Credo personalmente che ciascuna persona, chiunque essa sia, ovvero che si tratti di qualcuno che non sta bene con sé stesso/a, qualcuno che vuole dare una svolta alla propria vita, qualcuno che sente disagio e sofferenza, non per ultimo qualcuno che ha commesso errori ed addirittura crimini, debba ricevere abbastanza attenzione e considerazione da parte di chi possiede autorità e competenze (per l’esercizio della propria funzione professionale), al fine di poter essere seguita, aiutata nel percorso profondo di cambiamento che sta affrontando dentro di sé. Questo rimane e rimarrà il principio cardine di ogni società civile evoluta e dal forte senso solidale umano. Si evince chiaramente dai dati sociologici e psicometrici che laddove i servizi di assistenza psichiatrica, psicologica ed educativa/rieducativa sono forti, solidi ed attivi sul territorio, il tasso di criminalità si abbassa, le persone hanno meno disturbi mentali, la qualità e la serenità della vita aumenta e rimane costantemente alta. Non bastano i soldi per essere felici, lo sappiamo… Anzi, talvolta sono le persone molto o esageratamente ricche ad essere le più infelici. Cito una breve frase che sentii ed un giorno mi colpì profondamente: “Esistono persone povere, ma così tanto povere, che l’unica cosa che possiedono sono i soldi”.
La biologia ci insegna che ogni 7 anni, tutte le cellule del corpo umano sono totalmente rinnovate, tranne i neuroni, il cui decadimento (perdita progressiva col passare degli anni) non si ferma con l’età, ma i cui collegamenti neurali possono formare sempre nuove sinapsi, nuove reti e nuove interconnessioni, per darci la capacità plastica di apprendere potenzialmente per tutta la durata della vita.
Questo preambolo ha lo scopo di sostenere la tesi più che valida che il mutamento esiste già dentro di noi, tutto cambia, così come si rinnovano le cellule, altrettanto possono fare pensieri, i ragionamenti, i pregiudizi, i comportamenti… Ma purtroppo non è così facile come dirlo, non basta un semplice piccolo sforzo; occorre impegnarsi per rigenerarsi.
I detenuti sono costretti a soffrire e la cosa più importante che ho imparato è che una persona non va giudicata solo per ciò che ha fatto, così come non va indistintamente o ingenuamente presa in carico ed aiutata per ciò che solo temporaneamente sta facendo o dimostrando. Ho compreso anche che la punizione, la stigmatizzazione e odio non solo spingono l’uomo a non comprendere i propri errori, anzi forse al contrario corroborano in loro la ragione/giustificazione maligna per averli commessi, oltre che a far coltivare una grande rabbia distruttiva, potenzialmente ancora più dannosa delle motivazioni per cui sono finiti in carcere. Perciò, reputo sinceramente e con forte convinzione che l’unico modo per cui il carcere possa davvero essere utile alla società ed alle persone che ci entrano, sia quello di rieducare alla Vita i detenuti con percorsi specifici, anche simili a quelli proposti dalla redazione “La Fenice”.
Il Bene genera il Bene.
Attualmente il carcere è ancora “posto chiuso”, non solo fisicamente, anche metaforicamente; come lo è purtroppo già da molti decenni, nonostante i vari progressi e conquiste politiche per fornire maggiore dignità ai detenuti. Tuttavia, il sovraffollamento esiste, le condizioni delle celle sono quelle che sono, gli orari d’aria e le concessioni sono molto limitate, così come lo sono programmi rieducativi tanto desiderati, quanto agognati.
Basta fare una ricerca e confronto sulle condizioni detentive delle carceri italiane con quelle tedesche e leggerete con i vostri occhi per comprendere ciò che intendo … Siamo nel 2020 e sto percependo “da dentro” ancora un forte astio sociale ed ideologico proveniente da “là fuori”, soprattutto dalle voci del partiti di destra, per esempio e non a caso il “sig. Salvini” che senza tanti giri di parole pensa ai detenuti come cibo con data di scadenza in attesa di marcire.
Lo riaffermo da detenuto, per cui mi pare anche ovvio considerare il contenuto del mio articolo di parte, ma ciò che voglio davvero trasmettervi è quanto possa essere importante veramente darci l’ opportunità di cambiare, di essere seguiti, aiutati, rieducati. Più del 70% dei detenuti in Italia, dopo aver scontato una pena, rifiniscono in carcere per un nuovo reato, forse proprio perché (soprattutto per i più giovani), se entri in galera come una semplice testa calda ribelle e maleducata, è probabile che tu ne esca un criminale fatto e finito, compromesso dalla sofferenza, dall’apatia, dal clima carcerario che ti svuota e ti riempie di odio, rabbia, insofferenza prima verso te stesso, poi verso il mondo intero.
lo devo ringraziare di cuore Olivia ed il progetto de La Fenice, che ci sta riuscendo in questo potente scopo rieducativo, proprio perché sta applicando il principio del mutamento, della rinascita.
A questo punto conviene porsi delle domande: ma è davvero giusto dare ai detenuti una nuova possibilità? Permettere ad una persona che ha ucciso di ritrovare sé stesso, una nuova strada, distante dall’oscurità e dal male che lo hanno spinto a commettere crimini efferati? Io credo di sì, poiché per esperienza e convivenza con altri detenuti, so che quasi tutti o la maggior parte di essi ha commesso crimini per colpa di un lento “scivolamento verso il male”, a causa di droghe, cattive compagnie, desiderio di ricchezza, senso di potere o per mettere stupidamente alla prova sé stesso e dimostrare quanto fosse “forte” (debole in realtà). Per altri detenuti forse il cambiamento non è possibile, a causa della loro stessa volontà e fermezza o patologia mentale che li induce a reiterare costantemente crimini, come se fossero intrinseci nel loro DNA.
Ricominciare una nuova vita da zero è dura, soprattutto perché prima di costruire qualcosa di nuovo e di buono nel profondo della propria anima, occorre prima passare dalla demolizione del male residuo nella propria personalità. Quindi, per cambiare, bisogna essere pronti a dar spazio a nuove linee di pensiero, nuove prospettive, anche radicalmente divergenti dalle precedenti, nuovi comportamenti ed atteggiamenti. E’ molto difficile, ma è possibile, certo che è possibile!
Vi comunico che attraverso la redazione La Fenice, ci è stata fornita l’opportunità di esprimerci attraverso la scrittura: pare di “avere davvero le ali e di poter volare fuori dalle celle, passando attraverso le sbarre”, per diffondere e dar sfogo alte nostre più intime emozioni e racconti di vita. Abbiamo la fortuna di essere letti da Voi gentili lettori … Cosicché possiate comprendere almeno in parte il nostro micromondo.
Attraverso la scrittura abbiamo l’opportunità di capire meglio i nostri sbagli, di sfogare dolori e frustrazioni, di esprimere le nostre emozioni, scoprire passioni che non si conoscevano e grazie a tutto ciò, piazzare un primo tassello per ricominciare una nuova vita. Ovviamente questa preziosa opportunità credo debba essere fornita solamente a detenuti Sinceri, Veritieri verso un Desiderio di Cambiamento Profondo.
Desideriamo diventare giorno dopo giorno persone sempre migliori, senza ovviamente dimenticare il male che abbiamo commesso, anzi ricordandolo perpetuamente per non commetterlo mai più, né a noi stessi, né soprattutto agli altri.
Michelangelo D. (Uomo Ombra)
Diego T
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