Io e Kelvin

Pubblichiamo qui l’ultimo articolo scritto da Vespino prima della sua tragica fine e rimasto nei suoi appunti. Ciao Andrea, ci mancherai.

Qui ad Ivrea ho conosciuto Kelvin, gigante buono venuto dalla lontana Nigeria. Con lui ho scritto un paio di articoli e più volte l’ho citato come esempio di correttezza e rispetto. Nel tempo ho costruito un rapporto molto simile all’amicizia fatto di discorsi sconfinati ed intense partite a calcio. Inoltre non ho mai visto un giocatore di ping-pong così forte, ma dove hai imparato? gli chiedo io ogni volta che mi batte!
Oggi per l’ennesima volta abbiamo chiacchierato un’ora e mezza di fila all’aria partendo come sempre dallo sport fino ad arrivare ai nostri ricordi d’infanzia, pensieri che più diversi non possono essere vista la differenza d’età e la distanza di provenienza ma non pesano i miei 18 anni in più, sia per il mio spirito giovanile che per la sua maturità.
Trovo affascinante come le differenti opinioni edificate da retaggi storici diversi non siano un ostacolo alla nostra conoscenza, anzi concordiamo a volte su più punti, forse quelli fondamentali, e non ci siamo mai giudicati per il nostro reato, poiché traspare in noi un’affinità caratteriale che ci porta reciprocamente a capire come le situazioni della vita possano portare ad una deriva se non vissute in maniera serena. Considero questo inizio di relazione come un piccolo tesoro da coltivare nel tempo. A me che credo che
l’amicizia sia un grande valore non era mai capitato prima di poter frequentare così assiduamente una persona così esotica e penso, anzi voglio proseguire la nostra conoscenza ed anche se le nostre strade probabilmente si divideranno tenterò comunque di mantenere un contatto con lui.

Racconto tutto questo per sottolineare quanto sia ignorante e bieco il razzismo sotto ogni suo forma e quante occasioni perse ci sono dietro ad un pensiero distorto che esclude a priori il diverso che non rispecchia i nostri canoni … concetto questo che ho sempre avuto in testa fin da piccolo, ma che ora in una precaria condizione posso comunque confermare. Chi la pensa diversamente da me ha veramente la memoria corta perché dall’inizio del ventesimo secolo, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale noi italiani abbiamo fatto dell’emigrazione nel nord Europa ed in America una necessità prima ed una grossa opportunità poi, subendo più volte una forte discriminazione etnica.
Il problema dell’immigrazione è vasto e complesso in questo momento non solo nel nostro paese. Nelle carceri questo aspetto è vivido e lampante, infatti troviamo sezioni quasi ingestibili addirittura composte all’80% da stranieri ma è giusto non fare banalmente di tutta l’erba un fascio perché per esempio qui da noi, che siamo comunque semi-protetti, dei pochi che ci sono quasi tutti si integrano bene, studiano e lavorano e fanno colore con le loro usanze.

Chiudo consigliandovi una pellicola americana dura e profonda che ho rivalutato molto quando l’ho rivista qui dentro e in questo senso è molto esplicativa e mi ha davvero colpito: ”American history X” con un grandissimo Edward Norton.
Io che sono da sempre un grande appassionato di cinema ve lo consiglio poiché, anche se parla di una realtà carceraria differente dalla nostra, fa capire bene le dinamiche della galera senza romanzarle troppo, davvero sorprendente.

Vespino

Autore dell'articolo: feniceadmin