Una sola parola: Ergastolo
Passano gli anni, cadono i Governi, nascono nuovi Governi, ma la “musica” non cambia.
Continuiamo ad essere l’unico Stato appartenente alla Comunità Europea dove l’ergastolo è ancora in vigore.
Praticamente è come se l’articolo 27 della nostra Costituzione non esistesse. Chissà cosa direbbero i nostri padri costituenti se vedessero come viene interpretato il loro lavoro.
Prima di proseguire cito alcune parole dette dallo statista Aldo Moro; parole limpide e inequivocabili rivolte agli studenti dell’Università di Roma, per la sua contrarietà alla pena di morte, ma soprattutto alla pena dell’ergastolo. Ad un certo punto del suo pensiero lo statista dice: la pena perpetua, l’ergastolo, privo com’è di qualsiasi speranza, di qualsiasi prospettiva, di qualsiasi sollecitazione al pentimento e al ritrovamento del soggetto, appare crudele e disumano non meno di quanto lo sia la pena di morte.
Un fine pena “mai”, non si può pronunciare come una pena giustificabile. L’ergastolo mura vive le persone senza neppure l’umanità di ammazzarle.
Essere condannati ad essere cattivi e colpevoli per sempre non è giusto, non è ragionevole, è una punizione vendicativa. Lo Stato non dovrebbe ammettere certe cose, perché nessuno rimane com’era nel tempo.
L’Italia è l’unica nazione in Europa a mantenere ancora oggi tale pena, nonostante che la Corte europea sui diritti umani di Strasburgo abbia intimato di abolirla; ma cosa si può pretendere da una Nazione che va avanti con un Codice che risale (a parte piccole modifiche ) ai tempi del fascismo, cioè, stiamo parlando di una novantina di anni fa.
Il FINE PENA MAI è contrario all’articolo tre della Convenzione europea per i diritti umani. L’Italia è rimasto l’unico stato europeo che ancora ne fa uso, e, ancora peggio, esiste ancora l’ergastolo ostativo. Su 1700 ergastoli, 1200 sono ostativi ( preclusione assoluta all’accesso ai benefici penitenziari e alla liberazione condizionale per i condannati non collaboranti, quando la condanna riguarda i reati dell’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario. n.d.r.), praticamente è come essere stati condannati alla pena di morte, con la differenza che, prima di essere giustiziati, si è sottoposti ad un periodo di torture; tortura che inizia nel momento in cui il giudice pronuncia la fatidica frase : Fine pena mai.
IL 22 ottobre a Roma sarà discussa la costituzionalità di tale pena e si spera che gli addetti ai lavori si mettano d’accordo per una riforma legislativa.
Io una volta ero considerato un “cattivo”, poi però con fatica e impegno sono riuscito a farmi considerare un buono; poi dopo circa trent’anni di vita onesta, durante la quale mi sono costruito una famiglia, “grazie” ad un molto zelante ispettore di polizia, mi sono visto crollare il mondo addosso in un battibaleno e mi sono ritrovato catapultato indietro di trent’anni, con una condanna : Fine pena mai, o, a chi piace di più, fine pena 9999, ma in qualsiasi modo la si voglia scrivere, rimane sempre, come dice il Santo Padre Francesco: pena di morte nascosta.
Sarebbe ora di finirla.
L’uomo ombra Angelo S.
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