Libertà

Definire questa parola, evitando di fornirne la banale definizione sul vocabolario, non è così semplice come possa sembrare… addirittura usarla in galera per qualcuno sa di paradossale se non di provocazione.
Molti di noi hanno abusato spesso del significato di tutto quello che essa rappresenta, deviando oltre i
confini della sua legittimità, provocando pericoli e danni a terzi e quindi giustificando una ristrettezza
della stessa propria libertà.

L’immenso Nelson Mandela nei suoi anni di ingiusta carcerazione in una misera e sporca microcella era solito asserire che benché privato di tutto, nessuno poteva impedirgli di pensare, immaginare e sognare quello che voleva, quasi a deridere la pena stessa inflittagli per motivi politici.
Ebbene, partendo da questo fortissimo esempio dato da un leader che ha di fatto cambiato la storia recente non solo del suo paese e stravolgendo un po’ il classico ragionamento del detenuto vittima di se stesso, invece di parlare delle privazioni, parlerò invece di tutte quelle libertà che si possono avere sfruttando a dovere tempi e spazi.
A prescindere dal carcere, casa circondariale o di reclusione che sia, ci sono più opzioni da sfruttare
per sentirsi libero e valorizzato. Già in passato ho fatto presente che esistono possibilità di studio e
lavoro da intraprendere se motivati a migliorarsi, ma un detenuto può sentirsi a proprio agio
relazionandosi con psicologi, educatori o semplicemente con altri carcerati sentendosi libero di esternare e costruirsi una sua realtà.
In una situazione basata per lo più su privazioni, la differenza la fa la forza mentale che deve per forza
scavalcare una quotidianità ristretta “evadendo” da questi confini.
Personalmente l’occasione in cui mi sento più libero e quindi a mio agio è nel momento in cui faccio sport, da solo o in compagnia, tengo tonico il corpo scaricando le tensioni, poi una doccia gratificante e
la sera sereno e rilassato, sono stanco il giusto per un sonno ristoratore.
Ecco, avvicinarsi il più possibile alle abitudini che si avevano in passato può essere un buon espediente
per non vedere sempre sbarre intorno, concentrandosi invece sul momento di svago.
Altresì importante è aumentare tempi e spazi che ad inizio carcerazione venivano preclusi, poiché magari
in regime di osservazione… questo decisamente gratifica diventando una conquista psicologica importante verso una maggior normalità, sicuramente più aperta che in passato. Sbloccare un’opzione grazie ad una buona relazione da parte di psicologi ed educatori deve essere obbiettivo primario che
precede poi il momento più importante di permessi o regime di semilibertà.
Definirei quindi la libertà come un diritto, non prima di aver espletato i nostri doveri ma soprattutto direi libertà come conquista. Questo dovrebbe essere il “mantra” di tutti i detenuti, prendendo dunque un
significato forte e diverso che segni la via unilaterale da seguire e che vada verso una nuova consapevolezza della parola stessa.

Vespino

Autore dell'articolo: feniceadmin