Le parole di Vespino

Proprio oggi sui giornali è uscita la notizia della chiusura dell’indagine sulla morte del detenuto Andrea Pagani, il nostro Vespino della Fenice. La procura di Ivrea ravvisa la responsabilità di tre medici in servizio presso la Casa Circondariale, che ora rischiano di finire a processo. Noi vogliamo ricordare Vespino con un articolo da lui scritto per la Fenice e a suo tempo non pubblicato per mancanza di spazio.

RAGAZZI DI OGGI

Da quando sono diventato più maturo, diciamo dai trent’anni in poi, son sempre stato attento ed incuriosito dalle generazioni più giovani, un po’ per non esser superato dalle mode, un po’ per non pagare quel “gap” che ti fa perdere il contatto con loro, soprattutto da un punto di vista comunicativo che poi è il filo conduttore che non va mai spezzato.
Purtroppo una delle cose che mi ha sorpreso di più della popolazione carceraria e che al tempo stesso
preoccupa ed intristisce è il fatto che la presenza giovanile (età compresa tra i 18 e i 25 anni) sia in continua crescita magari pagando errori prematuri.

Insieme ad il mio amico G., con cui scrivo questo pezzo a quattro mani, notavo come quanti giovani detenuti siano strappati troppo presto al loro sviluppo ideologico-sociale e isolati in carcere a volte senza una opportunità più costruttiva e senza più punti di riferimento neanche all’esterno.
Premesso che è impossibile addossare tutte le colpe di un reato commesso in giovanissima età al singolo ragazzo, poiché chiaramente sono venuti a mancare da più parti strumenti di controllo adeguati, per analizzare i comportamenti deleteri e nocivi che li caratterizzano non basta di certo un singolo articolo.
Il discorso è ben più ampio e radicato nelle fasi delicatissime dello sviluppo, dall’infanzia all’adolescenza di ognuno ed abbraccia sicuramente il ruolo disfunzionale dei genitori e quello precario delle istituzioni come la scuola, incapaci di dare un indirizzo favorevole ad un ragazzo problematico.
Un Giudice che deve infliggere una pena a ragazzi così disorientati deve per forza usare una coscienza
diversa, quasi più delicata ed insieme una visione a 360 gradi della situazione dell’imputato, s’impone
quindi grande lungimiranza nel decidere del suo futuro.
Qui, nel limite del possibile, ci limitiamo a segnalare come questa presenza sia un preoccupante termometro dello stato di salute della nostra società…più si accompagna e si tutela un bambino che pian piano si affaccia alla vita istruendolo a dovere e sviluppandone gli interessi e strutturando il suo tempo organizzandolo al meglio, meno avremo problemi nell’inserirlo gradualmente nel mondo dello studio o del lavoro senza quindi indurlo precocemente a delinquere.
Troppo semplice questa disamina, diciamo noi, anche perché per esperienza personale molti giovani non
sono qui per reati contro il patrimonio, rapine o danni, ma bensì per abuso di stupefacenti che hanno
indotto questi ragazzi con le loro azioni allo spaccio o addirittura alle molestie famigliari contro genitori, inermi ed impreparati, fino agli omicidi efferati di piccoli-grandi debitori, tutte cose ben pubblicizzate senza vergogna sui social…cosa che troviamo agghiacciante.
Questo è il sintomo più acclamato di una sofferenza e ribellione iniziata covando un sentimento di disagio e di inadeguatezza che sfocia poi incontrollato in una violenza inconsapevole e disturbata.
Dispiace vederli fieri nel crearsi un curriculum carcerario fatto di “dentro e fuori” magari con qualche passaggio inutile in comunità, precludendosi molte speranze di reinserimento societario nonostante attitudini e talenti che farebbero ben sperare per un altro percorso.
Il tempo gioca a loro favore, ma non per questo va sprecato e sembrerà incredibile, ma molti vengono
consigliati al meglio da chi di galera ne ha fatta di più, cercando di fargli capire l’inutilità delle loro
assurde azioni, l’importanza dei veri valori e tentando di indirizzarli verso un altro destino.
Le somme si tirano solo alla fine per ognuno di noi, ma posso solo immaginare quanto sia pesante dover
continuare la vita quotidiana con la gravosità di una carcerazione in gioventù, facendo il possibile che non diventi una zavorra così pesante incapace di far spiccare il volo a chiunque lo volesse.

Qui l’articolo pubblicato su Varieventuali del 13 gennaio 2024 sulla morte di Andrea

Autore dell'articolo: feniceadmin