La terza e ultima parte della mia disamina sulla situazione carceraria odierna è più leggera e colorata, ma riguarda un aspetto comunque da non sottovalutare.
Se nella quotidianità odierna sapersi adeguare ed adattare è un buon requisito, in galera diventa una priorità.
L’arte di arrangiarsi è quasi sopravvivenza per chi entra e magari non ha nulla…sicuramente verrà aiutato ma è lui in primis a doversi organizzare al meglio.
Una cella spartanamente “arredata” ma funzionale è la base da cui partire a prescindere dal materiale di cui si dispone.
Se si cucina spesso pentolame, ingredienti e scorte di viveri devono avere tutti posto ed ordine senza penalizzare la funzionalità dello spazio adibito nel cucinare magari intasandolo, cosicché diventi poi difficile muoversi con destrezza.
Diventano quindi fondamentali appendini e mensoline da ricavare anche con materiale di scarto e da
costruirsi strategicamente perché si sa, la cella è un luogo angusto in cui bisogna farci stare tutto con
ordine anche documenti e vestiti per quattro stagioni convivendo con altri detenuti.
Alle fredde mura si possono attaccare calendari, poster, disegni e foto che magari ricordino casa e le persone care… sembra questo un dettaglio, ma invece dà forza e speranza a molti.
Il luogo dove si vive in ristrettezze la propria carcerazione deve esser quindi meno afflittivo e svilente possibile, a tal proposito ho visto tante celle trasformate in camere perfettamente arredate, un piacere per gli occhi …
Vespino