Nei giorni scorsi un detenuto ha cercato di suicidarsi con la corda dalla disperazione.
Le sue problematiche hanno preso forma in un istinto suicidiario e grazie al gioco di squadra tra me e l’agente di turno si è evitato il peggio altrimenti ora si starebbe contando un altro morto suicida suicidi che da inizio anno sono già a 44.
Il solo numero credo che di per sè sminuisce la gravità, si tede a dire “beh su 65 mila detenuti non sono poi tanti 44 morti”, io credo che solo 1 in un anno sia grave, è la dimostrazione del fallimento carcerario e di quello che dovrebbe essere il suo fine.
Credo che ci sia già di per sè molto da riflettere.. arrivare a premeditare come togliersi la vita rispecchia le criticità dei carceri ma al contempo il lavoro svolto dagli agenti, non tutto è schifo e passatemi il termine non è tutto una merda, ci sono anche dei bei finali nelle storie infra murarie, quelle storie che nessuno scrive e che nessuno dice perché bisogna sempre trovare solo il marcio e renderlo pubblico e bisogna sempre cercare la mela che porta questo marcio magari ricercata in chi non ha nulla a che vedere..un colpevole all’italiana.
Almeno per quanto riguarda il piano in cui mi trovo gli agenti, la sorveglianza e via dicendo, devo dire che svolgono il lavoro al meglio e forse più del meglio, rispetto alla realtà che spesso si cerca di mostrare e che si manifesta in carceri veramente fuori da ogni senso dove succede di tutto e di più. Quel giorno la più grande gratificazione è stata salvare un uomo che non vedeva via d’uscita. Credo di aver compreso come sottilmente ma in modo profondo gli agenti si impegnino ad insegnarci i valori più umani, a mostrarsi più per ciò che sono umanamente, mantenendo il loro ruolo in divisa insegnando, dedicandosi e molte volte strafacendo più di quanto viene loro chiesto nonostante si trovino spesso detenuti che sono demoni scesi in terra, dimostrando una profonda comprensione e una pazienza enorme.
Nonostante il sistema, il regime sia per sua natura in via generale un luogo in cui pensi non possa esserci del bene ecco che loro qui ad Ivrea cambiano le carte in gioco mostrando sfumature del mondo carcerario che dovrebbero essere prese a modello per quanto riguarda la serietà ed il lavoro degli agenti.
Certo come ogni carcere non tutte le problematiche possono essere risolte ma quando c’è qualcuno che realmente si dedica e compie e difende le comuni regole si crea un sistema che si può definire magico, in cui si ricrea la fiducia tra detenuto ed istituzioni, si ricrea il rispetto e la voglia di combattere e di vivere e quando ci sono persone così intorno a te si crea un lavoro di squadra.
Come quel giorno che raccontavo all’inizio, in cui non importa quale sia il tuo ruolo nel sistema, si lavora affinché tutto possa procedere al meglio e ci si sveglia sapendo che sarà una nuova giornata dura a suo modo e forse si potrà salvare un’altra vita e se succederà il nostro ruolo non sarà stato vano.
v. h.