La redazione intervista il Garante dei detenuti della casa Circondariale di Ivrea, Raffaele Orso Giacone

In cosa consiste esattamente il suo lavoro da Garante?
Non è una cosa definita in modo perfetto e preciso, non ho un listino delle spesa. Credo che la mia mansione sia osservare e prendere consapevolezza delle cose che succedono in carcere e cercare di far rispettare i diritti fondamentali dei detenuti.  La vita in carcere non è decente, a causa della struttura e anche di alcuni trattamenti che vanno contro il buonsenso, su alcune cose posso agire anche denunciando e su altre cose cerco di parlarne con le persone interessate. Posso fare denunce ai giornali ma anche al Presidente della Repubblica e al Comune di Ivrea. Io sono stato nominato dal Consiglio comunale di Ivrea, concretamente cerco di far arrivare i documenti e le varie problematiche dei detenuti agli organi preposti a risolverle.

Raffaele Orso Giacone

Quali sono le cose primarie che con il suo lavoro dovrebbe garantire?
Non ho mai pensato a una gerarchia, dove si vede la violenza si denuncia (a tutti i livelli ), sia che venga messa in atto da persone sia dalla struttura. Poi denunciare anche la mancanza dei requisiti di vita basilari, se fa freddo e se fa caldo, ecc… La salute è il più grosso problema, si cerca di denunciare la mancanza di assistenza sanitaria e molte altre cose indispensabili come i colloqui , il rapporto con l’esterno che mi piacerebbe fosse più collegabile con l’interno. La cosa più importante che manca in questo carcere è  il lavoro, l’altra cosa che manca è il collegamento con quelli che escono che si ritrovano senza punti di riferimento. Mi piace fare in modo che ognuno di noi trovi la propria felicità anche con la scuola, è una cosa importante la scuola per lo sviluppo della persona.


Perché il più delle volte nelle varie carceri la figura del Garante è paragonabile ad una utopia?
E’ un po’ difficile rispondere a questa domanda. In molti posti i garanti fanno in modo che tutto questo funzioni. Qui ad Ivrea le cose sono molto più complicate.


Tra le responsabilità che investono la sua figura, vi è anche quella del vitto e del sopravvitto?
Potrebbe esserlo ma non l’ho mai fatto non sono mai andato a fondo della questione, immagino che ci siano delle regole precise e degli organismi preposti all’osservanza di queste regole.


Cosa l’ha spinta a scegliere di intraprendere il lavoro da Garante dei Detenuti?
Io vengo in carcere come volontario dal 2002- 2003, sono circa 20 anni, ma ho sempre fatto il volontario legato al vecchio gruppo dei volontari di una volta. Ora mancava il garante e tutto sommato mi interessava il  lavoro pubblico sempre per volontariato e mi piaceva essere in contatto con le persone, mi piaceva essere riconosciuto per il lavoro che facevo e per l’aiuto che davo. La motivazione di fondo è:  meglio io che un altro e ho pensato di avere le carte in regola per fare questo tipo di lavoro.


Secondo lei ai detenuti serve necessariamente la figura di un Garante?
Mi piacerebbe che non servisse, sarebbe il mondo ideale quello dove il carcere non ha bisogno nè di un garante nè di una commissione di garanzia, cosi come mi piacerebbe un mondo senza carcere.


Perché secondo lei molto spesso i diritti dei detenuti vengono ignorati e talvolta violati, se esiste la figura del Garante che dovrebbe appunto garantire che questi diritti vengano rispettati?
Il garante non è il padreterno, è stata una sorpresa scoprire delle ultime denunce qui, io ho avvicinato le persone che hanno denunciato e sono rimasto sorpreso per questo tipo di denuncia, più che altro per la denuncia che è avvenuta sotto nel reparto isolamento che mi diceva che andava tutto bene. Adesso io non so chi abbia ragione e mi astengo dal giudicare, le ingiustizie avvengono perché ci sono le persone e le persone sbagliano e il garante non può impedire che questo accada o non accada.


Perché i diritti fondamentali di ogni detenuto così come i doveri, non vengono espressamente citati all’ingresso in carcere cosicché ogni detenuto possa sapere come comportarsi, a chi rivolgersi ecc … invece che scoprirlo dai compagni di sezione col tempo?
Dovreste essere forniti appena entrati di regolamento e indicazioni precise, questo è vero. Bisognerebbe che appena in carcere foste dotati di questo regolamento, sarebbe interessante all’ingresso compilare insieme una carta dei diritti e dei doveri dei detenuti.


Quali sono le iniziative più importanti, secondo lei, da intraprendere in questo carcere per migliorare la vita dei detenuti ivi ristretti, tali da migliorare anche il rispetto e attuazione dei diritti di questi ultimi?
Su questa domanda permettetemi di leggere la mia relazione…..(CI LEGGE LA SUA RELAZIONE).


