Raffaele Cutolo, il mostro

Una speranza andrebbe data a tutti, anche ai mostri

RAFFAELE CUTOLO: IL MOSTRO,  NUOVA CAMORRA ORGANIZZATA (NCO)

In questi mesi si è parlato molto della improbabile scarcerazione, per motivi di salute, di Raffaele Cutolo e la maggioranza politica e popolare del nostro paese si è scandalizzata.
A mio parere, essere in molti non significa di per sé che si abbia ragione.
Ciò che ho letto a tal proposito mi ha fatto amaramente riflettere: ” Cutolo deve restare in carcere perché dentro viene curato meglio.”
Io preferirei essere curato male ma ricevere conforto, una carezza dei famigliari.
Cutolo deve rimanere in carcere (NCO). Forse molti non sanno che nella malavita (come in politica) fermato un capo c’è già un altro in attesa che prende subito il suo posto.
“Cutolo non si è mai pentito”.
Quando fu arrestato, tanti e tanti anni fa, alcune persone gli dicevano: “se ti penti esci dal carcere, rivedi la tua famiglia, riprendi a vivere e vieni stipendiato”.
Se sei bravo e se dici di sapere molto e lo dici un poco alla volta, il tuo stipendio aumenterà, viaggerai, conoscerai nuova nazioni.
Un grande illuminato, quasi due secoli fa, scriveva che era motivo di vergogna per lo stato chiedere aiuto, per scoprire dei delitti a chi li aveva commessi.
Chi riesce a vedere nei pentiti e nei collaboratori di oggi l’ombra dell’innominato di Manzoni?
Pentimento che fuori esce dalla abiura morale?
Il pentimento che nasce da un sofferto esame interiore? L’urlo della coscienza? Il graffio del rimorso? L’umiltà del peccatore? Traccia di riscatto morale? La testa In giù per il male prodotto?
Dov’è tutto ciò nei pentiti di oggi?
“Cutolo non ha mai preso coscienza del male che ha fatto.”
Credo che sia molto difficile che questo avvenga da solo, ad una persona murata viva in una cella, sottoposta al regime di tortura del 41 B1S.
In fondo la rieducazione del condannato, sancita dall’articolo 27 della nostra Costituzione andrebbe garantita, almeno come tentativo, a tutti, anche ai più “cattivi e colpevoli per sempre”.
Dopo tanti anni di carcere l’ergastolano diventa ancora di più mostro, uccide i ricordi e il passato.
Il pensiero che un giorno potrebbe finire ma che forse non finirà mai, non dà pace, né di giorno ne di notte.
E non c’è tortura più dolorosa dell’incertezza della propria sorte.
Il dubbio sul proprio destino procura più dolore di qualsiasi altro male.
Il carcere duro in questo strano paese viene usato solo come “luogo” dove si invecchia e si muore.
E l’ergastolo senza scampo trasforma la giustizia in vendetta e violenza, perché la morte ti ruba solo la vita ma la pena perpetua ti ruba l’amore, la speranza, il futuro. Ti ammazza lasciandoti vivo.
Spesso i criminali uccidono senza odio, lo Stato invece uccide tutti i giorni, con odio e vendetta, e lo fa, dice, per Giustizia.
Una speranza o una morte dignitosa, andrebbe data a tutti, anche ai mostri, almeno perché questi non creino culturalmente altri mostri.
L’ergastolo e il carcere duro non solo non sono deterrenti, anzi producono e aggiungono altro male e non spaventano nemmeno i terroristi perché costoro la morte se la danno da soli.
E’ vero, il mostro Cutolo non ha avuto pietà per le sue vittime, ma questo credo non sia una buona ragione perché lo stato faccia altrettanto.
Io credo che le vittime innocenti di Cutolo si stanno rivoltando nelle tombe: la giustizia lo ha lasciato andare all’inferno senza aver fatto nulla per tentare di farlo pentire interiormente.
Penso che il carcere debba servire a fermare il male ma subito dopo deve fare il bene della persona, per farle sorgere il senso di colpa dei crimini commessi perché questo è il dolore più grande ed è quello che fa più paura, anche ai mostri, solo così la giustizia potrà funzionare.
Ho iniziato a sentirmi colpevole e a rendermi conto del male fatto solo adesso che la società ha smesso di considerarmi cattivo e colpevole per sempre.
E se questo è successo a me, potrebbe capitare anche ad altri “mostri”.

MICHELANGELO D. uomo ombra,
in collaborazione con ANGELO S.

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Autore dell'articolo: feniceadmin