Festività in carcere

I detenuti di grande esperienza dicono che gli auguri in galera non si fanno perché “portano male” sorvolando quindi compleanni e festività forse troppo pesanti da passare in carcere.

Rispettiamo molto questa decisa presa di posizione, ma né io né il mio amico Gianluca, con cui scrivo questo pezzo a quattro mani, siamo d’accordo poiché a prescindere dalla nostra condizione più o meno afflittiva riteniamo che i giorni di festa appartengono al nostro retaggio storico e religioso, inoltre scandiscono il tempo che passa come un metronomo, ricordandoci, senza farci perdere l’orientamento temporale, scadenze ed appuntamenti importanti.

A cominciare dal periodo natalizio poiché troviamo insensato ignorare senza celebrarle tutte quelle date che portano in noi uno stato d’animo diverso, magari anche più malinconico, ma sicuramente pieno di ricordi infantili o familiari, lieti di un tempo che non tornerà, ma che per questo non dev’esser dimenticato.

Trascorrere il Natale in carcere, per noi che da sempre siamo affezionatissimi a quel periodo, ci lascia un po’ sgomenti, semplicemente perché le persone più care con cui vorremmo festeggiare non ci sono, ma riteniamo impossibile sorvolare su tutto quello che ha sempre significato per noi.

Quindi diventa praticamente automatico mandare un presente a chi portiamo nel cuore, omaggiare chi ci è stato vicino tutti i giorni e godere del piacere della tavola “imbandita” seppur in ristretta compagnia, poiché crediamo che non sia importante tanto la data, quanto il significato che questa festività porta con sé…noi due ce l’abbiamo dentro da sempre e sempre la onoreremo.

Gianluca inoltre ricorda come sia deludente non poter abbracciare i propri cari durante le feste proponendo “aperture” più ampie in quei periodi poiché gli errori fatti in passato non devono per forza precludere gioie e soddisfazioni famigliari per non far perdere a coloro che sono genitori gli anni migliori dei loro figli difficilmente recuperabili.

Pasqua, Ferragosto, Ognissanti sono solo alcuni dei giorni in cui per abitudine o tradizione tutti noi carcerati vorremmo esser in libertà per portar avanti usanze che il costume locale prevede e per non sentirsi troppo sradicati dalla terra da cui proveniamo.

Personalmente, faccio più fatica a celebrare il mio compleanno … mi succedeva anche fuori … forse per quell’indole da eterno Peter Pan che mi riconosco che àncora il mio pensiero ad una splendida giovinezza vissuta intensamente di cui sempre vorrò incarnarne lo spirito.

Una cosa curiosa e caratteristica è l’osservazione e la comprensione delle festività dei detenuti stranieri presenti in galera con noi… sia essi musulmani od ortodossi, provenienti dall’est o dal profondo sud del mondo… che ci incuriosisce per significati, simbologie e ritualità e che ci rendono consapevoli di quanta vicinanza c’è nel nostro mondo anche se poco riconosciuta.

Questi sicuramente dimostrano più attaccamento alla loro terra ed alle loro tradizioni sarà per la lontananza dal loro Paese o forse per il forte senso d’appartenenza al loro popolo… ci piace molto questa caratteristica poiché in essa noi vediamo orgoglio, fierezza e patriottismo caratteristiche che a noi italiani a volte vengono meno.

AUGURI

È difficile per noi far festa

con quest’atmosfera così mesta,

che il carcere ogni giorno ci circonda

tra lunghi silenzi ed attimi di baraonda…

i famigliari son sempre lontani

e ci sentiamo soli come cani,

tra noi ci facciam compagnia

per parvenza d’allegria…

ma insieme troviam la forza

perché dura è la nostra scorza,

quindi oggi il nostro pensiero

va a chi per noi è un valore vero…

grazie ai lettori della “Fenice”

scriver per voi il cuor rende felice,

siete il filo da non spezzare

per un futuro in cui sperare…

voi premiate il nostro impegno

che va oltre ad un facile sdegno,

buon Natale e che gioia ed amore trovino posto oltre al dolore!

Gianluca e Vespino

Autore dell'articolo: feniceadmin