Il corridoio è quello dove tutti i detenuti di una sezione hanno il “lusso” di poter camminare/passeggiare su e giù, 50/60 passi in questo corridoio dei dannati.
Mi chiamo Valerio, ho 29 anni e dal 2013 sconto una condanna definitiva di 12 anni. Da 2 anni ho scelto di cambiare reparto, passare dalle sezioni comuni alla sezione dei semi-protetti ( per motivi che vi racconterò prossimamente). Questo mio spostamento e cambiamento è avvenuto qui, al carcere di Ivrea a giugno 2020. 50 passi dove ti accorgi di avere a che fare con ogni tipo di persona, ogni tipo di emozione, sentimento.
Disperazione, rassegnazione, speranza, disagio, rabbia, tristezza, depressione, malattie mentali, vergogna, 50 passi nell’inferno delle carceri italiane dove uno sguardo vale più di mille parole, dove le lamentele degli altri ti scivolano addosso perché non ti interessano i problemi altrui perché hai già i tuoi a cui pensare, altre volte ti entrano in testa e non ti lasciano stare per ore, perché pensi a quanto possa essere dannoso questo posto e quanto sia “individuale” vivere comunque all’interno dello stesso posto.
Ognuno prende la galera a proprio modo, proprio come fuori ognuno vive la sua vita a modo suo.
L’unico a cui concedo il “lusso” del vero ascolto e di confidarmi è la persona con cui condivido tutto: il mio compagno di cella.
Cammino e penso a quanto disumano e ingiusto può essere il carcere italiano, cammino e penso a quanto può essere forte il bisogno dell’altro di parlare anche se fondamentalmente non ha nulla da dire. Cammino e penso a cosa potrebbe rendere migliore questo posto dove dovremmo essere rieducati e riabilitati e dove siamo invece condannati a passare giornate intere su e giù per il corridoio, talvolta col caldo soffocante e talvolta col freddo dell’inverno (ovviamente il carcere non è solo questo, ma oggi è proprio sul corridoio che volevo soffermarmi).
Cammino e penso a quanto può essere duro, frustrante e difficile il lavoro degli Assistenti : coloro che sono qui per assistere i detenuti come suggerisce la parola stessa, perché ogni giorno si ritrovano a dover confrontarsi con persone che sfogano qualunque tipo di emozione e sentimento contro di loro.
Posti, questi, dove vivi in un’ attesa estenuante che ti consuma dall’interno, ma se qualcuno ti chiede: “Come stai?” tu rispondi semplicemente: “Tutto bene” perché non ti puoi permettere di aprirti con altri detenuti o mostrar loro le tue debolezze. Non è un posto questo dove si va avanti con la debolezza.
A volte vorresti solo poter non vedere né sentire nessuno e isolarti il più possibile da questo mondo e da chi ne fa parte, ma poi ti rendi conto di dove sei e capisci che non puoi farlo e così torni coi piedi per terra e continui a sopravvivere a queste lunghe giornate colme di frustrazione e rassegnazione giorno dopo giorno con la convinzione e la speranza per alcuni detenuti che tutto possa finire il prima possibile, già, per alcuni. Perché per altri purtroppo la Libertà è un sogno che non si avvererà mai. E con loro non mi permetto di parlare di Libertà, mi sembra di mancargli di rispetto!
Senza pensare a ciò che ognuno di noi ha combinato per ritrovarsi in questo inferno dei vivi, per meritarsi questa punizione, non penso a ciò che hanno fatto gli altri, penso che in ogni caso siamo tutte persone e non bestie. Che sì hanno sbagliato e che sì vanno punite, ma la rieducazione e la riabilitazione di cui parlano cos’è di preciso? Qualcuno sa dove si pratica? NO, non esiste!!
Quindi cammino e penso che questo corridoio non può offrire alcun tipo di riabilitazione o rieducazione, ma anzi ti mangia giorno dopo giorno passo dopo passo, questi muri ti sembrano sempre più stretti e sembra quasi ti cadano addosso da un momento all’altro rendendoti così parte della materia con cui è stato costruito questo carcere.
Cammino aspettando quel giorno in cui percorrerò questo maledetto corridoio per l’ultima volta e con tutt’altro spirito nel cuore.
Il giorno in cui camminerò in questo corridoio senza più sofferenza perché sarò felice di percorrerlo un’ ultima volta per andare incontro alla tanto attesa LIBERTA’.
Valerio R.
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