Quali sono le cose a suo avviso che al giorno d’oggi, anno 2022, dovrebbero cambiare nelle  carceri italiane?
Sono diverse: investire nelle  strutture, in persone e in strutture intermedie perché ci sia più umanità, più applicazione della Costituzione a tutti i livelli, sarebbe molto importante che ci fossero delle figure  professionali nelle varie strutture preposte alle varie tappe della carcerazione, per la carcerazione domiciliare, per il covid. Ci sono molti garanti che stanno scioperando perché questo si sappia e perché la struttura funzioni.


Quali sono le sue potenzialità, ovvero fin dove si può spingere per garantire i diritti dei detenuti?
Mi blocca da una parte il buonsenso ovvero cerco di non fare battaglie contro i mulini a vento. Sono anche pigro ma non mi blocca questo, mi blocca il non  trovare soluzioni pratiche, però per il resto cerco di impegnarmi per le cose fattibili che posso fare, cerco di impegnarmi affinchè ci siano persone che portino avanti i diritti dei detenuti, quindi coinvolgo volontari e strutture e questo non è né facile né immediato.
Rilevo problemi e ne denuncio l’esistenza ai vertici. Alcuni problemi sono irrisolvibili. Non posso risolvere la mancanza di Educatori e Direttori o ridurre attività burocratiche e altre cose di questo tipo, non posso risolvere tutti i problemi e soprattutto non posso farlo di prepotenza ma ritengo che la comunicazione sia ancora l’arma più efficace per la soluzione dei vari problemi.
Faccio fatica ad andare avanti con  obbiettivi forti e lunghi, sono modesto e cerco di risolvere i problemi via via che li trovo, il mio primo impegno è stato conoscere il carcere in quanto tale, sto cercando di navigare a vista per cercare di conoscere meglio tutti gli organi qui dentro e i detenuti. Gli obbiettivi sono quelli di mettere in contatto il mondo esterno con quello interno, questo è l’obiettivo fondamentale.


Può affermare senza il minimo dubbio che fino ad oggi abbia operato al meglio per garantire i diritti dei detenuti?
Non credo, ho fatto quello che potevo ma avrei potuto fare molto di più, molte cose non le ho fatte perché bene o male faccio anche un altro lavoro e sono anche vecchietto, faccio quello che posso, non sono Superman.


E’ mai sceso a compromessi con i vertici per questioni spinose riguardanti i diritti fondamentali dei detenuti?
Fondamentalmente no, non me l’hanno mai proposto e non mi hanno mai comprato perché non hanno nulla da comprare, fino ad adesso ho sempre detto quello che pensavo. Se mi trovo davanti ad un’autorità violenta mi adatto alla situazione che mi trovo davanti,  comunque ho sempre cercato di avere buoni rapporti con i giornali e con l’opinione pubblica, questa è l’arma più potente che ho a disposizione.


Sarebbe a favore di un ipotetico inserimento nell’ordinamento penitenziario di “colloqui coniugali” e/o comunque colloqui finalizzati all’affettività tra i detenuti e le proprie compagne, mogli, fidanzate? (domanda utopica)
Sicuramente si, ma questa è una cosa che già da tempo stiamo cercando di portare avanti, anche con un film intitolato: “un ora d’amore”, iniziativa intrapresa con la direttrice di Bollate e con i volontari di Ivrea. Penso sia importante non spezzare l’intimità tra detenuto e famiglia, è anche vero che il sesso realizza le persone.


Se sì, sarebbe favorevole a fare in modo che anche quei detenuti che non hanno fidanzate, compagne , mogli, possano effettuare “colloqui affettivi” con delle escort pagate dai detenuti stessi che sentono il bisogno di una cosa come il sesso e affettività in genere che sono parte fondamentale della vita di ogni individuo. Detenuti compresi. Come succede in tantissimi altri paesi? (domanda utopica)
Sul sesso a pagamento sarei d’accordo compatibilmente con la legge, purché non si cada appunto nello sfruttamento della prostituzione.


Cosa ne pensa comunque in merito all’argomento sopra citato, le sembra giusto che un detenuto sposato o non che magari deve scontare una condanna lunga, venga privato per anni dal contatto con la moglie e/o escort? (domanda utopica)
E’ disumano ma non saprei come risolverlo, come Garante dei detenuti sono favorevole a questo tipo di rapporti.


Nei casi in cui il detenuto abbia moglie sarebbe un modo per non rovinare la famiglia da possibili inconvenienti in materia di tradimenti, non è d’accordo? (domanda utopica)
Si, sono d’accordo, ma la cosa è molto più complessa, molto spesso i rapporti della famiglia sono rovinati da altre cose e non dalla mancanza del sesso, il problema non è cosi semplice.

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Autore dell'articolo: feniceadmin