I misteri nascosti

un piccolo pensiero a tutti i famigliari dei detenuti che si sono tolti la vita in carcere per il cattivo operato di chi doveva salvaguardare la vita di ognuno di loro.

I MISTERI NASCOSTI
Buongiorno a tutti i lettori, oggi voglio ritornare su alcuni tristi ricordi di qualche anno fa, quando ero nel Carcere le Vallette di Torino.
Iniziamo a dire che quell’istituto non può essere definito un CARCERE, ma bensì un centro di tortura, un luogo di abbandono,un luogo di degrado totale.

Come si è potuto notare dai telegiornali, il carcere di Torino è al 1° posto per tasso di suicidio e come si è potuto apprendere dai notiziari solo un mese fa  Antonio R., detenuto di 56 anni nell’istituto di reclusione Lorusso Cotugno di Torino, si è tolto la vita una sera intorno alle 23  impiccandosi nella sua cella del padiglione C: la quarta vittima nel penitenziario del capoluogo piemontese dall’inizio del 2022..
A tutti noi viene spontaneo chiederci il perché di tutto ciò che accade in quell’istituto.
Partiamo con il dire che lì vige la regola dei maltrattamenti da parte del personale di polizia penitenziaria, se dovessimo fare una percentuale, il 90% usa quel sistema di punizione,“ visto e vissuto da me personalmente quando sono stato in quell’istituto di tortura”, lì le botte, l’essere classificato come uno scarto della società è all’ordine del giorno, non per niente ci sono delle indagini in corso su maltrattamenti da agenti su detenuti.
Siamo nel 2022 è mi chiedo ancora il perché capitino queste cose in luoghi che appartengono allo Stato, luoghi che dovrebbero garantire ORDINE e SICUREZZA, luoghi che dovrebbero rieducare il detenuto, per fargli capire gli errori che può aver fatto e rimetterlo in sesto per quando uscirà.
Ma tutto ciò non accade, anzi vieni picchiato per qualsiasi motivo anche se è per una semplice richiesta che puoi fare.
Io ricordo personalmente fatti visti e vissuti di pestaggi a detenuti anche senza motivo, come in un caso nella sezione dove mi trovavo io dove c’erano alcuni assistenti con indole razzista, e fece scalpore il pestaggio che fecero a un ragazzo appena ventenne originario del Ghana.
La sua “colpa” era che non sapeva né parlare e capire la nostra lingua italiana, ricordo bene che lui era a fianco alla mia cella, in cella con un altro suo compaesano anch’egli originario del Ghana che gli faceva da traduttore quando doveva formulare delle richieste agli assistenti o ad altri detenuti.
Era un ragazzo completamente spaventato per il posto in cui si trovava, piangeva sempre, chiedeva sempre aiuto per come fare a uscire, diciamo che la sua storia a noi detenuti della sezione ci ha toccato moltissimo in quanto era un ragazzo che non aveva più nessuno… genitori morti nel suo paese, lui scappato dal suo paese su un barcone per venire in Italia in cerca di un po’ di fortuna… così il suo compagno di cella ci raccontò.
Una mattina arrivarono alla sua cella un gruppo di assistenti per effettuare una perquisizione della cella come accade in tutti gli istituti, lui per sbaglio nell’uscire dalla cella urtò contro un assistente senza farlo apposta e da lì incominciò il suo vero incubo; fu preso a botte, calci, schiaffi, pugni, insulti razzisti, tutto ciò durò per 5/10 minuti fino a che sentimmo chiudere la sua cella a chiave.
All’apertura io con altri detenuti siamo andati a vedere cosa fosse capitato, avendo sentito tutte quelle urla e lamenti… appena aprimmo lo spioncino della sua cella, sotto ai nostri occhi c’era questo ragazzo pieno di sangue che gli colava dal naso, piangeva, e diceva frasi nella sua lingua che noi non capivamo e il suo “interprete” nemmeno fiatava per paura.
La giornata terminò. Prima della chiusura delle celle andammo a vedere come stava, lui era coricato nella sua branda e piangeva.
Durante la notte, tutti ci svegliammo all’improvviso in quanto sentimmo delle urla di richiesta di aiuto da parte del suo compagno di cella che continuava a dire: “ ASSISTENTE CORRA SI E’ IMPICCATO, CORRA”, poco dopo arrivò su al piano la sorveglianza, chiamata dall’agente del piano in servizio, aprirono la cella, andarono nel bagno e trovarono questo ragazzo impiccato con un biglietto tra le mani dove c’era scritto ADDIO … nella sua lingua.
Questo fatto fece molto scalpore, uscì la notizia nei Tg, nei quotidiani… e da quel momento in poi furono aperte delle indagini contro agenti di polizia penitenziaria per quanto sopra scritto del fatto accaduto.
Finalmente il suo compagno, tramite la garante dei detenuti del Carcere di Torino fece saltare fuori tutta la verità.
Purtroppo questi casi accadono ancora a tutt’oggi, e nessuno ci ascolta, nessuno ci capisce, nessuno sembra voler vedere tutte le ingiustizie che ci vengono fatte!!
E’ un solo subire!!
Quello che vorrei tanto è che tutto ciò finisse, e che ognuno di noi potesse scontare la propria condanna in maniera dignitosa senza più vedere e sentire più parlare di questi episodi veramente raccapriccianti.
Noi siamo esseri umani, non bestie o numeri!!
anche voi da fuori, per favore dateci una mano a porre fine a tutto ciò… dateci una vostra voce, aiutateci in questa lotta… che per noi è veramente molto importante!!!

Grazie cari lettori per il vostro tempo che ci dedicate!!

Con stima e affetto;

Carlo M.O.

Autore dell'articolo: feniceadmin