Mi sono giocato i migliori anni ma spero di poter ricominciare

Buongiorno o buonasera a tutti, mi presento sono uno dei tanti ragazzi classe 81, detenuto che sta passando la metà della sua vita dentro le case circondariali.

 Ho incominciato le mie prime carcerazioni all’età di 21 anni e vi dico che la mia prima detenzione l’ho presa quasi sul ridere ma non fu così, quando entrai i primi giorni mi trovai con persone con diversi modi di pensare. Ero un tipo che prendeva la vita come un gioco ma  appena si chiudevano i cancelli notai il cambiamento: le ali  mi si erano state spezzate, mi ritrovai con 5 ragazzi come me con già esperienza di quell’ambiente,  mi insegnarono come si viveva in quelle situazioni, ero un tipo orgoglioso e non ascoltavo nessuno, trovavo me stesso a guardare gli altri per inserirmi in quell’ ambito di vita.

Mi ambientai dopo una settimana, mi diedero una pena di 7… i giorni sembravano non finire non avendo mai avuto un’ esperienza del genere  ma con il tempo le ore e i minuti imparai a condividere con persone che non conoscevo la mia vita, alla fine il tempo che sembrava non trascorrere era diventato così veloce che era già il giorno dopo. Mi proposero una occupazione lavorativa in cucina, la presi al volo, lì le giornate volarono fino ad arrivare al mio fine pena.

All’uscire mi sentivo al settimo cielo ricominciai la mia vita e mi recai nelle Marche a conoscere mio padre. I primi mesi furono i migliori poi incominciai ha aver un qualcosa che non andava, non avevo una residenza perciò assistenti sociali e servizio lavoro non potevano occuparsi per trovare un lavoro adeguato per me,  incominciai a delinquere per fare soldi. Dentro di me finalmente mi dicevo ora sto bene non mi mancava più niente, mi mettevo a fumare cose illegali per stare con persone come me pensando di essere superiore a tutti, e intanto nel paese dove mi accoglievano mormoravano … feci tanti reati tanto per farmi vedere dalle nuove amicizie ed e così che mi arrivarono le vere condanne: quel giorno mi trovavo a casa con mio fratello dove vennero a prendermi i carabinieri e mi portarono alla casa circondariale di Camerino, mi diedero 2 anni e 8 mesi: me lo aspettavo con tutti i reati che avevo fatto era normale.

Entrai alle ore 20 di sera,  la cella era composta da 4 letti e una sezione di 36 detenuti e un’altra sopra di noi da 27 detenute. Era tutto diverso dalla prima carcerazione, eravamo in un  vecchio convento di frati trasformato in carcere. Feci circa 2 mesi e anche lì mi chiamarono per lavoro nel portare il vitto a noi detenuti. Feci quasi 5 mesi poi mi chiamò la direttrice e mi chiese se volevo essere trasferito avendo avuto sempre una buona condotta lì nelle altre carceri. In quel momento risposi di no perché avevo mio padre e i miei altri 2 fratelli ma la direttrice mi propose di essere trasferito a  Macerata,  ex carcere brigate rosse trasformato per detenuti in articolo 21.

Il trasferimento fu così effettuato: arrivato lì non sembrava un carcere ma una comunità carceraria: tutti mangiavamo in un unico salone, il cuoco mensilmente cambiava tra noi detenuti, all’ inizio i nuovi aggiunti erano in celle da 3 poi dopo 1 settimana ognuno veniva situato in celle da 1 dove incominciava il lavoro per cui eravamo stati trasferiti. Il lavoro consisteva nell’andare nelle serre al di fuori del carcere recintato a coltivare fiori e vicino avevamo circa 30 alveari dove con una tuta gialla e delle ventole di fumo prendevamo il miele che poi portavamo nel laboratorio dove c’erano macchine che con una centrifuga colava tutto il miele poi con un rubinetto si colava in recipienti di vetro. Il miele era di acacia e mille fiori dove poi con il rimanente facevamo la pappa reale. Ci fu chiesto di uscire in 7 persone nel paese, venne pure il telegiornale della 7 gol ad intervistarci insieme ad un brigadiere, eravamo fieri di noi stessi ci chiesero uscire con la gente che anche loro avevano le loro bancarelle noi avevamo il nostro bancone con la cassa dei soldi ci avevano situato vicino ai carabinieri, fu una bella esperienza, anche i famigliari potevano venire a comprare i nostri prodotti e fu il primo carcere ad avere concesso ai detenuti di uscire e far conoscere la produzione fatta da detenuti.

