Una finestra sul mondo

Se mi chiedessero cos’è la cosa che mi manca di più della vita in libertà, nel mio lungo elenco, inserirei senz’altro il profumo e la bellezza della natura in tutte le sue diversità stagionali, essendo io cresciuto in un piccolo paesino precollinare che ho da subito amato tantissimo, quieto, a misura di bambino, ragazzo, adulto che sia.

Ora che purtroppo son costretto a vedere il mondo da una finestra con sbarre annesse, ho maturato sicuramente una prospettiva diversa con cui guardare ciò che mi circonda e nonostante il panorama sia pressoché sempre lo stesso mi provoca ricordi nostalgici sempre diversi che, riaffiorando, stringono il cuore.

Tutto sembra più lontano, piccolo, inarrivabile… quel paesino, tanto simile al mio, che tutti i giorni osservo, sempre fermo immobile sotto ad una dolce collina anch’essa devotamente ai piedi della montagna innevata.

Uno splendido quadro per gli occhi.

Ma oggi non potendo più buttarmi morbidamente in un campo di grano ancora da maturare, come facevo da piccolo, non potendo correre tra le vigne e mangiarne l’uva, non potendo camminare tra le strette stradine fresche di montagna mi rendo ancor più conto della fortuna che ho avuto nel crescere libero in una realtà fatta su misura per me.

Di conseguenza mi lascio trasportare da suggestioni psicologiche mai provate prima e quindi rimirando fuori quella chiesetta diventa la “mia chiesetta”, il trattore che passa è sicuramente del mio vicino di casa, la musica che sento vien dalla piazza in festa e così via, in un gioco nostalgico e surreale che mi dà sollievo e una sorta di pace interiore, ma che non toglie il rimpianto di ciò che ho perso… piccole cose che diventano importanti quando ti mancano.

Nel periodo natalizio, la sera, cerco gli alberi addobbati a festa che con le loro lucine fan tanta atmosfera… d’estate invece ogni tanto scoppiano i fuochi d’artificio che colorano il cielo con divertenti giochi pirotecnici.

Tutto questo mi serve per non perder il contatto con la realtà, che corre mentre io invece son fermo, che sviluppa, modifica ed inventa mentre io immagino e basta e per tanta fantasia io possa avere sarò sicuramente superato il giorno del mio ritorno in società.

Ecco questa è una delle mie più grandi preoccupazioni poiché, parcheggiato come sono, devo attrezzarmi di strumenti e mezzi idonei ed attuali per far sì che il mio reintegro nella quotidianità sia il meno impattante possibile, anche se sinceramente credo che uno scotto si debba pagare, magari un piccolo “gap” da riempire vista anche l’età ormai matura.

E’ scioccante il totale sradicamento sociale che un arresto prevede ed alienante la carcerazione successiva che ne deriva, poiché personalmente non ero pronto ad uno stravolgimento di ruoli e valori che una permanenza in galera comporta.

Con ordine ed impegno insieme ad una programmazione mirata alle mie esigenze ho rivalutato quanto accaduto come un nuovo inizio da affrontare con consapevolezza, trovando inaspettatamente un entusiasmo quasi insperato, diverso da quello giovanile, forse più maturo che funge da motore nello spingermi a fare… cosicché almeno io possa camminare mentre il mondo fuori corre senza aspettare.

C’è un doppio percorso da effettuare e quello interiore è sicuramente il più impegnativo affinché lo sconforto odierno non sovrasti la speranza futura o la solitudine forzata non diventi isolamento sociale. 

Ma sarà difficile fare tutto questo se penso che guardo attraverso una finestra un piccolo scorcio di mondo che non posso neanche toccare …

Vespino

Autore dell'articolo: feniceadmin