Molto spesso
vorrei piangere a dirotto
per tutta la rabbia
che mi porto dentro.
Vorrei sorridere
alla vita
per fare pace con essa,
ma solo lacrime tristi
scendono giù lungo il mio volto,
solcandolo in profondità.
Vorrei urlare, gridare
a squarciagola
per buttare fuori tutto il dolore
che mi porto dentro.
Vorrei parlare, dialogare e
sfogarmi a cuore aperto
con qualcuno:
mi guardo attorno e non vedo nessuno,
nessuno che possa capire il mio dolore,
il mio corale pentimento.
Allora, indosso una maschera col sorriso
misto a cordialità,
e in silenzio vivo l’immane sofferenza,
malgrado le pene.
Qui dentro,
non sei né uomo
né una persona:
soltanto un numero di matricola che
voce non ha.
L’istituzionalizzato
mercoledì 19 ottobre ’23, notte fonda