra si configura in un qualche reato, si proceda contro chi ne è responsabile. Fino ad oggi non ho avuto alcun riscontro, quindi per adesso non mi resta che sperare.
Fortunatamente esiste la redazione “la Fenice”, tramite la quale possiamo raccontare la nostra situazione. Praticamente è la nostra voce, altrimenti non avrei avuto la possibilità di dare sfogo all’ingiustizia che sto subendo io e tanti come me.
Spero inoltre che chi di dovere si metta una mano sulla coscienza e che presto mi fissino la data di questa visita che si può definire di vitale importanza.
Adesso vi saluto cordialmente e vi terrò aggiornati sugli eventi.
Gianluca Z.
P.S. Sullo stesso argomento è stato pubblicato un articolo sul Dubbio, da Luna Casarotti, Ass. Popolazione carceraria/Patrie galere)