I finti che osservo, i libri che ho letto, futuro incerto e passato da servo. E’ pura poesia, ricucio i brandelli dell’Anima mia stesi ad asciugare all’inferno.
Orecchie colme di menzogne e rumori stridenti, imparo dalle fonti ad esser più furbo, ma reitero stessi errori, come soldati mai pronti.
Odio potere, ingiustizie e l’iniquo, ma, paradosso di me stesso, ricado Icaro in basso, spaccandomi il muso, rompo le unghie sull’asfalto, la quiete ed il rispetto degli Altri. Di sudore e pozze di sangue colante ricopro il mio cranio, con più cicatrici che anni.
Evito regole, quelle con interessi, poiché imposte dagli stessi che le hanno messe. Giovane e stufo di una vita troppo vissuta, al massimo, ma mai appartenuta.
Ossimoro vivente del dolce gentil candore e sapore letale del veleno serpente. “Homo faber fortunae”, maestro di scelte sbagliate.
Disperazione e speranza, tempeste e maree tra i neuroni più bui e profondi, flagelli del cuore; retaggi di Gioie Vere ed Intense, ma lampi brevi e sfuggenti. Io, cambiato da me stesso e dal destino, attraverso enormi sofferenze e squarci di traumi.
Il tempo non mi è mai amico…
Credente nel nulla e miscredente per niente, inseguo la Libertà, che più cerco e più mi opprime. Vedo a volte il mondo solamente a sfumature… Nere e grigie. Ma a me chi mi capisce, se non l’Amore? Come posso capirlo io altrettanto?
Da una scrivania di una cella, di notte spicco il volo con una penna, saluto i miei miti ed i cari in cielo, soprattutto le persone più amate, poche, contate sul palmo di una mano.
Accarezzo i miei demoni ed accetto il Destino. Io, Mostro insoddisfatto ma fortemente pentito, in attesa di una tregua e purificazione profonda, perpetua tra le eterne mani di Dio.
Aspiro quiete e pacata salvezza, futuro radioso e gioie maggiori di tanti trascorsi dolori.
Diego T.
Per contattare la Redazione La Fenice o commentare l’articolo scrivi a [email protected] oppure accedi a Facebook alla pagina la fenice – il giornale dal carcere di ivrea