Il foto ritratto della solitudine in carcere. Intervista al fotografo Valerio Bispuri

Il lavoro fotografico di Valerio Bispuri sul mondo del carcere, racchiuso nelle pubblicazioni “Encerrados” (Contrasto, 2015) e “Prigionieri” (Contrasto, 2019), offre un’immersione profonda e inedita nelle carceri sudamericane e italiane. L’autore, con uno sguardo che lui stesso dichiara “antropologico”, utilizza la fotografia come racconto e indagine della condizione umana delle persone ristrette. Partendo dall’incontro fortuito con un detenuto a Poggioreale, Bispuri intraprende un lungo percorso attraverso diverse istituzioni penitenziarie. Instaura un rapporto con i detenuti, condivide con loro pasti, conversazioni e intimità, e documenta non solo l’ambiente carcerario, ma la loro vita quotidiana, fatta di gesti, bisogni e mancanze, soprattutto di contatto umano, fisico ed emotivo. Le immagini catturate, alla fine, rivelano una solitudine immersa nella costante presenza di altre persone. L’intervista a Bispuri coglie nelle fotografie citate un’occasione per soffermarsi sia sui racconti esposti sia su quelli sommersi nell’opera del fotografo.


Siamo a Poggioreale, Napoli, 2015. Dalla Bolivia all’Argentina, passando per il Brasile: il libro “Encerrados” (edito da Contrasto, 2015) ci aveva mostrato un affresco crudo delle carceri sudamericane. Poi, la tua decisione di visitare e fotografare le istituzioni penitenziarie italiane dal 2015 al 2018, dando vita a “Prigionieri” (Contrasto, 2019). Com’è nata questa scelta?

È avvenuto un po’ per caso. Io ho presentato il libro “Encerrados” in varie carceri italiane, oltre che sudamericane. Quando sono stato nella Casa Circondariale Poggioreale di Napoli per la presentazione del libro, c’è stato un detenuto che mi ha chiesto: «perché ci fai vedere le carceri sudamericane? Vogliamo vedere quelle italiane. Vieni a vedere cosa succede a Poggioreale». Io, difronte al direttore del carcere e ai giornalisti ,ho risposto: «mah, siamo in Italia. Forse non mi farebbero proprio entrare per fare le foto». Il direttore del carcere di Poggioreale di allora intervenne dicendo: «No, vieni Valerio, perché è una cosa importante. Non c’è niente da nascondere». Dopodiché ho inviato la richiesta al D.A.P. (n.d.r.: Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) e mi diedero i permessi solo per Poggioreale. Inizialmente ho pensato che fosse uno spin-off delle carceri sudamericane, ma poi ho pensato: «perché non fare le carceri circondariali, cioè le carceri più vecchie che stanno nelle città italiane?». Regina Coeli a Roma, San Vittore a Milano, Guicciardone a Palermo, in modo da coprire l’Italia da Nord a Sud. Poi, una volta fotografate le case circondariali, ho pensato che il lavoro si potesse sviluppare in un secondo capitolo sul mondo delle carceri, dando vita ad un confronto fra le carceri sudamericane e quelle presenti in Italia/Europa. Così, ho iniziato ad ampliare il progetto e a portarlo in carceri più piccole, come quelle femminili, con l’obiettivo di presentare un lavoro più completo possibile.

Leggi l’intervista completa sul sito Extrema ratio a questo link:
https://extremaratioassociazione.it/intervista-valerio-bispuri/

Autore dell'articolo: feniceadmin