Il XVI Libro Bianco sulle droghe. Criminale è la legge che riempie le prigioni

Articolo di Angela Stella pubblicato sul quotidiano L’UNITA’ del 27 giugno

Nel 2024 record di detenuti tossicodipendenti, 11.220 dei 43.489 ingressi in carcere causati dall’art. 73
del Testo unico. Presentato il XVI Libro Bianco sulle droghe, quest’anno intitolato “Non mollare”


In occasione della Giornata internazionale contro le droghe è stata presentata ieri alla Sala Stampa della Camera dei Deputati la sedicesima edizione del Libro Bianco sulle droghe, intitolato quest’anno “Non mollare”, a cura de La Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, CGIL, CNCA, Associazione Luca Coscioni, ARCI, LILA, e dedicato a Grazia Zuffa, scomparsa improvvisamente lo scorso febbraio.
Nell’anticipazione di ieri dello studio abbiamo sottolineato come “la legislazione sulle droghe e l’uso che ne viene fatto sono decisivi nella determinazione dei saldi della repressione penale: la decarcerizzazione passa attraverso la decriminalizzazione delle condotte legate alla circolazione delle sostanze stupefacenti così come le politiche di tolleranza zero e di controllo sociale coattivo si fondano sulla loro criminalizzazione.

Basti pensare che in assenza di detenuti per art. 73. del Testo unico sugli stupefacenti o di quelli dichiarati tossicodipendenti, non vi sarebbe il problema del sovraffollamento carcerario”.
Secondo i promotori, inoltre, “è possibile che l’aumento della popolazione detenuta” “sia influenzato
anche dagli effetti del cosiddetto decreto Caivano che ha aggravato il trattamento sanzionatorio per la
cosiddetta ‘lieve entità’, portando il massimo edittale da quattro a cinque anni”.
Si conferma così, secondo gli autori del Rapporto, “l’approccio del Governo che insiste su un modello
basato sul diritto penale e sull’intervento repressivo, evitando di mettere in discussione una normativa – il
Testo unico del ’90 – che da decenni produce più danni che benefici”. Si legge ancora nel rapporto che
“le forze dell’ordine intervengono con sempre maggiore frequenza e durezza contro manifestazioni,
proteste, Free party e Rave segnando un vero e proprio salto di qualità in termini di repressione” quando
invece “il diritto di tutti e tutte alla sicurezza passa attraverso politiche pubbliche in grado di andare oltre
la gestione dell’esistente attraverso una programmazione strategica, sostenute da risorse adeguate per il
welfare, la scuola, la salute, la casa”.
Anche Papa Leone XIV è stato critico rispetto alle attuali politiche di lotta al fenomeno delle dipendenze:
“ll nostro combattimento è contro chi fa delle droghe e di ogni altra dipendenza – pensiamo all’alcool o al gioco d’azzardo – il proprio immenso business. Esistono enormi concentrazioni di interesse e ramificate organizzazioni criminali che gli Stati hanno il dovere di smantellare. È più facile combattere le loro vittime. Troppo spesso, – la denuncia – in nome della sicurezza, si è fatta e si fa la guerra ai poveri,
riempiendo le carceri di coloro che sono soltanto l’ultimo anello di una catena di morte. Chi tiene la
catena nelle sue mani, invece, riesce ad avere influenza e impunità. Le nostre città non devono essere
liberate dagli emarginati, ma dall’emarginazione; non devono essere ripulite dai disperati, ma dalla
disperazione” ha concluso il pontefice. Ha commentato a tal proposito, durante la conferenza stampa,
Riccardo Magi, deputato di +Europa: «Con misure come il decreto Caivano e il decreto Sicurezza il
governo Meloni fa esattamente l’opposto di quello che chiede oggi Papa Leone XIV, conducendo una
guerra ai poveri e abbattendosi sulle persone anziché supportarle nel risolvere il disagio e la dipendenza
dove ci sono».

Autore dell'articolo: feniceadmin