Il carcere com’è

Il carcere è quel posto dove va chi ha fatto “il cattivo, la cattiva”, o a volte ci si passa anche da innocente, sembra incredibile da innocente, ma conosco uno che per sbaglio, a sua insaputa, ha dato un passaggio a tre ragazzi che conosceva, ma loro avevano appena finito di rapinare e pestare una vecchietta.
Quando ti arrestano ad esempio ti possono portare alle Vallette, il Lorusso Cotugno di Torino, e se non sei giovane non ti giudicano, se lo sei invece ti dicono frasi della serie “chi te lo ha fatto fare”, “sei ancora giovane”, frasi che fanno riflettere, e se si comprendono bene quando si esce non si torna più là. Se sei grandicello invece non ti dicono niente, a meno che tu non abbia fatto una violenza grave su una povera anziana, o ai propri genitori, per non dirne più gravi.. anche perché ci sono reati come lo spaccio e il furto tralasciabili, a quanto pare.. nel caso tua sia grave quasi ogni sguardo che incontrerai ti squadrerà malignamente, ti squadrerà e ti disprezzerà, e il malcapitato non ci prova neanche a rispondere.
Ecco, quando arrivi una cosa che quasi tutti non si aspettano è l’attesa, anche perché già prima alla polizia ti fanno verbali, parte degli atti, riconoscimento e segnalazioni con foto e impronte digitali, perquisizione e già li le attese possono prolungare la giornata anche fino a più di dodici ore, e dipende anche dal malcapitato in base a come collabora, se è insomma abbastanza sveglio, e continuando alle Vallette le attese si fanno lunghe anche lì, dopo la seconda perquisizione, la registrazione etc, il malcapitato passa almeno un due ore prima di poter raggiungere la cella, che ora per fortuna per legge viene chiamata stanza o in altri modi più consoni, e in chiunque arrivi in quella stanza della sezione dei nuovi giunti incappa in una situazione di bipolarismo dove pensa cose come “perché a me”, “che sfiga”, “maronna mia qua noo!!” e pensa anche “finalmente”, “ooh, quanto tempo ho aspettato” perché in tutta quella attesa e vista di corpi di polizia lui voleva solo rilassarsi un po’.
Tra i nuovi giunti è difficile conoscersi, sono quasi tutti chiusi, infatti dopo aver incontrato il primo magistrato, di solito se non c’è il weekend in mezzo lo si incontra il giorno dopo, si viene spostati in una sezione più appropriata, alle Vallette se ne contano una decina o poco meno, tra alta sicurezza, incolumi, sezione malati psicologici in cura temporanea, e altre che sono state anche soprannominate dai detenuti stessi, come la sezione decima del blocco C detta “blocco punitivo”.
L’atmosfera cambia da sezione a sezione, poiché ci sono tre blocchi da circa dieci sezioni ognuna e circa millecinquecento “ospitati” e appunto non tutte hanno le stesse regole. Ci sono sezioni dove le stanze sono aperte tutto il giorno fino alle sette e mezza circa, e lì stanno bene. Altre invece dove hanno due ore di aria esterna, due di socialità in una stanza tutti insieme (quelli della stessa sezione) e due ore la sera, socialità nelle stanze dove una stanza può fare comunella con un’altra stanza e unirsi quindi in una sola, per circa due ore.
La cosa che succede dentro è che se sei uno “non grave”, ciò non hai maltrattamenti, cose ingiuriose etc, fai subito amicizia, altrimenti si rischia che possono arrivare a scoprire il motivo del perché il malcapitato è dentro, e possono decidere, tutta la sezione, se accettare o meno l’individuo. Di solito nessuno vuole casini, poiché gli agenti penitenziari fanno in fretta a scrivere rapporti e ciò grava sulla condotta, condotta che può aiutare a uscire prima, ogni sei mesi la condanna con buona condotta si abbassa di quarantacinque giorni, e sempre la buona condotta permette di essere riconosciuto dagli agenti come un buon personaggio a cui, per esempio, permettono di spostarsi in fretta da un carcere ad un altro.
I rapporti con gli altri comunque si fanno in fretta, di norma tutti tendono ad andare d’accordo con tutti, e a parte gli assassini che si trovano in ogni sezione, di norma ogni sezione, appunto, è divisa in base al reato. Un’altra tendenza all’interno è quella di accomunare nelle stesse stanze persone dello stesso paese d’origine.
Le regole degli istituti di correzione sono davvero elementari, ma tra quelle non dette c’è la buona norma di non insistere sulla pazienza degli altri con troppe parole, sia agli agenti che ai compagni detenuti stessi, garantire come tutti un silenzio nella sezione evitando di parlare di fronte a stanze altrui e soprattutto non istigare nessuno, poiché c’è anche chi con un accendino brucia il manico di plastica dello spazzolino da denti per farci un arma appuntita, o chi addirittura gira con la penna sempre in tasca.
Il carcere grazie al cielo offre la possibilità di lavorare, così chi è furbo non esce a mani vuote, di studiare per un diploma o per la laurea, e a volte si può prendere anche la patente in alcuni istituti, e tra le altre cose ci sono attività la parrocchia, la palestra, in alcuni istituti ci sono laboratori di falegnameria, botanica e giardinaggio, sala musicale con strumenti musicali. Insomma un malcapitato può tornare ad essere buono. La legge prevede anche che può telefonare a famiglia e amici, ed avere con loro colloqui dal vivo nella sede stessa.
Diciamo che il mondo non dovrebbe avere la possibilità che qualcuno possa delinquere in alcun modo, nell’utopia dovremmo essere tutti uguali, avere gli stessi stipendi, e che a nessuno gli manchi qualcosa.
Ma purtroppo quel giorno, anche se non è lontano, deve ancora arrivare. Fino a quel momento che la gente impari a ridere quando sta per arrabbiarsi, impari a chiedere e non rubare, impari un lavoro e non a incentivare mondi come spaccio e prostituzione. Che ci amiamo davvero tutti quanti.

Said

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Autore dell'articolo: feniceadmin