LUNEDI’ 10 DICEMBRE 2018 L’ASSOCIAZIONE “LIBERARSI” DA’ IL VIA ALLA QUARTA GIORNATA DI DIGIUNO NAZIONALE PER L’ABOLIZIONE DELL’ERGASTOLO IN ITALIA.
La redazione “La fenice”, già dalla sua nascita, ha messo al centro delle tematiche da trattare i disagi che nascono o vengono accentuati dal vissuto in carcere, in luoghi spesso sovraffollati: problemi psichiatrici, autolesionismo, depressione, suicidio. Ha dedicato poi particolare attenzione al tema dell’ergastolo.
Qui, nel carcere di Ivrea, quasi l’intera popolazione detenuta ha aderito alla quarta giornata di digiuno indetto dall’associazione “liberarsi” e promosso dalla nostra redazione al fine di sensibilizzare, l’opinione pubblica e la società in generale, sulla “pena di morte mascherata” come la chiama Papa Francesco.
Abbiamo dedicato nel nostro sito una sezione a questo tema, nella speranza che, con il tempo, si riesca ad aprire una porta di dialogo con la società. Per far sì che ciò avvenga, abbiamo pensato di mettere a disposizione uno spazio per dare voce, testimonianza, a figli, mogli, fratelli, genitori di persone condannate all’ergastolo o a lunghe pene. Solo loro riusciranno a far comprendere quando questo tipo di pena sia devastante per il condannato e per il suo nucleo familiare.
Sappiamo che è un tema difficile, e che forse il nostro tentativo non supererà il sogno, in un paese “incivile” come il nostro che ripudia la pena di morte, ma nei fatti sceglie di tenere un essere umano in carcere fino alla morte, senza avere nemmeno la compassione e il coraggio di abbreviargli l’agonia con la morte.
Siamo tristemente consapevoli di questa triste realtà, ma ciò nonostante non possiamo fare a meno di seguire il nostro pensiero “fisso” che ci spinge a lottare: non vogliamo abbandonare le nostre famiglie, non vogliamo far perdere loro la speranza.
Non perseguiamo obiettivi “utopici” , ci accontentiamo che su questo tema non si facciano passi indietro, e che si continui a tenere alta l’attenzione.
Per i condannati all’ergastolo la “pena di morte mascherata” diventa una vera e propria tortura legalizzata. Con questa premessa:“fine pena mai” la detenzione non può trasformarsi in redenzione, rieducazione, diventa soltanto abbruttimento, dolore e in alcuni casi desiderio di morte.
Esattamente il contrario di ciò che recita la nostra amata e venerata Costituzione: la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, non alla sua morte.
I diritti umani fondamentali vengono costantemente calpestati e annullati dall’ergastolo che è pena solamente afflittiva e vendicativa. Esperienza di abbruttimento che solo serve a saziare la sete di vendetta della folla, a diffondere un falso senso di giustizia. Non importa se tutto ciò provoca violenza, dolore, annichilimento, umiliazione e molto spesso morte.
Non intendiamo far cambiare idea alla persone, vorremmo però gettare il seme del dubbio, aprire un dialogo che ci permetta di confrontarci su questo tema. Perché il filo che separa la giustizia dalla vendetta è veramente sottile …
Luigi Guida
Il documento di adesione riporta la firma di 199 detenuti nel carcere di Ivrea, ciascuno con dati anagrafici, provenienza, condanna e anni scontati