Una brutta esperienza

In relazione ad una serie che pare infinita di suicidi in carcere per il mal funzionamento dello stesso colgo l’occasione per raccontare quanto segue.

Sono un detenuto con un’esperienza di 7 anni consecutivi di carcere ed ho cambiato 8 istituti e visto da più punti la realtà carceraria. Quindi vorrei raccontare qualche aneddoto che ho vissuto personalmente: sono detenuto dal 2016, ma vorrei raccontare del settembre 2019 (una delle date che non scorderò mai) quando nel carcere in cui mi trovavo mi è capitato di vedere e sentire un episodio molto forte…

Quel giorno come sempre c’era  l’apertura alle 8:30 del mattino, verso le 9 un detenuto di origini marocchine si rivolgeva agli agenti di servizio sul piano dicendogli  testualmente “Sto male, se non mi fate visitare oggi mi impicco !”  Premetto che il soggetto in questione era veramente malato e non seguito dall’Area sanitaria a dovere.

La sua richiesta veniva ignorata per tutto il giorno, fino all’ultimo minuto quando veniva fatta la chiusura, cioè alle 19. Dopo circa mezzoretta si sentiva correre gli agenti verso la sua stanza di pernottamento dove, tra assistenti ed infermieri portavano via il detenuto agonizzante su una barella… SI ERA IMPICCATO SUL SERIO .

Il detenuto in questione aveva tentato ben già tre volte il suicidio, ma nessuno aveva preso provvedimenti nei sui confronti, come sorvegliarlo o comunque aiutarlo nei sui problemi seri di salute. 

Questo è un episodio,  ma ora ve ne racconto uno che riguarda me: la maggior parte dei detenuti cerca di fare il possibile per fare una carcerazione con DIGNITA’, ma è proprio di questo che spesso siamo privati.

Per esempio è già successo che nei giorni che bisogna uscire per una visita, un processo o per qualsiasi motivo la nostra dignità viene calpestata in tutti i sensi poichè ti fanno una perquisizione per vedere se porti qualche arma artigianale e questo è accettabile, ma quando ti dicono “si spogli nudo” che dobbiamo fare la perquisizione anale, la tua dignità viene calpestata in tutti i sensi… ovviamente non tutti accettano e di conseguenza gli agenti fanno rapporti disciplinari, perchè mettono in risalto il tuo rifiuto e per loro è imperdonabile… ovviamente devono dimostrare che loro fanno il loro dovere, ma in realtà sono i primi a non rispettare la normativa che prevede norme precise e rispettose per effettuare una perquisizione.

Tale episodio mi è successo personalmente e nonostante l’aver denuciato il fatto non ho potuto presenziare al processo… lo stesso agente ogni volta che dovevo uscire per processi o in ospedale era sempre presente come capo scorta (nonostante io avessi dichiarato di non volerlo più incontrare) e di conseguenza succedeva sempre lo stesso problema e non potevo andare a fare processi o visite e feci presente il tutto al nucleo per le traduzioni, alla sorveglianza e alla direzione dell’istituto ma non riuscii a risolvere il problema .

Questo è successo per più di una decina di volte, l’ho voluto raccontare per l’enorme danno che mi ha causato, oltre a non comparire ai processi importanti ho perso anche i giorni di liberazione anticipata.

Ovviamente questi episodi, vorrei precisare , non succedono in tutti gli istituti,  ma succedono ancora.

Spero che questo mio articolo possa servire a qualcuno per neutralizzare eventuali futuri abusi e scontare la detenzione con dignità.

M.M.

Autore dell'articolo: feniceadmin