Don Diana, il mandante dell’assassinio è libero: la rabbia della sorella. Così leggo da vari giornali. È uscito dal carcere di massima sicurezza di Sassari il mandante dell’omicidio di Don Giuseppe Diana, il prete di Casal di Principe (Caserta) impegnato nella lotta alla camorra e assassinato nella sua chiesa prima della messa, nel 1994. La notizia ha fatto infuriare Marisa Diana, sorella di Don Diana. Le sue prime parole: “avrebbe dovuto morire in carcere” ha affermato la donna al Corriere della Sera.
Nunzio de Falco, 71 anni, è uscito perché malato terminale.
Come scrive Carmelo Musumeci in Mai dire Mai: Ergastolo per Nessuno – “Premetto che non c’è prezzo né pena (e mai ce ne potrà essere una), che possa ripagare i parenti delle vittime di un reato, non a caso alcuni filosofi dicono che la migliore vendetta è il perdono. Infatti, che soddisfazione potrà mai avere una persona alla quale hanno ucciso un famigliare, sapere che il suo assassino deve restare chiuso in cella per sempre? Questa non è giustizia, è solo vendetta è la vendetta lascia uno strano sapore amaro in bocca.”
Nel caso di Nunzio de Falco malato terminale, penso che se qualcuno desidera che una persona muoia dentro un carcere, il suo desiderio di giustizia si trasforma in vendetta. Questo è il pensiero di Marisa Diana.
La pena per essere giusta deve pensare al futuro e non al passato, la pena perpetua invece guarda sempre indietro e mai avanti. La pena per essere capita, compresa ed accettata deve avere una fine, una pena che non finisce mai non può essere capita, compresa e accettata.
Credo che neppure Abele avrebbe voluto l’ergastolo per Caino altrimenti Abele sarebbe diventato come Caino, come sta accadendo in questo periodo, in cui i “buoni” stanno diventando peggio dei cattivi “vedi carcere Santa Maria Capua Vetere”.
E la cosa più brutta è che lo stanno diventando in nome della giustizia.
Alla signora Marisa Diana rispondo con le parole del professore Eusebi ordinario di diritto penale nella facoltà di giurisprudenza della università cattolica del Sacro Cuore di Milano: “il sistema penale è la prima forma di tradimento del concetto evangelico del non giudicare”. Questa è una grande verità. La nostra è una società dove il Cristianesimo rappresenta un’icona che viene tramandata da millenni. Non tutti, però, sono consapevoli delle evidenti contraddizioni che inducono a predicare bene e razzolare male, accettando con stoicismo una delle più cruente barbarie che continua a colpire l’essere umano: la segregazione a vita con l’idea di punire e far soffrire, e mantenere aperta, incentivando, una sorta di faida tra il consenso sociale e l’autore del reato.
Mi auguro che la signora Marisa Diana possa leggere questo articolo e ritorni ad essere una vera cristiana perché augurare la morte … a un morto … è da barbari.
Uomo Ombra
Michelangelo D.
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