Una domenica da dimenticare

Cosa spinge una persona a cercare di evadere dal carcere?
Forse l’esasperazione di una pena troppo lunga o la consapevolezza di non aver più nulla da perdere,
domenica 5 maggio, nel carcere di Ivrea ennesimo tentativo di fuga.

Un cittadino magrebino, intorno alle ore 13 dopo esser salito e percorso vari muri all’ interno del carcere arriva al terrazzo del edificio riguardante i reparti detentivi, dove rimane ubicato per diverse ore, facendo intervenire anche diverse forze esterne di cui reparti specifici dei vigili del fuoco (S.A.F) e croce rossa italiana.
Spiegamento di forze immane, con agenti disposti su tutti i muri perimetrali, vigili del fuoco con autoscala e unità di emergenza della CRI pronti ad intervenire, direttore e autorità che gestiscono le operazioni.
Solo intorno alle 18:30 circa si riporta l’ordine, serve l’aiuto di alcuni suoi paesani per far desistere il
detenuto che dopo essere stato accerchiato viene portato in isolamento dove continua tutta la notte con
gesti di autolesionismo e un tentativo di incendiare la cella, durante la notte dopo essersi procurato lesioni rimedia diversi punti di sutura all’addome, ingoia una lametta e viene poi portato in ospedale.
Ancora durante la notte intorno alle 2:30 circa un altro detenuto si causa gesti di autolesionismo.
Ormai nel carcere c’è aria di insofferenza, ci sono diverse criticità strutturali, le zone di aria presentano
parti chiuse per continui crolli, nelle celle manca l’aria vitale perché piccole per il numero di detenuti e
mancano fondi sufficienti per la loro sistemazione, si va avanti con le cose che ci sono o si tenta la
riparazione di quelle danneggiate, la parte sanitaria che dovrebbe essere garantita, gestisce solo la parte
essenziale, con un medico per un numero di detenuti sempre maggiore, dove i tempi di attesa per un
servizio efficiente diventano interminabili, la cucina non viene garantita per tutti i giorni con pasti
sufficienti, questi sono solo alcuni dei punti critici, come spiega anche il garante per i detenuti che denuncia un evidente stato di abbandono del carcere, dove non si capisce se a qualcuno interessa intervenire seriamente per un miglioramento.
Tutto questo e molto altro creano una nuvola nera in un mondo che dovrebbe avere il sole, dove i detenuti possano scontare le loro pene con la possibilità di una qualità della vita dignitosa, per essere poi ricollocati nella vita di tutti i giorni.

S.A. / T.R.

Autore dell'articolo: feniceadmin