Parlare di sicurezza è più comodo, meno costoso, e soprattutto molto più redditizio in termini elettorali che affrontare il tema delle disuguaglianze sociali

Per capire il grado di civiltà di una Nazione non bisogna guardare i suoi palazzi o grattacieli, ma le sue prigioni (…)

In un periodo storico come quello attuale dove tutto è permesso pur di strappare qualche voto elettorale in più, non importa se, anche attraverso la demagogia, tutto ciò rischia di creare una “guerra” sociale tra poveri, mettendo gli ultimi contro i penultimi.
La società contemporanea vuole il carcere. Ma oggi non si accontenta del carcere come strumento per privare l’individuo della sua libertà, perché la società del rancore vuole che la pena diventi afflizione, umiliazione, tortura (..) ed io ci aggiungo: perché non uccidiamo tutti e tutto quello che non ci piace??
In poco tempo la punizione tramite il carcere è diventata, nella mente della gente, grazie anche alla demagogia dei nostri governanti, la soluzione miracolosa a tutte le forme di delinquenza, fino al comprendere le persone di colore che non ci piacciono solo perché hanno un colore della pelle diverso dal nostro.
Molte delle responsabilità vanno ricercate in due fattori: i media e la demagogia dei nuovi governanti. Prima si creano paure, e poi vere e proprie strategie e spot elettorali che dicono ciò che le persone vogliono sentirsi dire per essere rassicurate, distogliendole così dai veri problemi cruciali della società: il lavoro e l’uguaglianza sociale.
La percezione di malessere è dettata più dall’insicurezza economica e dall’esplosione della disoccupazione degli ultimi anni che da un aumento dei reati, come mostrano le statistiche.
Ma si sa, parlare di sicurezza è più comodo, meno costoso, e soprattutto molto più redditizio in termini elettorali che affrontare il tema delle disuguaglianze sociali, perché queste richiedono risposte concrete e molto più impegnative.
In questo modo si crea l’esigenza della sicurezza, in cui le vittime sono gli stranieri o i delinquenti di turno, e non importa se quest’ultimi si sono resi responsabili di piccoli furti solo per poter mangiare, perché l’importante è far credere che per colta loro si vive in una società insicura e povera.
E siccome si ritiene che il carcere a tutti i costi, o l’esclusione di ciò che non ci piace, sia il modo migliore per garantire la sicurezza pubblica, ecco che il popolo del rancore ha trovato il suo strumento di sicurezza, il carcere e l’esclusione degli individui, e non importa se proviene da un falso convincimento di ciò che è la realtà, come dimostrano le statistiche.
I rappresentanti politici dei rancorosi in questo modo per saziare le aspettative popolari dei loro lettori finiranno per usare una repressione maggiore, rischiando di fare molti passi indietro sulla prevenzione, l’inclusione, le uguaglianze sociali, misure che invece hanno dimostrato essere un forte deterrente contro l’illegalità negli ultimi anni.
La convinzione che il carcere sia la risposta a tutto ciò che non ci piace porterà di questo passo a conseguenze disastrose sotto molti punti di vista per la nostra società.
Eppure la letteratura specifica e le statistiche di ricerca ci mostrano che la punizione o l’esclusione non hanno carattere dissuasivo, ma anzi ottengono l’effetto opposto.
L’unica cosa che rende la società più sicura è l’inclusione dei soggetti, perché l’esclusione permette solo di spingere le persone che già sono in carcere, una volta finita di scontare la propria pena, di tornare nel loro contesto sub-culturale dove sono cresciuti, nella delinquenza. Nel caso degli immigrati, che magari in carcere non ci sono mai andati, con le nuove misure adottate in materia di immigrazione rischiano seriamente di finire nelle mani della criminalità organizzata.
Eppure, nonostante ciò, si continua ad andare avanti in questa direzione, perché ormai lo stress derivante dall’insicurezza è diventato la priorità della nostra Nazione, a Nord come a Sud.
Infatti non è un caso che lo stato delle prigioni sia uno dei migliori indicatori della salute e del grado di civiltà di una Nazione. La crisi del sistema carcere è dunque l’espressione di una crisi di valori dell’intera nostra e società.
Quindi sarebbe l’ora di abbandonare le politiche propagandistiche e di iniziare ad adottare politiche non “buoniste” ma responsabili ed efficaci nel medio e lungo termine che permettano veramente alla società di essere più sicura e giusta.

Guida Luigi

Per contattare la Redazione La Fenice o commentare l’articolo scrivi a: [email protected]

Autore dell'articolo: feniceadmin