Articolo di Fabrizio Geremicca sul Corriere del Mezzogiorno, 21 settembre 2025
Il premio ”Amato Lamberti” al regista detenuto in Israele da otto mesi. Applausi per Francesca Albanese.

È detenuto a Ramallah da gennaio senza altra colpa se non quella di avere girato un documentario che denuncia le condizioni dei detenuti palestinesi i quali muoiono nelle carceri israeliane senza che i loro corpi siano neppure restituiti alle famiglie. Restano nelle celle frigorifero e diventano strumento di ricatto e di pressione da parte delle autorità israeliane. Abdallah Motan, 30 anni a novembre, ieri non ha potuto ritirare a Napoli, città dove ha vissuto e ha tenuto corsi di videomaker per i ragazzi organizzati da Gesco, il premio Responsabilità Sociale Amato Lamberti, giunto alla XII edizione.
È in regime di detenzione amministrativa senza che nei suoi confronti le autorità israeliane abbiano pronunciato alcuna condanna specifica. Marchiato da una generica accusa di pericolosità che si traduce nella colpa di aver dato voce a chi, sepolto in carcere, quella voce non ha. Ha ritirato dunque il premio al suo posto Raffaele Rossi, che lo ha conosciuto tramite Gesco. La cerimonia si è svolta a Palazzo Gravina, sede storica del Dipartimento di Architettura della Federico II.
“A luglio – ha raccontato Rossi – sono scaduti i primi sei mesi di detenzione amministrativa, prorogati per altri sei. L’unico che può saltuariamente incontrare in carcere Motan è il suo avvocato e ci ha riferito che è smagrito e provato. Da gennaio il regista non ha mai potuto incontrare i suoi genitori”. Quella di Motan è una storia di censura, di ricatto e di violenza come purtroppo ne accadono molte in terra di Palestina e non è un caso che tra i premiati ieri c’è stata Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. Quando è apparsa in collegamento video dalla Tunisia molti si sono alzati per tributarle solidarietà ed è partito un lungo applauso.
“Anche la solidarietà di un pezzo di stoffa per dire Palestinesi non siete soli rischia di provocare accuse di antisemitismo e filo-terrorismo. Un momento difficile, ma proprio in questo frangente dobbiamo alzare la testa. Quello che sta accadendo ai palestinesi è la conseguenza di decenni di impunità.
Dobbiamo chiederci dove abbiamo sbagliato, forse ci siamo adagiati sull’assistenzialismo pensando che aiutarli a costruire un pozzo o con piccoli progetti fossimo assolti. Il grosso del problema è l’appoggio economico, politico, finanziario e militare che paesi come il nostro danno da decenni ad Israele”. Il consiglio comunale di Napoli ha votato alla unanimità l’attribuzione della cittadinanza onoraria a Francesca Albanese.