A volte mi capita,
pur consapevole del mio incerto domani,
di voler scrutare e vedere
il mio futuro da questa cella.
Non vedo niente:
non ho visione di un posto
in cui andrei per
dormire, mangiare, lavarmi
e ripararmi dal freddo gelido
o dal caldo torrido.
Non vedo nessun volto
di donna
a cui rivolgere e ricevere
un cordiale e sincero sorriso.
Non vedo bambini allegri e spensierati
che giocano tra di loro,
o con i propri cari e nonni.
Non vedo neppure una panchina
in un viale alberato
sulla quale riposerei
le mie
vecchie ossa.
Non vedo alberi, fiori, distese verdi e natura,
o una farfalla che qua e là svolazza
di fiore in fiore.
Da questa cella
vedo soltanto l’ignoto,
il vuoto, il buio:
vedo solo una chimera.
La mia vita, vedo che,
lentamente, giorno dopo giorno
affronta con rassegnazione il suo ultimo viaggio
di sola andata.
Ma non mi lamento
e non ho paura:
lì, in quel posto chiamato cimitero,
una volta seppellito sotto metri di terra,
più nessuno
potrà giudicarmi, etichettarmi, emarginarmi
per il mio passato.
Infinita solitudine
Ogni notte,
la mente mia mi assilla:
come giudice severo e giusto,
mi rimprovera delle mie colpe.
Non gli do torto: non me la sento.
Chiudo gli occhi per cercare di dormire ma,
due lacrime mi rigano il volto
come segno tangibile dei miei rimorsi
Notti senza sonno,
prive di affetto e calore umano:
Oggi, non ho più nessuno,
sono solo, mi sento solo.
Infinita solitudine.
L’effetto natalizio dietro le sbarre
Quando bussa alla porta della tua cella,
ti fingi “disinteressato”:
<<è soltanto un giorno come un altro>>…
dici fra te e te, sapendo,
con tristezza e nostalgia
di mentire a te stesso,
e con l’animo triste
e cuore colmo di nostalgia,
pensi alla famiglia.
La tristezza e nostalgia
ti assillano la mente:
spegni la luce,
poi la tv.
Quel Santo Natale,
festoso e gioioso
che per tutti dovrebbe essere,
diventa per te
un dramma interiore:
ti dà fastidio la musica,
i festeggiamenti
e le voci degli altri
che disturbano i tuoi pensieri,
e insieme alla solitudine,
ti sdrai e ti metti sotto le coperte,
e lacrime dal sapore amaro
giù, lungo il tuo volto scendono
silenti e discrete,
quasi vergognose di sé
soffri, pensi ai tuoi cari,
alla vita, alla libertà,
e in silenzio, coperto dalle lenzuola,
piangi nel silenzio nel della notte
e ti maledici.
L’istituzionalizzato