Mancavano 5 mesi e smisi con il lavoro anche perché la mia detenzione ormai era finita, mi pagarono pure e uscendo trovai la mia paga, chiesi di lavorare per loro ma non fu possibile, mi incavolai un po’: prima insegnate un lavoro poi non date la possibilità di continuare… vista la lontananza e la mancanza di treni mio padre mi venne a prendere, passarono circa 7 mesi e mi arrivarono tutte le condanne definitive, ormai mi ero sistemato ma la legge non sbaglia: beh mi arrivarono ben 3 anni e 8 mesi … aiuto!!! non sapevo cosa pensare mi riportarono a Camerino dove ero ormai già conosciuto e rifeci l’ ennesima carcerazione: all’incirca 6 mesi quando arrivò il terremoto che buttò tutto giù, andammo in panico, tutto il carcere la caserma dei carabinieri situata sotto di noi era sparita … aspettammo circa 2 ore per sapere quale carcere ci avrebbe accolti,  a mezzanotte  sappiamo che ci portavano a Roma: Rebibbia, all’uscita dal carcere ci trovammo tutti in panico: era una catastrofe tutto sottosopra sembrava un film ma purtroppo non lo era. Ci scortarono fino a Roma dove ancora non c’erano state assegnate le celle perciò dovemmo stare 2 giorni in cella di accoglienza in 30 persone,  poi ci chiamarono: le solite visite mediche e ci portarono in  sezione. C’erano sezioni  diverse e ognuna aveva  le diverse competenze di genere  da trans a semilibertà, art 21, ergastolani e poi noi i comuni, era proprio come fossero 8 quartieri messi tutti in insieme ma divisi tra loro.

Trascorsi lì circa 2 anni e 12 giorni poi uscii per buona condotta. Era stata un esperienza molto pesante per me. Mi mi aspettavano i familiari fuori perché il carcere evitava di fare uscire i detenuti da soli perciò venivano contattati i familiari per venirci a prendere, ritornai a casa dove stetti circa 6 mesi poi me ne andai non avendo la residenza e tornai a Novara dove finalmente cambiai vita feci un casino ma si risolse subito  beh per circa 3 anni trovai un lavoro in regola poi lo lasciai per paga troppo bassa ma continuai ugualmente con gli stessi proprietari a lavorare facevo dal mattino alle 7 fino alle 10 anche 11 ore al giorno.  Poi mi arrivò una chiamata dalla questura che diceva di recarmi da loro arrivai e cosa era?  una sospensione di pena!  ero al settimo cielo… dopo neanche 3 mesi mi richiamarono e quella sospensione di pena era stata trasformata in arresto.

Mi portarono a Novara per 2 settimane circa, stetti in isolamento a causa del sovraffollamento poi mi trasferirono a Ivrea dove sto scontando la mia pena di 2 anni sperando di uscire prima. Ragazzi, la giustizia non guarda nessuno in faccia … chi sbaglia paga, non fate la mia stessa vita, vivetela al meglio e imparate dai vostri sbagli, la vita è bella, io mi sono giocato i migliori anni e ancora la sto pagando per un definitivo di 6 anni fa meglio avere poco e avere la libertà, stare con i propri familiari e avere il gusto per vivere cose che si capiscono sempre con il tempo.

Spero con questa mia di uscire e ritornare nella società lasciandomi alle spalle tutto questo ma consapevole delle mie azioni passate. Sbagliare è umano ma ammettere i propri sbagli è importante per poter ricominciare una nuova vita.

M.
 

Autore dell'articolo: feniceadmin