Ero io…

Quando si è ancora piccoli, non maggiorenni, con una famiglia che vive fuori dalle regole senza sostegni o aiuti si vive e si cresce per strada. La strada ti insegna tante cose tra cui il rialzarti sempre ed imparare ad arrangiarti ed affrontare qualsiasi cosa senza mai abbassare la testa. Qualsiasi cosa succeda o almeno per me e stato così.
Avevo dai tredici ai quattordici anni e già sapevo benissimo cosa fossero le droghe e le armi. Vivevo coi miei genitori separati e i miei tanti fratelli , due più grandi, da loro vedevo, ascoltavo e si può dire imitavo tante cose per “farmi grande” con i miei amici o a scuola. Ancora non facevo uso di droghe, ma rubavo o facevo le prepotenze ai miei coetanei. Crescevo nella precarietà e nell’assenza della mia famiglia. Mio padre, lo conobbi solo quando avevo 14 anni perché si era lasciato con mia mamma quando avevo tre anni: era stato arrestato per possesso di armi da fuoco.
Mio padre e mio fratello più grande erano i miei idoli. Erano rispettati da tutti, notavo già allora che la gente aveva quasi timore di loro o comunque della mia famiglia. Crescevo e iniziavo ad uscire con i miei amici, avevo la mia compagnia. Io ero sempre il ragazzo da chiamare se si voleva fare qualche furto, rapina, o si voleva comprare qualsiasi cosa. Per me era divertimento, ero bravo in ciò che facevo, della mia compagnia ero il migliore, a tanti non piacevo proprio… questo perché non ero un ragazzo affidabile o da frequentare. Bevevo e andavo sempre a rubare, i soldi in tasca non mi mancavano mai o se non li avevo me li procuravo e andavo a divertirmi con lo scooter nuovo e truccato, senza assicurazione e patente … a ballare con le ragazze e nessuno mi diceva mai nulla!!, Nessuno si chiedeva dove fossi … Cosa stessi facendo …
Quando avevo quindici anni mia mamma si trasferì e io rimasi a vivere solo con i miei due fratelli maggiori, per me non ero più piccolo, mi sentivo grande, volevo vivere da tale ma senza responsabilità, i miei fratelli hanno provato a frenarmi in quello che facevo. Ogni tanto venivo già arrestato per furti, per i soldi falsi o per uso di droghe leggere.
Mio padre mi insegnò a guidare la macchina e da li in poi la usai tantissimo: ero sempre in giro anche da solo finché non mi fermarono e me la sequestrarono, ma ero spensierato e subito dopo me ne procurai un’altra, andando avanti così per tanto tempo.
Mio padre, veniva sempre a sapere delle cose che combinavo in giro tramite amicizie o i miei fratelli, cosi che un giorno mi tolse la paura. Ricordo benissimo quel giorno, come se fosse oggi. Era Capodanno e mi venne a prendere a casa, da lì mi portò in un bosco vicino a casa e mi disse: “non devi avere paura, se hai paura sei fregato” e mi diede una pistola in mano per insegnarmi a sparare contro un albero. Sapeva che o me lo insegnava lui o in poco tempo l’avrei imparato da solo e sarebbe stato peggio. Io ero eccitato e non avevo per niente paura, proprio perché ero con lui mi sentivo forte.
Quella sera dovevamo raggiungere mio fratello e la sua compagna in un locale, ma successe un’altra cosa: eravamo ubriachi sia io che mio padre. Lui sapeva benissimo che io certe cose le avevo già fatte e mi portò in un luogo e mi fece coprire il volto con il casco, mi fece fare la mia prima rapina armato con la pistola. Io entrai agitatissimo, non per la rapina ma perché avevo un’ arma in mano. Mi feci dare tutti i soldi e in più feci un gesto per sfottere mio padre … uscii correndo, salii sulla moto di corsa e scappammo. Lontani, in un posto sicuro gli feci vedere cosa avevo preso, ancora con le mani tremanti.
Mio padre sapeva benissimo cosa aveva fatto e sapeva che io “le facevo” ma “le facevo male” e mi avrebbero potuto arrestare o sarebbe potuto succedere qualcosa di più brutto ed essendo un ragazzo incontrollabile, chissà ….. ha voluto “insegnarmi” per rischiare meno.
Da lì non successe mai più che mio padre mi fece fare o mi insegnò qualcosa, mi aveva tolto tutta la paura che potevo avere e da lì in poi sono riuscito ad affrontare veramente qualsiasi cosa. Ma ad ogni azione segue sempre una reazione così come ad ogni cosa o comportamento c’è sempre una conseguenza. Sono ancora in galera.
Ho trent’anni e non è la prima volta che ci finisco. Ho capito solo oggi che con la vita che conducevo non potevo andare lontano.
Ora sono cambiato, penso alle conseguenze e prima di fare qualcosa ci penso più di due volte.
Non mi resta tanta “galera” da scontare in confronto a molta altra gente.
Ma fino a un anno e mezzo fa non ho mai avuto neanche un semestre di liberazione anticipata così da allungarmi solo la galera inutilmente.
Rimpiango il tempo che ho perso stando qua e il non aver visto crescere i miei fratelli e la mia sorella più piccola che mi mancano da morire. Ora a seguito dei miei comportamenti ne pago le conseguenze. Vorrei poter trovare un lavoro che mi permettesse di reinserirmi, di ritrovare dignità e coraggio di iniziare una nuova vita.
Tutti possono cambiare come lo sto facendo io, anche se è tardi e se cresciuto per strada, basta solo pensare a ciò che si ha da perdere, io finché non ho perso tutto ciò che avevo non ho imparato … ma nella vita si è sempre in tempo per recuperare tutto.
Qui in carcere ho avuto la possibilità di conoscere persone e volontari che cercano di aiutarti, che trasmettono fiducia nel cambiamento, e grazie proprio a loro e alla scrittura se sono riuscito a rielaborare il mio passato, a fare volare una piccola parentesi della mia vita fuori dalle mura, il racconto di una storia si dolorosa ma che spero possa servire a chi sta avendo o ha una vita simile per poter ragionare sulle conseguenze.

A .

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Autore dell'articolo: feniceadmin