“Ci vediamo domani mattina”, invece nella notte si è impiccato

Si è suicidato un altro detenuto in carcere per la forte depressione e anche per il forte senso di colpa che si portava dietro: avrebbe compiuto 40 anni il 17 gennaio 2022.
lo tempo fa ho già scritto qualcosa riguardo alla depressione in carcere e lo intitolai: “la depressione in carcere è devastante” e ancora oggi ne sono più che convinto.
Il giorno prima ho visto che costui passeggiava nel corridoio dell’altra sezione di fronte alla nostra come se niente fosse, poi lui mi ha chiamato e mi ha detto “ciao Saverio come stai?” e io gli ho risposto “io sto bene e tu come stai?” e lui mi ha risposto “anch’io sto bene e comunque tiro avanti”. Poi mi ha detto “Saverio ma tu al passeggio non scendi più?” e io gli ho risposto di aver cominciato la scuola e adesso la mattina non ho più tempo ma domenica scendo e ci facciamo due passi “all’aria”. Lui mi ha risposto “va bene, allora ci si vede domenica mattina giù all’aria” e invece il giorno dopo vengo a sapere che quella notte tra le 20 e le 23 Alexandro era morto perché sì era impiccato con una maglia.

A me sembrava una persona normalissima, almeno fino a l’ultima volta che avevo fatto due passi con lui “all’aria” circa un mese fa, perché io con lui ho passeggiato spesso e abbiamo anche parlato tanto, anche perché erano pochissime le persone che volevano passeggiare o parlare con lui visto il reato che aveva commesso.
lo Alexandro lo avevo conosciuto giù al passeggio perché con il suo compagno di cella mi faccio sempre volentieri due passi ogni volta che ci incontriamo, cosi dopo 10 minuti che parlavamo mi è venuto spontaneo di chiedergli “scusa, ma come mai hai fatto un gesto simile? perché hai ucciso tua moglie e tuo figlio di 5 anni e anche il cane? ma cosa ti ha fatto quella donna per mandarti fuori di testa fino a questo punto?” lo gli ho fatto questa domanda perché mi ero accorto, da subito, che costui era una persona molto colta e istruita e non credevo possibile che una persona così potesse commettere un reato simile. Lui mi ha risposto: “Saverio, non lo so nemmeno io perché l’ho fatto, quello che è sicuro è che mia moglie non mi aveva fatto niente di male ma io in quel periodo ero un po’ fuori di testa e andavo anche con un’altra donna; e quando lei lo ha scoperto mi è cascato il mondo addosso e ho fatto quello che ho fatto, poi ho cercato di suicidarmi anch’io ma non ci sono riuscito e mi sono solo spaccato tutto inutilmente, ma avrei tanto voluto morire anch’io quel giorno” e io gli ho risposto “si vede che questo è un segno di Dio, lui ha voluto che tu vivi ancora” e lui sì e messo a piangere.
Poi nei giorni a venire Alexandro mi chiedeva sempre le stesse cose cioè come funziona il sistema carcerario, quanti anni di carcere una persona deve farsi prima di poter chiedere un permesso premio; e cosa bisogna fare per uscire a lavorare in semilibertà o in art. 21 e tanto altro riguardo a una detenzione alternativa.
lo avevo capito da subito che costui era una persona molto intelligente ma debole di carattere e mi sono sentito in dovere di mentirgli per non buttarlo giù di morale più di quanto lui lo era già, questa e una cosa che faccio sempre quando capisco che chi ho di fronte non sta bene e non è preparato per sentire la verità riguardo a questo mondo carcerario.
Cosi gli ho detto “anche se tu prendi il massimo della pena fra cinque anni puoi chiedere un permesso premio; e se sblocchi con un permesso premio poi puoi chiedere di uscire in art. 21 oppure in semilibertà, sempre se hai un lavoro ovviamente!”. Alexandro non stava più nella pelle da quanto era eccitato e contento e mi ha detto subito “caspita allora e fatta! chiamo subito mio fratello e gli dico che mi prepari un contratto di lavoro a tempo indeterminato senza metterci la data per andare a lavorare lì da lui e appena sblocco un permesso io chiedo subito la semilibertà”.

Questo significava una cosa sola: Alexandro non aveva ancora messo a fuoco quello che aveva fatto e che aveva davanti a sé una lunga vita carceraria. Ma non volevo essere io a dirglielo, preferivo che lo scoprisse da solo e un po’ alla volta, ma così non è stato perché ha preferito togliersi la vita e farla finita … solo un mese dopo quella nostra chiacchierata.
E comunque la scia di suicidi in carcere non finisce di certo qui.

Saverio C.

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Autore dell'articolo: feniceadmin