I redattori della Fenice vogliono intervenire sulle vicende che hanno recentemente scosso il Carcere di Ivrea. Non tutti gli Agenti sono uguali, quelli al II piano si adoperano per i bisogni dei detenuti.
Iniziava così la nostra giornata di mercoledì 23 novembre, e ora a quasi due settimane di distanza questi brutti fatti ancora ci tormentano.
Vorrei subito dirvi che noi detenuti del 2° piano lato SX e DX abbiamo fatto una raccolta firme su iniziativa del sottoscritto ed altri compagni di redazione, sul semplice fatto di firmare a favore di chi con queste violenze degli agenti penitenziari non c’entra nulla, ovvero proprio gli Agenti, Assistenti, Assistenti scelti e Assistenti capo ma anche Comandanti, Ispettori e Brigadieri di questo piano che non hanno mai avuto o posto in essere fatti di violenza contro noi detenuti del 2°piano.
La raccolta firma a favore di questi appartenenti alla Polizia Penitenziario ha avuto un ottimo riscontro ovvero hanno firmato tutti i detenuti del 2° lato SX e DX.
Questo ho voluto specificarlo soprattutto per farvi capire come sempre non bisogna fare di tutta un erba un fascio e assolutamente anche per tranquillizzare tutte le famiglie e amici dei detenuti appartenenti al su indicato piano detentivo, di stare tranquilli perché non abbiamo mai subito alcuna tortura, questo ci tenevo a specificarlo, anzi molte volte con noi gli Agenti del piano dove siamo ristretti si spogliano addirittura della divisa per parlare e confrontarsi con noi da uomo a uomo e non da poliziotto a detenuto, fanno la parte di psicologi ed educatori, si caricano addosso i problemi di noi detenuti e portano sempre a termine le nostre richieste. Questo anche per dire che non è giusto che un giornale possa generalizzare chiamando questo carcere denominandolo “carcere delle torture”, perché cosi non è, almeno per quello che riguarda tutto il 2° piano, i suoi Agenti e i suoi Vertici.
Non mi sento neanche di smentire però che negli altri piani detentivi si siano verificati veramente degli episodi di violenza, penso sia improbabile ma possibile nel limite di qualche eccessiva violenza ma non credo a vere e proprie torture. Poi c’è da dire che gli Assistenti e Assistenti scelti sono quelli che hanno più contatto con noi detenuti a differenza di Ispettori, Comandante, Brigadieri ecc…
E vorrei quindi aggiungere che in questo carcere gli Agenti sono spesso vittime di detenuti violenti i quali non rispettando in alcun modo né la divisa né l’autorità e nemmeno le regole basilari che ci sono all’interno di un carcere, rendono molto più difficile quello che dovrebbe essere il lavoro degli Assistenti. Molti di loro, giovani alla prima esperienza carceraria, si prendono sputi addosso, minacce e in alcuni casi anche botte senza poter reagire per non incappare in situazioni come quelle descritte dai giornali, e non essere accusati di violenze e torture.
Io sono per la verità, sempre e in ogni caso, qui non ci troviamo al carcere di Torino dove veramente queste cose succedevano come descritto anche dal sottoscritto in alcuni miei articoli scorsi, ma non mi sembra il caso del carcere di Ivrea.
Da bambino giocavo a guardie e ladri e io ero sempre il ladro quindi anche dalla parte del ladro in ogni caso, so anche che magari questo mio articolo potrà suscitare fastidio tra gli altri detenuti pensando che magari gli Assistenti vedendo un brutto fatto non lo denuncerebbero per non fare passare un guaio all’amico collega.
Ma io mi distinguo da questi detenuti e questi Agenti che fanno della falsità la loro bandiera di vita. Io no, sono onesto, anche se questo vuol dire difendere degli Agenti di Polizia Penitenziaria che mi tengono sottochiave, ma non è certo colpa loro, se sono qui è perché l’ho voluto io come tutti gli altri detenuti.
E se con questo mio scritto dovrò andare contro quello che vuole la Società di oggi che ci vuole ancora tutti attori di quel gioco che facevamo da piccoli, mi assumerò le mie responsabilità, ma non siamo più piccoli, quindi se c’è da dire la verità su una “guardia” o su di un “ladro” io lo faccio senza che mi impauriscano le conseguenze, perché chi è nella verità non dovrebbe mai temere, ma so anche che siamo in Italia e quindi so benissimo che non si può volere tutto dalla vita. Ma resto comunque fedele ai miei valori e principi che, nonostante le mie scelte, mia madre è riuscita a insegnarmi.
Non esiste che io facendo il delinquente devo negare la verità solo per difendere qualcuno che magari in alcuni casi ingrandisce o calunnia altre persone. Senza pensare alle conseguenze che le sue parole e azioni possano portare.
Con questo non voglio difendere chi ha sbagliato, assolutamente, anzi penso sia giusto che paghino come ognuno di noi qui dentro paga per i propri sbagli, ma volevo essere la voce del carcere di chi lo vive che spiega un po’ meglio come stanno le cose e non come alcuni giornali che senza neanche sapere cosa voglia dire stare in carcere, si inventano titoli e soprannomi che si usavano forse in tempo di guerra. Questo si chiama terrorismo psicologico, non si chiama di certo fare informazione.
No, perché mia nonna e mia madre leggendo quei titoli si sono messe a piangere pensando a chissà cosa stessi passando io qui dentro. Il solo fatto che sono libero di scrivere ciò che voglio è la prova che almeno qui al 2° piano questi atti di violenze o torture non sono mai avvenute.
Se poi verremo a sapere che negli altri piani effettivamente ci sono stati questi episodi allora io sarò dalla parte della verità anche in quel caso. Voglio precisare che il cosiddetto Acquario non viene utilizzato per fare quello che descrivono i giornali, ma anzi è una semplice sala d’aspetto per poi recarsi in infermeria a visita medica. Quindi nel famoso acquario nessuno di noi del 2° piano ha mai passato giorni interi o chissà quali abusi.
Siamo grandi, è ora di smettere di giocare a GUARDIE E LADRI e i giornali devono finirla di fomentare queste cose perché non fanno altro che spaventare le famiglie dei detenuti e degli agenti che si preoccupano il più delle volte, come in questo caso, senza motivo.
Spero di essere riuscito a mandare il messaggio giusto e voglio solo aggiungere che chi ha sbagliato in questa vicenda deve pagare come giusto che sia, ma fare di tutta un erba un fascio non è mai bello. Sarebbe come dire che ormai tutti i giornalisti non informano più ma fanno più propriamente terrorismo psicologico o propaganda vendendosi come prostitute. Tornate piuttosto ad informare veramente gli Italiani con i veri problemi di cui è piena l’Italia, il bel paese dove non hai opportunità se non fai parte di una qualche grande famiglia o di una Mafia.
Ciao a tutti.
VALERIO con la collaborazione di OMAR