Cosa vuol dire convivere a forza

LA CONVIVENZA IN CELLA

La convivenza in cella non è facile, anche se siamo due persone della stessa nazionalità o con la stessa cultura.
Ognuno di noi ha le proprie abitudini e nessuno è perfetto!
La convivenza in una cella è una convivenza forzata.
Devi spartire quei pochi metri quadrati e ci si deve adeguare l’uno all’altro, ad esempio guardare gli stessi programmi televisivi e dividerci i compiti che esistono nella vita quotidiana: pulizie, cucinare, o meglio: chi cucina non si occupa della pulizia.
Ci si deve adeguare alle abitudini di ogni soggetto con cui sei costretto a convivere: orari notturni e orari mattutini.
C’è chi si alza al mattino presto perchè ha qualche mansione da svolgere e c’è chi non lavora e si occupa del fare quotidiano.
Anche l’alimentazione è in comune. Ci sono momenti che questa convivenza può essere molto ma molto dura. Questo accade non solo quando trovi una persona incompatibile, con idee e culture diverse.
Ad esempio quando abbiamo dei problemi familiari, a volte, abbiamo bisogno di stare soli per rilassarci e la sola presenza del concellino (compagno di cella, ndr) dà fastidio; ma la stessa cosa può succedere all’altro.
Come detto precedentemente, c’è anche il problema della notte perchè ci sono persone che russano, quelli che si alzano ogni 5 minuti per andare in bagno, chi fuma, chi mangia e purtroppo chi si accende anche la TV.
Tutti noi abbiamo dei problemi. C’è chi se li tiene per se e chi invece li fa pesare a chi gli è affianco.
Poi trovi anche quello che con una pena di un paio di mesi si lamenta per pochi mesi che deve fare, facendo pesare la galera al compagno che, magari, ha una pena lunghissima.
Voi non potete immaginare quanti problemi noi detenuti abbiamo e quanto sia difficile convivere con un altro detenuto.
C’è anche una convivenza forzata frutto della legge del più forte.
Fortunatamente però, ci sono anche situazioni in cui è possibile scegliere il compagno di cella con cui si va d’accordo, e allora è tutta un’altra cosa.

Daniele C.

LA CONVIVENZA FORZATA

Questo argomento mi tocca parecchio, perché mi trovo costretto a passare 24 ore su 24 a contatto con alcuni internati veramente maligni… “NON FACCIO RIFERIMENTI”, purtroppo pure io sono internato in una sezione dove soggiornano parecchi detenuti… c’è la persona più simpatica, la persona più arrogante, a quella che non merita nemmeno d’essere presa in considerazione come nel mio caso che dopo vi spiegherò.
Durante l’orario della giornata nell’orario consentito si può camminare in sezione “CORRIDOIO” andare in saletta a giocare a carte, o fare due parole davanti a un caffè… il vero problema sta quando mentre cammini puoi incrociare internati che magari non ti piacciono, o coi quali hai avuto discussioni o per altri mille motivi… e ciò molte volte diventa molto pesante, in quanto già dove siamo collocati in sezione lo spazio è molto ridotto e siamo ristretti in tutti i sensi.
Nel mio caso si ammetto che cerco di evitare alcuni internati, in quanto non di mio gradimento… per vari motivi che non sto qui a elencare.
Camminando ci si può trovare a faccia a faccia con questi, e l’unico modo per evitare di vederli, guardarli, è che l’altro si giri dall’altra parte o si fa finta di nulla!! “ MOLTO DIFFICILE”.
Lo so benissimo che non è una cosa bella tutto ciò…ma quando non si va d’accordo o non ci si piace è l’unica cosa da fare… se no bisognerebbe passare 24 ore su 24 chiusi nella propria cella, e non mi pare proprio il caso…in quanto siamo già tutti nella stessa triste situazione di trovarci RISTRETTI IN UN ISTITUTO DETENTIVO.
Bè, io mi posso già ritenere fortunato in quanto le persone con cui parlo, gioco, mangio insieme, sono persone educate e simpatiche, comunque il momento di maggior relax è alla sera, alla chiusura, dove giace un silenzio in tutta la sezione.
Ma non per tutti è così.
Io quello che penso, che poi alla fine è realtà è che vedersi ogni santissimo giorno, il sapere d’essere costretti a una convivenza FORZATA, e con i mille pensieri che possiamo avere, molte volte può causare queste rotture o antipatie.
E gestirle non è completamente facile… anzi!!
Quello che non dobbiamo mai dimenticare, e che siamo tutti nella stessa “BARCA”, naturalmente c’è chi ha più fortuna con la condanna, mentre alcuni meno.
Sarebbe bello andare tutti d’accordo, essere tutti uniti… ma in questi luoghi detentivi non è possibile!!!

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M.O.Carlo

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Autore dell'articolo: feniceadmin