Punti di vista

Ieri in compagnia con un paio di detenuti si discuteva sul carcere. Io facevo notare come la nostra sezione fosse simile ad un reparto ospedaliero visti i lungodegenti imbottiti di terapia, un altro invece diceva che sembrava una casa di riposo data la presenza di troppi anziani in età pensionistica, il terzo la paragonava ad uno zoo con noi come animali in gabbia dietro le sbarre, mancava il quarto per affermare che era simile ad un punto di sbarco vista la forte presenza di stranieri!

Per Emilio, mio grande amico in questa sventura che potrebbe esser mio padre vista l’età e molto più “scalmanato” di me, è un passaggio attraverso la sua vita che può esser subìto o interpretato positivamente verso il non ricommettere più gli errori fatti in libertà.
Tutte mezze verità … questione di punti di vista.
Definire in una o poche parole il carcere è cosa ardua … una punizione, un parcheggio, un tentativo di recupero sociale … anche qui è un problema di prospettive, dipende da che latitudine lo si guardi.
Quand’ero in libertà, forse per pigrizia mentale, forse perché ho sempre pensato che mai mi riguardasse, non ho mai avuto un’idea preponderante su questa realtà, né dal punto di vista istituzionale, né come deterrente al male sociale.
Ora che ci vivo, molto semplicemente a me sembra uno spaccato della nostra società con alcune forti
privazioni che determinano un’esasperazione dei rapporti interpersonali e delle dinamiche al suo interno.
È per questo che alcune volte mi permetto di commentare, senza mai giudicare, la realtà esterna non solo per quel che vedo in televisione ma anche attraverso quel che entra all’interno della Casa Circondariale.
Molto più importante invece per me è se il carcere come istituzione funziona oppure no. In questo senso per me che sono sempre stato piuttosto bravo in matematica, statisticamente parlando, se la recidiva è alta è segno di una mal gestione non solo all’interno del penitenziario, ma anche delle risorse municipali intorno (possibilità lavorative, alloggi).
Insomma ci vuole un lavoro di gruppo anche se principalmente è la volontà del detenuto che fa la
differenza.
Da quando sono qua poche volte ho visto rientrare qualcuno per reiterazione del reato, ma una volta è capitato e mi ha colpito molto. La persona in questione, che ho osservato attentamente, ha passato
completamente la precedente carcerazione in cella isolato da tutto e tutti, poi quando è uscito è stato solo 80 giorni in libertà per poi ripresentarsi, come già detto, per nulla cambiato e sta rifacendo in questo momento lo stesso tipo di “percorso” (se così si può definire) della precedente volta. Nulla fa lui, nulla fa il carcere per lui.
Ad Ivrea fondamentalmente io sto bene, ho trovato una buona quotidianità, adoro questo spazio
redazionale che mi dà libertà di pensiero ed ottima stima in me stesso, c’è un grande campo da calcio ed
io cresciuto a pane e sport me lo godo nelle stagioni calde. Frequento qualche corso professionale ed ogni tanto studio e scrivo agli amici, infine ho trovato più di una compagnia piacevole con cui condividere
gioie e dolori di questo particolare periodo.
Con gli assistenti c’è un doveroso rispetto reciproco ed ho trovato buone affinità con le persone (educatrici, professori) che lavorano all’interno.
Inoltre abbiamo una Direzione nuova e forzatamente di passaggio che è solita ascoltare le esigenze di noi
detenuti, l’ho più volte notato nel corso del tempo. Non castra sul nascere le buone iniziative, ma le
alimenta concedendo tempi e spazi comuni, per esempio cinema una volta al mese, la partita detenuti contro assistenti , tutto questo fa morale.
C’è chi da Ivrea scappa non trovando una misura adatta a sè … per me passando da un carcere
all’altro non si fa che inseguire una chimera senza placare quelle inquietudini che ti tormentano. Può
capitare che ci siano ragioni valide per il trasferimento (avvicinamento colloqui, affidamento al lavoro territoriale), ma il continuo cambiamento resetta la via imboccata, di fatto ricominciando sempre tutto da capo.
L’ho già detto, ma lo ribadisco, è anche il detenuto che fa il carcere, non solo il contrario, ma d’altronde è solo questione di punti di vista.

Vespino

Autore dell'articolo: feniceadmin