Recentemente siamo stati più volte spronati dalla nostra capo-redattrice Olivia ad una forte riflessione sulla continua tragedia dei migranti … una vera fiumana… partendo da un articolo shock apparso su più quotidiani dell’ennesima drammatica morte in terra libica.
Un camerunense di nome Pato sposato con l’Ivoriana Fati e la loro figlia Marie dopo anni di inutile pellegrinaggio, poiché più volte respinti con violenza per poi esser detenuti in Libia, partono disperati dopo ben quattro vani tentativi, stavolta addirittura a piedi cercando di attraversare il Sahara verso le coste del nord per l’agognata Europa. A metà tragitto Pato non riesce a proseguire ed implora moglie e figlia, come ultimo gesto d’amore, di continuare il percorso per potersi salvare abbandonandolo al suo destino…caso vuole che per fortuna lui viene salvato da tre sudanesi che lo riportano verso il confine libico ed una volta ripresosi, scopre da una foto che le ritraevano abbracciate (come erano solite dormire insieme) quasi completamente ricoperte di sabbia che sua moglie e sua figlia sono morte di sete nel tentativo di continuare quel viaggio.
Una storia terribile da qualsiasi latitudine la si guardi.
Partendo da una dichiarazione recente del nostro Papa, persona che stimo molto al di là del suo ruolo ecclesiastico, che dice che il cimitero dei migranti non è il Mediterraneo, come troppi politici o Tg in Italia affermano per maggior allarmismo, ma bensì il deserto nordafricano. Mi sento di smentire quelle voci semplicistiche e superficiali che dicono che immigrazione clandestina significhi maggior delinquenza… ora, il caso citato vedeva un padre con la sua famiglia cercare semplicemente una vita più dignitosa… che poi qualcuno una volta sbarcato venga usato come bassa manovalanza nella criminalità è un’altra questione, più ampia e da valutare per ogni singolo stato europeo.
Inoltre, questo mi porta a due distinte valutazioni e cioè che il dramma dei migranti è soprattutto questione africana, solo dopo Europea e che fondamentalmente siamo un po’ignoranti sulla questione poiché veniamo a conoscenza semplicemente di una parte del problema non dell’intero impianto clandestino, fortemente influenzati da un’informazione volutamente lacunosa e pretestuosa.
Quindi da buon reporter quale miro a diventare ho esposto l’argomento a chi ha vissuto in prima persona questo viaggio… Kelvin ragazzone nigeriano intelligente e pieno di talenti che ancora ha negli occhi l’orrore vissuto…con il quale ho già scritto due pezzi significativi riguardanti il suo emisfero (“Il bianco ed il nero” e “L’Odissea di Kelvin”) facendogli tre semplici domande.
1) Com’è possibile che in quest’epoca supertecnologica (cellulari ed internet son presenti dappertutto in Africa) chi parte per questo viaggio della speranza non sia a conoscenza sia dei pericoli, sia della realtà europea non poi così idilliaca?
“Anch’io, come tutti prima di partire, ho chiamato fratelli ed amici già presenti in Europa per maggiori informazioni e loro sono stati più che rassicuranti circa le possibilità lavorative e sulla qualità superiore della vita nel continente europeo rispetto a quelle africane, ma non sempre abbiamo accesso a certe informazioni tramite mass-media od internet poiché quello dei clandestini è un vero e florido racket più che ramificato in Africa e quindi molte notizie vengono insabbiate.”
2) Com’è distribuita la clandestinità e la ricchezza in Africa?
“Fondamentalmente l’Africa viaggia a tre marce…il Sudafrica è ricchissimo ed indipendente ed è una motrice per il continente intero…il nord arabizzato (Marocco, Libia e Tunisia) si è molto sviluppato negli ultimi vent’anni anche grazie alla rivoluzione politica che l’ha coinvolto… nell’Africa nera ci sono realtà più benestanti dove non partono immigrati per esempio Zimbabwe e Congo, mentre in altri stati la vita è più precaria come Camerun, Costa d’Avorio e la mia Nigeria.
Infine, molti scappano dalle guerre civili come succede oggi in Niger, Sudan od Etiopia.”
3) Perché la polizia e le forze dell’ordine in Tunisia e Libia sono così spietate con gli immigrati…forse frustrate da una piaga perenne ed un flusso continuo?
“No, caro Vespino, le forze dell’ordine in quei paesi sono un organo fortissimo a parte, indipendente non controllato da nessuno che vive di abusi e corruzione senza rispettare i diritti umani… paradossalmente Tu, bianco europeo, per loro rappresenteresti una miniera d’oro se ti vedessero in difficoltà nel loro paese magari a commettere un reato… ti userebbero come pregiata merce di scambio.”
“Aggiungo per completezza d’informazione che la criminalità organizzata che tratta merce umana, una vera e propria mafia, si sviluppa, si riorganizza e si sposta poiché vent’anni fa le partenze verso l’Europa si effettuavano soprattutto dalle coste del Marocco… successivamente fino a cinque anni fa dalla Libia ed oggi principalmente dalla Tunisia.
Inoltre per spiegare meglio il livello di pericolosità nell’intraprendere quel lungo viaggio confermo che solo circa il 50% dei partenti arriva a destinazione (salvo poi esser in parte rimpatriato), circa il 30% rinuncia e torna indietro, mentre circa il 20% muore senza raggiungere alcun obbiettivo.”
Concludo dicendo che vista l’enormità e la profondità del problema gli interventi principali vadano effettuati soprattutto alla base, quindi anche investendo nei paesi d’origine… ma si può amaramente affermare che per la maggior parte di loro l’Europa rimane una chimera.
Kelvin e Vespino
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