Io ho vissuto una vita con le regole, i diritti e i doveri della società… con l’educazione dei genitori con i quali ho vissuto fino ai 26 anni e quando mi sono sposato ho realizzato il mio ed il loro sogno.
Non mi sono accorto che la società faceva progressi, cambiando diritti e doveri della stessa, oltre alle regole delle basi della famiglia.
Ho sbagliato e sono diventato detenuto… entrando in carcere ho trovato una società diversa da quella lasciata, ma prima di tutto ho perso la libertà.
Per me non è stato un dramma… essa va e viene… la vita NO… e non si può morire dentro.
La famiglia aspetta, ci aiuta e fa sacrifici per riaverci, cosa molto importante e mi sono chiesto continuamente se con la società lasciata fuori io potessi fare adeguatamente il detenuto e, visto il percorso ormai pregiudicato, ho deciso per la vita senza la quale non c’è libertà.
Dentro si può ricevere e dare di più, cercando sempre dove ho sbagliato e vorrei esser capito e capire… ascoltare e stare in silenzio… sì… parlare… non troppo ed al momento giusto, aiutare ed essere aiutato.
Le regole della popolazione detenuta sono giuste e sono tante quanto quelle ingiuste, per avere un equilibrio del quieto vivere, senza scagliarsi contro assistenti o detenuti per sentirsi forte, ma soprattutto non bisogna sottovalutarsi, provare a credere in se stessi… fissare un obiettivo e non dimenticare dopo aver capito lo sbaglio.
Non pensare al futuro, scordando il passato, fa vivere il presente giorno per giorno… i mesi passano come gli anni senza fare altri danni, lavorando assieme a chi si prodiga per aiutarti, ma soprattutto bisogna credere in se stessi.
Non ci si deve arrendere. Nessuno è obbligato a fare e disfare quello che il carcere propone e se lo fai costruisci qualcosa per te stesso, se non lo fai invece di andare avanti vai indietro, se rimani fermo altri passano avanti.
Fare il detenuto per me sta diventando un lavoro senza esser retribuito… tanto volontariato, ma soprattutto credo in quello che faccio ed anche se non faccio niente io sono VIVO.
Tutto questo ha portato anche il cambiamento della società, mentre lo stesso popolo dei detenuti è sempre più ansioso nel pretendere senza mai chieder prima.
Coloro che usano questi metodi sono la maggior parte e di solito vengono da una dipendenza, ma c’è differenza tra loro… anch’io ci sono passato, guarito, ricaduto e di nuovo ancora sconfitto, ma sono e mi sento diverso rendendomi conto che lo sbattere contro il blindo infierisce verso gli assistenti. Inoltre
prendersela con un detenuto più debole non è giusto ed è sbagliato anche se mi viene rubato qualcosa, così non si ottiene niente.
Senza sottolineare la frase dell’asino che dice al padrone “se mi dai la mela io cammino”, ma rispettando le regole ed i doveri, si può tornare nella società più forti e combattivi di prima contro ogni forma di violenza e dipendenza, sentendoci appagati dopo aver scontato il fio, ringraziando tutti buoni, cattivi, belli o brutti!
Ce la farò perché ho lavorato su me stesso, il passato è passato, nel presente sto scrivendo il futuro, non lo conosco ancora.
Io sono libero dentro e vivo la mia vita sperando che la società lasciata capisca che ho pagato.
Emilio