Una volta, tanti, tanti anni fa, lo scrivere era fare dei segni sui muri, specialmente all’interno delle grotte.
In alcune parti del mondo si usavano i “geroglifici”; ogni popolo aveva il suo modo di scrivere o i suoi simboli; ma, in ogni caso, la scrittura, sotto qualsiasi forma fosse, è stata una delle più belle e importanti scoperte dell’uomo.
Attraverso lo scrivere puoi comunicare, puoi esprimere i tuoi pensieri, trasmettere le tue emozioni, dire cose che altrimenti non avresti il coraggio di dire.
Uno come me, con i trascorsi della sua vita, potrebbe scrivere la sua biografia, anche se poi, pensandoci bene, non saprei fino a che punto sarebbe conveniente, e non perché potrebbero saltare fuori cose fino a quel momento rimaste nascoste, ma principalmente perché troppi ricordi tornerebbero alla mente.
Certamente tanti di quei ricordi rappresentano dei bei momenti della mia vita passata e che spero tantissimo un giorno di poter, almeno in parte, rivivere; ma tanti altri ricordi mi farebbero tornare alla mente i periodi bui della mia vita e scrivere una biografia sarebbe come infilare un dito in una piaga. Vorrebbe dire riportare alla mente cose mai dimenticate, che non potrò mai cancellare, ma che comunque ho “chiuso in un cassetto”, cose delle quali non vado fiero, ma che in ogni caso ho fatto, ho fatto e non potrò mai cancellare. Errori che hanno fatto soffrire tante persone, tante a me vicine, tante sconosciute; e ora, col senno del poi, dico che forse se non fossi cresciuto nella subcultura che regnava nell’ambiente nel quale vivevo, tante cose “forse” non sarebbero mai accadute; pure questo è scrivere, mettere sopra un foglio quello che con le parole, la tua voce, non riusciresti mai a dire; come sto facendo io in questo momento, cioè comunicare attraverso delle parole scritte sopra un foglio; parole che diventeranno un articolo, un articolo che verrà pubblicato e che qualcuno leggerà. Leggerà quello che ho scritto, perché forse personalmente con le mie parole non glielo avrei mai detto.
Da quando un anno fa, grazie alla prof. di inglese Olivia (che io scherzosamente a volte chiamo ” Santa Olivia da Ivrea”), abbiamo inaugurato la Redazione LA FENICE, è nato in me un qualcosa in più, la voglia di scrivere è aumentata; mentre prima prendevo la penna solo per scrivere ai miei cari e ogni tanto qualche piccola poesia, ora invece alla penna ho aggiunto il computer per scrivere i miei articoli.
I miei lavori parlano quasi tutti di Ergastolo, perché questa purtroppo è la mia pena, ma in ogni caso pure questo è scrivere.
Ho ancora molto da imparare, con il computer non sono ancora fluido come vorrei, ed è per questo che tutti i miei articoli prima li scrivo in “brutta copia” con la penna, ma la buona volontà e la mia applicazione ci sono al massimo, e comunque non potrebbe essere diversamente con la prof. Olivia che è sempre in “pressing”, ma questo a me, e non solo a me, fa molto piacere, e poi lei si merita il nostro impegno, perché è lei che ci ha dato questa opportunità, l’opportunità di esprimerci, l’opportunità di scrivere. Grazie Prof.
L’uomo ombra
Angelo S.
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