Il reinserimento

Tutto si può dire, non c’è reinserimento, il carcere è una scuola di delinquenti, si ozia tutto il giorno .
Sì, forse in molti istituti é possibile che queste cose accadano, ma è anche vero che se si vuole veramente cambiare si riesce, anche in carcere .
I detti dei nostri nonni sono più che veri, “aiutati che Dio ti aiuta”, “volere è potere”, per chiunque ha voglia di fare le possibilità ci sono.
Ad esempio ci sono corsi professionali, scuola, attività lavorative, impegnarsi a far del bene, aiutare chi è in difficoltà a gestirsi come pulizia del la cella o anche personale. Penso che anziché vedere sempre il male dappertutto bisognerebbe adeguarsi e a volte fermarsi e riflettere bene.

Molti detenuti credono che continuare a comportarsi male, sentirsi superiori alle altre persone, detenute come loro, gli renda qualcosa in più, pensano così di riuscire ad avere rispetto ma non è così, non capiscono che stanno continuando a sbagliare, non si vogliono impegnare a far bene, nè per loro stessi e neanche per i loro famigliari. Bisogna fargli capire che è il momento di dire “ORA E’ IL MOMENTO DI CAMBIARE “, qui abbiamo delle possibilità, prendiamole al volo ma soprattutto serve credere in quello che si fa, ma purtroppo non è così, non per tutti, anzi l a maggior parte non ci riescono .
Se pensano a cosa hanno fatto per essere qui, se capiscono realmente cosa hanno fatto e riescono a mettersi in testa che continuare è sbagliato, forse hanno una speranza. Sì come dicevo ci sono persone che aiutano gli altri a tirarsi fuori, ma non é facile trovare chi si interessa agli altri, molti pensano solo a loro stessi e sono indifferenti ai problemi altrui. C’è chi pensa “pur nella disavventura ho una possibilità, devo coglierla impegnarmi a cambiare e fare cose buone della mia vita”, ma c’è molto egoismo.
Certo non è facile girare pagina ma, se una persona s’impegna e vuole, riesce, ovviamente non da solo, ma c’è chi può aiutarlo a cominciare a cambiare il suo essere, Agenti di Polizia Penitenziaria, Educatori,
Volontari, Psicologi, qualche detenuto che lo affianca e ovviamente Lui stesso.
Come mia esperienza posso dire che all’inizio sono andato bene, facevo mansioni lavorative, in un altro Istituto dopo circa un anno ho intrapreso un corso professionale (stucco e decorazione), con il quale
sono uscito con un ottimo voto e di conseguenza ho svolto mansione lavorativa fissa ma, sì c’è anche un ma, dopo un certo periodo lavorativo di circa quattro mesi sono cominciate delle vessazioni da parte dell’area educativa, per un motivo che poi si è rivelato inconsistente, cosa che mi ha fatto veramente arrabbiare ma ho cercato di tenere duro, non è stato facile, tant’è che sono riuscite, le educatrici, a mettere il bastone tra le ruote, come si suol dire .
Da quel momento non ho avuto più pace, per 3 anni nonostante cercassi di non cadere nella trappole create dalle stesse, e dopo aver girato ben 5 istituti ora sono riuscito a trovare la mia tranquillità.
Non voglio entrare nel discorso della mia disavventura, l’importante è esserne uscito, con molta sofferenza ma ci sono riuscito.
Se vi va di sapere quale è stato il mio calvario leggete il prossimo articolo, sempre se lo vorrete.
UNA BUONA LETTURA A TUTTI.

M.M.

Autore dell'articolo: feniceadmin