Estate in carcere

Le giornate si allungano, il sole nasce presto la mattina, la sua luce entra nella cella e mi sveglia di prima mattina. Non c’è possibilità di creare il buio artificiale, infatti ho solo un vecchio lenzuolo appeso alla grata della finestra. La mia giornata inizia presto, alle 6, mi preparo la colazione, con il caffè . Mi posso permettere di comprare i biscotti ed alcuni altri generi alimentari, grazie all’aiuto economico dei miei anziani genitori e di mia sorella Assunta. Loro, non mi hanno mai abbandonato.
Dopo la colazione, mi faccio il letto e faccio le pulizie della cella, aspetto l’apertura delle ore 9. Nonostante il caldo, vado all’aria, ovvero nel cortile riservato a noi detenuti. Faccio un’oretta di corsa, per mantenermi in forma e faccio anche un po’ di ginnastica. Al mio rientro, alle ore 11, faccio una doccia per rinfrescarmi. Le docce sono in comune, io cerco di stare un quarto d’ora a rilassarmi. Dopo essermi asciugato e rivestito, comincio a preparare il ragù per la pasta, preparo anche delle macedonie di frutta, con ciò che fornisce il vitto, a volte pesche, albicocche, pere, kiwi, o altro. Condivido lo spazio ristretto della cella con un altro detenuto. Andiamo d’accordo e ci sosteniamo a vicenda, entrambi abbiamo trascorso tanto tempo in carcere. Verso le 11 e 40 portano il carrello del vitto, a volte ne usufruiamo, se il cibo ci sembra buono. Con un fornelletto da campeggio cucino gli alimenti, che compro settimanalmente.
Cerco sempre di tenermi occupato, in caso contrario comincio a pensare alla mia famiglia, lontano da casa mia, alla mancanza di libertà. Il mio dolore e la mia sofferenza sono nascoste e mai esternate, per farmi vedere forte agli altri detenuti. Comunque, convivo con ansia, tristezza e un po’ di depressione, non ho alcun supporto: non effettuo incontri con l’area trattamentale, psicologo o educatrice. Sono abbandonato a me stesso. Proprio per non pensare troppo, anche il pomeriggio dalle ore 13 alle 15 ritorno all’aria per camminare e cercare di svagarmi. Al mio ritorno dall’aria faccio una seconda doccia per il caldo asfissiante. Di solito inizio a giocare a carte con altri 3 miei amici: Saverio, Robert e Francesco con i quali vado particolarmente d’accordo. In particolare, gioco con un amico di nome Saverio, con le carte Napoletane, a scopa: non riesce mai a vincere; viceversa, vince sempre lui a poker. Da qui traiamo occasione per far nascere discorsi e discussioni di amichevoli sfide.

Riesco a trascorre 2 ore svagandomi e allontanandomi da turbamenti e pensieri. A volte scrivo ad amici fuori, altre volte, come in questa occasione, per la redazione la Fenice. Mi aiuta Robert al computer, un amico, io non sono molto bravo, devo ancora imparare ad utilizzare il computer . Vado molto d’accordo con Saverio, Robert, Francesco e il mio compagno di cella Salvatore. Alle 17 e 45 circa passa il carrello del vitto per la cena, io non prendo quasi mai niente, mi cucino da solo. Mi posso permettere di cucinare, per disponibilità economica di fare la spesa . Ho cominciato anche a frequentare un gruppo di preghiera, a leggere la Bibbia, grazie ad Orlando il testimone di Geova, che viene a trovarci tutte le settimane. Con lui, mi confido e gli racconto le mie sofferenze. Tutte le sere, quando mi sdraio, sulla mia misera branda, chiudo gli occhi e prego il Signore, sfogandomi con lui. La Bibbia dice che lui mi ascolta, quindi cerco conforto attraverso la preghiera; prego per i miei anziani genitori e che io possa presto riabbracciarli. La mia preoccupazione più grande è che mi lascino prima che io possa uscire. La mia preghiera è rivolta anche a tutte le persone che soffrono, ai malati e a tutte le persone in difficoltà.

Dopo cena passeggio lungo il corridoio in comune, fino alla chiusura delle celle alle ore 19 e 30. In seguito guardo la televisione fino alle 22 e 30 per poi addormentarmi. Queste sono le mie giornate, tutte uguali, a trascorrere il carcere.

Tommaso R.

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Autore dell'articolo: feniceadmin